Splinter Cell: Pandora Tomorrow
di
Giuseppe'Sovrano'Schirru
La struttura di gioco è rimasta totalmente invariata rispetto al primo Splinter Cell. Il gioco è ancora suddiviso in livelli articolati a loro volta in sottolivelli e checkpoint nei quali ci è data la possibilità di salvare. I livelli sono raccordati tra loro da filmati in fmv di discreta fattura, che alternano fasi immediatamente precedenti alla missione a spezzoni di telegiornale che continuano a tenerci informati sulla situazione politico-militare che fa da sfondo alla vicenda. Tornando al discorso difficoltà, la situazione non è semplice nemmeno per il giocatore più smaliziato, catapultato in un' accozzaglia di situazioni sapientemente mixate in modo da lasciare spaesati e perplessi dinnanzi la via da seguire. La libertà d'azione, per quanto circoscritta entro un ambito ristretto, è sicuramente più elevata rispetto al primo episodio: oltre a un controllo scrupoloso dell'ambiente circostanze, prodigo di appigli ed espedienti per eludere i nemici, ci viene incontro il nostro arsenale (quando utilizzabile), il lancio di oggetti o un fischio per insospettire le guardie. In parecchie occasioni prima ancora di muovere un passo sarà necessario impugnare il binocolo e scrutare nei minimi particolari la zona alla ricerca di eventuali pericoli costituiti da nemici, telecamere, mine, laser e quant'altro. Ovviamente, vista anche la natura del gioco, il più delle volte la strategia più corretta è la furtività, muoversi nell'ombra e in assoluto silenzio per aggirare i pericoli e cercare di risparmiare munizioni.
Benché a primo acchito il gioco trasudi perfezione in ogni passaggio, alcune "sviste", per quanto inezie al cospetto di un gameplay che definire ben realizzato sarebbe riduttivo, ci sono e come tali vanno segnalate,. Queste sviste riguardano l'IA dei nemici, che per quanto migliorata rispetto al precedente capitolo soffre di alcune imperfezioni, con le guardie che a volte si dimostrano poco accorte. Tecnicamente parlando, pur con alcune riserve che solo i più pignoli potrebbero notare, siamo di fronte ad un capolavoro, giudizio estendibile a tutta la sfera audiovisiva. L'elaborato sistema di illuminazione dinamica non è certo una vuota esercitazione di stile, ma sta alla base del gameplay che, come detto poc'anzi, vanta una solida intelaiatura. Il sistema di telecamere, praticamente perfetto in ogni circostanza, dà modo di affrontare l'avventura nel migliore dei modi. I tocchi di classe si sprecano, a partire dal sistema di luci che pare aver subito una discreta evoluzione, con il perfezionamento degli elementi già presenti e l'introduzione delle torce e dei night vision goggles nell'equipaggiamento nemico, alla penombra del tramonto tra la vegetazione della foresta indonesiana, fino agli squarci di luce forniti dai lampi durante un acquazzone.
Un'evoluzione che tra l'altro ha contaminato anche i personaggi, le cui animazioni risultano ancora più curate come anche le texture che li compongono, fino ad arrivare alle strutture poligonali decisamente più convincenti. Nessuna radicale rivoluzione, ma modifiche mirate atte ad impreziosire un gioco che già nella sua prima apparizione fece gridare al miracolo. Un prodigio superato in questa versione, in virtù anche di ambientazioni più appaganti e scenari mozzafiato. Il movimento della vegetazione, con le piantine di marijuana che assecondano i movimento leggiadri di Sam spostandosi al suo passaggio ha dell'indescrivibile, come anche la gestione dei fluidi o alcune chicche con le quali raggiungere la paralisi mascellare o, nei casi più estremi, l'estasi mistica. Effettivamente si registrano alcuni minimi difetti che però non intaccano minimamente il giudizio finale. Questi riguardano l'eredità del primo Splinter Cell, ovvero le compenetrazioni di poligoni in casi molto rari e la fluttuazione dei piedi sulle scale, come se Fisher si muovesse su una invisibile rampa parallela agli scalini. Anche il reparto audio non è da meno, con una colonna sonora composta da Lalo Shifrin e due doppiatori d'eccezione, l'ormai famosissimo Luca Ward nei panni di Sam Fisher e Morgan in quelle del suo antagonista Suhadi Sadono.
Tirando le somme, siamo di fronte all'ennesimo capolavoro da parte di Ubi Soft, che è riuscita a superare il predecessore in virtù di miglioramenti strutturali e di una grande novità, la modalità multiplayer che tratteremo in modo più approfondito nello speciale ad essa dedicato. Da Gamesurf è tutto.
Splinter Cell: Pandora Tomorrow
8.5
Voto
Redazione
Splinter Cell: Pandora Tomorrow
Al ritmo spedito e lineare dell'opera di Hideo Kojima si contrappone il capolavoro Ubisoft, che lascia da parte le tendenze cinematografiche del designer nipponico e si butta più sull'avventura vera: il risultato finale è un maggiore senso di coinvolgimento, dove la tensione si taglia a fette mentre, nascosti nel buio, la sentinella ci passa di fianco. Molto più curato, quanto a stile, spessore di gioco e finezze, Pandora Tomorrow è un seguito che conferma il valore del prequel, qua superato in virtù di miglioramenti tecnici e strutturali. L'ennesimo capolavoro da parte di UbiSoft che si dimostra sempre più vicina al rango dei grandi, con Nintendo e Sega che pian piano discendono il piedistallo. Da avere.