Splinter Cell: Double Agent

Splinter Cell Double Agent
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Già il titolo ci suggerisce la novità introdotta da Ubisoft, che tenta di porre marcati cambiamenti ad un gioco che da parecchi anni ormai sembra procedere a piccoli passi. Doppio gioco: questa volta Sam Fisher si troverà a dover portare avanti il ruolo fittizio di infiltrato fra linee nemiche e sarà costretto a dar prova ai suoi nuovi "amici" di potersi fidare per poter cosi sventare i loro piani.

Splinter Cell Double Agent si pone come titolo "rivoluzionario" della serie. Usiamo le virgolette perchè dal punto di vista estetico e del gameplay poco o nulla è cambiato. Non che sia male, sia chiaro, dal momento che Splinter Cell si è sempre dimostrato ad altissimi livelli sotto questo punto di vista, proponendo uno stile di gioco realistico ed originale che ormai è diventato una pietra miliare nel mondo videludico.
La vera innovazione risiede invece nel ruolo di doppiogiochista. Chi conosce Alias capirà al volo: da membro della NSA Sam riceve l'ordine di infltrarsi nell'organizzazione JBA e dovrà scendere a compromessi col nemico per mantenere la copertura, senza però eccedere nel compierere crimini altrimenti perderà la fiducia della NSA. Ed eccovi quindi equilibristi in bilico fra bene e male.


Nel concreto questa doppia personalità di Sam si traduce nella barra di fiducia. Durante le missioni ci sarà richiesto da entrambe le parti il conseguimento di particolari obiettivi che influenzeranno la barra della fiducia. Se svolgiamo un obiettivo per la NSA, quindi, guadagneremo punti nei loro confronti, ma perderemo fiducia per il JBA, e viceversa. Alcune missioni, inoltre, sono contrastanti fra loro, nel senso che NSA e JBA ci chiederanno di comportarci in modi opposti riguardo lo stesso obiettivo. Esempio pratico: "Fuga dal penitenziario di Ellsworth": il JBA ci chiede di uccidere un tale Barnham, la NSA di impedire che muoia. Cosa fare? A voi la scelta.

Senza dubbio la doppia personalità di Sam Fisher costituisce la più importante e gradita innovazione, che altrimenti risulterebbe arido di novità. Tuttavia la Ubisoft non ha sfruttato al massimo le potenzialità di questo ingegnoso sistema: le nostre scelte, infatti, influenzeranno soltanto il tipo di equipaggiamento che riceveremo nella missione seguente, mentre a livello di trama non cambia nulla, se non qualche scena di intermezzo. Nessun rapporto causa-effetto, nessun bivio narrativo: potremo dimostrarci spietati assassini o fedeli patrioti ma ciò non influenzerà il corso della vicenda.


Come abbiamo già ripetuto, sotto ogni altro aspetto Double Agent è il solito Splinter Cell, nel bene e nel male. Ambientazioni ed effetti grafici ottimi, sonoro e doppiaggio discreti (il nuovo doppiatore, pur non essendo forse ai livelli di Luca Ward, si dimostra all'altezza).
Anche l'ossatura del gameplay è la stessa dei soliti Splinter Cell: ci ritroveremo ad agire nell'ombra, ancora dotati di nuovi gadget tecnologici che ci offriranno una vasta scelta di possibilità per superare i livelli di gioco. Così come per i pregi, Double Agent mantiene anche i difetti del gameplay precedente, primo fra tutti l'irrazionalità di alcuni comportamenti delle guardie: l'IA dei nemici, nonostante alcuni passi avanti, rimane ancora imperfetta e solo a difficoltà elevate affronteremo sfide più ardue e realistiche.
Poche sono invece le novità significative, come la possibilità di interagire con l'ambiente circostante, l'appoggio di compagni di squadra nello svolgimento di alcune missioni e alcuni nuovi sistemi di hacking per superare i sistemi di sicurezza.
Da notare infine un nuovo hud con tanto di mini-mappa attivabile sullo schermo, che ci mostra la posizione dei nostri nemici, uno strumento indispensabile per chi affronta il gioco a difficoltà elevate.

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Splinter Cell: Double Agent
8

Voto

Redazione

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Splinter Cell: Double Agent

Splinter Cell Double Agent si impone senza dubbio come episodio di punta della saga e si mantiene ai più alti vertici del genere stealth. Se però non possiamo parlare di difetti estetici, sentiamo invece la mancanza novità significative, che incidano realmente sul sistema di gioco e sul gameplay: la doppia veste di Sam, che doveva essere la novità principale, è poco sfruttata, non incidendo direttamente sulla trama, mentre per il resto il gioco è quasi completamente arido di novità. Il solito, vecchio Splinter Cell, nel bene e nel male. Ovviamente i progressi ci sono stati, ma non ancora al punto di rendere questo gioco un capolavoro assoluto. Insomma, buono ma non ottimo.