Splinter Cell: Chaos Theory
di
Luca Gambino
Sam, al centro del palco, abbassa gli occhi in un gesto a metà tra il melodrammatico e l'autocelebrazione. Le luci si abbassano e finalmente il buio lo avvolge. Splinter Cell: Chaos Theory è finito. Applausi. La regola del "vincere è facile, il difficile è vincere di nuovo", applicata a dovere nel mondo calcistico, sembra essere ormai una costante nell'universo Fisheriano, che vince ancora una volta, pur senza stravolgere molto nella formula che ha portato l'agente segreto di casa Ubisoft ai vertici delle classifiche di gradimento (e di vendite, chiaramente), nel giro di tre episodi che hanno in parte riscritto le regole degli stealth games. Chaos Theory conferma quanto di buono intravisto in Pandora Tomorrow, sembrato in realtà ai più uno Splinter Cell "1.5", che non un vero e proprio seguito del primo, eccellente, episodio. La terza avventura di Sam riprende e amplia quanto accennato in PT, andando in profondità proprio nel concetto di libertà d'interpretazione, nella differenziazione dell'approccio, nel plasmarsi ad immagine e somiglianza del giocatore, incedendo ai suoi voleri, fossero essi maggiormente stealth o action. Fate il vostro gioco, direbbe qualcuno.
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Anzi, a ben guardare, Chaos Theory tende a provocare il giocatore, a mettergli sul piatto diverse opzioni d'approccio, chiedendogli ad inizio missione di scegliere l'armamentario da portarsi appresso, il trucco di scena secondo cui si mostrerà maggiormente stealth o cederà al lato "oscuro" , mietendo vittime ad ogni scenario, in barba agli allarmi che suonano o ai richiami del buon Lambert che ancora una volta guiderà il nostro eroe dal sicuro della sua base logistica (questa volta coadiuvato da un expertise di tutto rispetto). Scelto il trucco di scena, si apre ai nostri occhi un impianto scenico difficilmente comparabile a quanto visto finora nei precedenti Splinter Cell. La rinnovata (e maggiormente accessibile) potenza delle schede grafiche attuali viene presa d'assalto dai tecnici Ubisoft che ne abusano in tutti i modi, ricoprendo scenografie e strutture poligonali con texture al di sopra delle righe, che fanno uso e abuso di pixel shader 3.0, bump e normal mapping. Non si preoccupino, però, coloro che ancora non hanno provveduto al rinverdire il proprio sistema, visto che sono comunque presenti gli altrettanto efficaci pixel shader 1.1, a rendere la scena comunque fluida ma decisamente meno spettacolare.
Sam si muove sul set con rinnovata grazia e abilità, grazie ad un insieme di azioni riviste e corrette in sede di motion capture, rese fluide da un motore grafico interamente riprogrammato da Ubisoft Montreal, che ha curato questo terzo episodio dopo il soggiorno di Sam nell'estremo oriente di Pandora Tomorrow. Ancora una volta ci ritroviamo a spellarci le mani per la realizzazione di un sistema d'illuminazione più credibile ed avvolgente, divenuto vero marchio di fabbrica della serie. Un gioco di luci ed ombre in cui Sam si crogiola a piacere, ma che diventa inevitabilmente lo specchio di un gameplay che dopo il terzo bagno in ammollo inizia a stringersi e, un po', a scolorirsi. Luci e ombre. Luci sicuramente sulla struttura delle missioni, che ancora una volta prendono di forza il giocatore e lo mettono al centro dell'azione, immergendolo in una struttura dove azione e reazione sono il pane quotidiano, dove una trama divinamente realizzata si dipana lungo le undici missioni del gioco e ci racconta dell'ennesimo tentativo dei terroristi di sconquassare il povero pianeta Terra e dove Sam, ovviamente, dovrà mettere una pezza.
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Ombre sul richiedere per l'ennesima volta al giocatore di prendersi un po' in giro, di far finta di non vedere che in realtà i nostri nemici sono messi lì più come fantocci spaventapasseri e si comportano come peggio non si potrebbe, gironzolando nel buio anche dopo l'ennesimo allarme scattato, che dovrebbe suggerire un atteggiamento più consono alla situazione. Certo, alcuni di loro li potrete vedere accendere le flashlight e mettersi sulle vostre tracce ma, potete scommetterci, abbandoneranno le ricerche giusto a due metri da voi dandovi poi, casualità, le spalle per rendervi più comoda l'eliminazione. E' questo il problema più grosso di Chaos Theory, perché per il resto è innegabile che Ubisoft colpisca nel segno per la terza volta. Un po' come una commedia teatrale con un protagonista sublime e "spalle" decisamente non all'altezza della situazione. Qui è un po' lo stesso. Fatta la mano con l'approccio d'attacco (corroborato anche dal rinnovato arsenale di Sam e da un sistema di controllo identico a quanto già visto nei precedenti episodi), vi basterà replicare lo stesso fino alla fine delle operazioni e il gioco sarà bello che fatto (E il doppio senso calza a pennello). Certo, poi ci sono gli obiettivi secondari che vi faranno penare, in alcuni casi, e vi costringeranno ad abbandonarvi più a lungo all'abbraccio di Chaos Theory. Una buona pensata, sicuramente, che forse avrebbe meritato una maggiore considerazione in termini di variabili imposte alla narrazione, dato che l'unico motivo valido per cui vi converrà portare a termine le sotto-quest sarà quello di vedere una valutazione più elevata a fine missione. Di tutt'altro spessore, invece, il multiplayer, rinnovato nella forma ma non nella formula, che ancora una volta traduce in forma videoludica quel "guardie e ladri" che ha fatto per forza atto di presenza nella nostra infanzia. A dare maggiore enfasi al lato multigiocatore, Ubisoft ha previsto infine una modalità cooperativa che esplora per la prima volta nella serie la possibilità di unire le forze e le abilità di due giocatori per avere la meglio del nemico in missioni create ad hoc.
Non tradiscano troppo le parole dure poste qui sopra. Il "muso duro" con cui abbiamo affrontato Chaos Theory non è certo per bocciare un gioco che merita nel complesso il prezzo del biglietto, in virtù di un sistema di gioco che comunque riesce ad ammaliare con le evoluzioni del suo protagonista (decisamente limitate e rese più umane rispetto a Pandora Tomorrow) e una spy story capace tenere lo spettatore incollato allo schermo. Contemporaneamente, però, ci è impossibile non notare che l'intelligenza artificiale avversaria sta cominciando veramente a minare quella sospensione dell'incredulità tipica delle opere di Tom Clancy e compagnia. E' forse giunta ora anche per Sam di affrontare nuovi scenari, nuove sfide e smettere di chiedere al giocatore di sorvolare su avversari con un cono visivo innaturale e una percezione periferica praticamente inesistente. E forse Ubisoft ha percepito il richiamo di una parte dell'utenza, promettendo per il già annunciato Splinter Cell 4 un'azione di gioco che forse prenderà un po' le distanze da quanto visto fin'ora, pur senza rinnegarle. Prima che le ombre, da sempre amiche di Sam, lo inghiottano per sempre.
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Anzi, a ben guardare, Chaos Theory tende a provocare il giocatore, a mettergli sul piatto diverse opzioni d'approccio, chiedendogli ad inizio missione di scegliere l'armamentario da portarsi appresso, il trucco di scena secondo cui si mostrerà maggiormente stealth o cederà al lato "oscuro" , mietendo vittime ad ogni scenario, in barba agli allarmi che suonano o ai richiami del buon Lambert che ancora una volta guiderà il nostro eroe dal sicuro della sua base logistica (questa volta coadiuvato da un expertise di tutto rispetto). Scelto il trucco di scena, si apre ai nostri occhi un impianto scenico difficilmente comparabile a quanto visto finora nei precedenti Splinter Cell. La rinnovata (e maggiormente accessibile) potenza delle schede grafiche attuali viene presa d'assalto dai tecnici Ubisoft che ne abusano in tutti i modi, ricoprendo scenografie e strutture poligonali con texture al di sopra delle righe, che fanno uso e abuso di pixel shader 3.0, bump e normal mapping. Non si preoccupino, però, coloro che ancora non hanno provveduto al rinverdire il proprio sistema, visto che sono comunque presenti gli altrettanto efficaci pixel shader 1.1, a rendere la scena comunque fluida ma decisamente meno spettacolare.
Sam si muove sul set con rinnovata grazia e abilità, grazie ad un insieme di azioni riviste e corrette in sede di motion capture, rese fluide da un motore grafico interamente riprogrammato da Ubisoft Montreal, che ha curato questo terzo episodio dopo il soggiorno di Sam nell'estremo oriente di Pandora Tomorrow. Ancora una volta ci ritroviamo a spellarci le mani per la realizzazione di un sistema d'illuminazione più credibile ed avvolgente, divenuto vero marchio di fabbrica della serie. Un gioco di luci ed ombre in cui Sam si crogiola a piacere, ma che diventa inevitabilmente lo specchio di un gameplay che dopo il terzo bagno in ammollo inizia a stringersi e, un po', a scolorirsi. Luci e ombre. Luci sicuramente sulla struttura delle missioni, che ancora una volta prendono di forza il giocatore e lo mettono al centro dell'azione, immergendolo in una struttura dove azione e reazione sono il pane quotidiano, dove una trama divinamente realizzata si dipana lungo le undici missioni del gioco e ci racconta dell'ennesimo tentativo dei terroristi di sconquassare il povero pianeta Terra e dove Sam, ovviamente, dovrà mettere una pezza.
Ombre sul richiedere per l'ennesima volta al giocatore di prendersi un po' in giro, di far finta di non vedere che in realtà i nostri nemici sono messi lì più come fantocci spaventapasseri e si comportano come peggio non si potrebbe, gironzolando nel buio anche dopo l'ennesimo allarme scattato, che dovrebbe suggerire un atteggiamento più consono alla situazione. Certo, alcuni di loro li potrete vedere accendere le flashlight e mettersi sulle vostre tracce ma, potete scommetterci, abbandoneranno le ricerche giusto a due metri da voi dandovi poi, casualità, le spalle per rendervi più comoda l'eliminazione. E' questo il problema più grosso di Chaos Theory, perché per il resto è innegabile che Ubisoft colpisca nel segno per la terza volta. Un po' come una commedia teatrale con un protagonista sublime e "spalle" decisamente non all'altezza della situazione. Qui è un po' lo stesso. Fatta la mano con l'approccio d'attacco (corroborato anche dal rinnovato arsenale di Sam e da un sistema di controllo identico a quanto già visto nei precedenti episodi), vi basterà replicare lo stesso fino alla fine delle operazioni e il gioco sarà bello che fatto (E il doppio senso calza a pennello). Certo, poi ci sono gli obiettivi secondari che vi faranno penare, in alcuni casi, e vi costringeranno ad abbandonarvi più a lungo all'abbraccio di Chaos Theory. Una buona pensata, sicuramente, che forse avrebbe meritato una maggiore considerazione in termini di variabili imposte alla narrazione, dato che l'unico motivo valido per cui vi converrà portare a termine le sotto-quest sarà quello di vedere una valutazione più elevata a fine missione. Di tutt'altro spessore, invece, il multiplayer, rinnovato nella forma ma non nella formula, che ancora una volta traduce in forma videoludica quel "guardie e ladri" che ha fatto per forza atto di presenza nella nostra infanzia. A dare maggiore enfasi al lato multigiocatore, Ubisoft ha previsto infine una modalità cooperativa che esplora per la prima volta nella serie la possibilità di unire le forze e le abilità di due giocatori per avere la meglio del nemico in missioni create ad hoc.
Non tradiscano troppo le parole dure poste qui sopra. Il "muso duro" con cui abbiamo affrontato Chaos Theory non è certo per bocciare un gioco che merita nel complesso il prezzo del biglietto, in virtù di un sistema di gioco che comunque riesce ad ammaliare con le evoluzioni del suo protagonista (decisamente limitate e rese più umane rispetto a Pandora Tomorrow) e una spy story capace tenere lo spettatore incollato allo schermo. Contemporaneamente, però, ci è impossibile non notare che l'intelligenza artificiale avversaria sta cominciando veramente a minare quella sospensione dell'incredulità tipica delle opere di Tom Clancy e compagnia. E' forse giunta ora anche per Sam di affrontare nuovi scenari, nuove sfide e smettere di chiedere al giocatore di sorvolare su avversari con un cono visivo innaturale e una percezione periferica praticamente inesistente. E forse Ubisoft ha percepito il richiamo di una parte dell'utenza, promettendo per il già annunciato Splinter Cell 4 un'azione di gioco che forse prenderà un po' le distanze da quanto visto fin'ora, pur senza rinnegarle. Prima che le ombre, da sempre amiche di Sam, lo inghiottano per sempre.
Splinter Cell: Chaos Theory
8.5
Voto
Redazione
Splinter Cell: Chaos Theory
Ancora un centro di prestigio per Ubisoft che, in fin dei conti, produce per la terza volta un gioco di ottimo spessore e intrigante al punto giusto. Sarebbe però un errore non evidenziare alcune problematiche che cominciano a pesare ad una struttura di gioco che ogni anno inserisce qualche elemento di novità, ma che non accenna a voler approfondire il nuovo elemento inserito. Il primo problema che Ubisoft dovrà affrontare nel prossimo capitolo delle avventure di Sam sarà sicuramente quello dell'intelligenza artificiale che, ancora una volta, fa acqua da tutte le parti. Per il resto Chaos Theory è la classica produzione capace di tenervi incollati al monitor fino al Game Over e che vale quasi ogni centesimo speso e a ben guardare, al giorno d'oggi, non è una cosa da poco.