Splinter Cell Trilogy
di
Davide Ottagono
Dopo l'esperimento (non andato neanche chissà quanto bene) di Prince of Persia, Ubisoft decide di guardare al futuro tornando al passato con una seconda Collection. Splinter Cell é sempre stata una delle saghe di punta della casa francese, ed in effetti ci sembrava strano che ancora non avesse ricevuto il trattamento consono di molte perle degli anni scorsi, con restyling in HD e via dicendo. Questo, almeno fino ad oggi. I capitoli, ringiovaniti per l'occasione, sono i tre della scorsa generazione. Quindi parliamo dello Splinter Cell originale, di Pandora Tomorrow e di Chaos Theory. Il prezzo é di circa 10 Euro l'uno (ancora meno, se si é abbonati al Plus Playstation) e sono indubbiamente delle occasioni da prendere in considerazione da chi - per un motivo o per un altro - non ha mai potuto godere delle “invisibili” gesta dell'agente segreto più famoso del mondo videoludico.
Il primo Splinter Cell ha dato la base a tutto quello che poi sarebbe diventata in futuro la saga. Nel corso degli anni, infatti, il gameplay non é mai stato chissà quanto stravolto, eccezion fatta per l'ultima apparizione su Xbox 360. La trama, piuttosto classica, parla di due agenti della CIA scomparsi durante una missione segreta. Sam Fisher, membro di Third Echelon (un ramo dell'NSA che si occupa delle missioni internazionali più delicate), viene incaricato di ritrovarli e scoprire come mai sono stati catturati. Che avessero scoperto qualcosa di così pericoloso da essere zittiti per sempre? La scomparsa dei due colleghi andrà subito ad intrecciarsi con Nikoladze, nuovo presidente georgiano con più di qualche macchia nera sul suo curriculum. Il polpettone fantapolitico é lì solo come collante alle varie missioni di gioco, che vedono Sam catapultato da una parte all'altra del globo e come infiltrato dietro le linee dei terroristi. Per chi non sapesse di che gioco stiamo parlando (come se, nel 2011, fosse ancora possibile), sottolineiamo come Splinter Cell sia uno stealth nudo e crudo, senza nessuna sfumatura atta a facilitarvi le cose. Ingaggiare frontalmente anche un solo nemico porterà spesso al Game Over, qualunque sia la difficoltà scelta. Toccherà a noi ingegnarci per evitare scontri inutili, approfittando della conformazione dell'ambiente circostante e, soprattutto, rigirando a nostro vantaggio le fonti di luce artificiale.
Di importanza assoluta i vari segnalini nella parte bassa dello schermo. Infatti, grazie alle fotocellule sulla tuta di Sam, possiamo renderci conto di quanto siamo esposti alla luce e, di conseguenza, quante probabilità ci sono che il nemico ci individui. Acquattarsi nell'ombra, così da girare al largo da occhi indiscreti, e aiutarsi con i famosissimi visori sarà la regola. Bisognerà studiare attentamente le ronde dei nemici, capire come e dove sorprenderli, eliminarli silenziosamente e, dulcis in fundo, nasconderne i cadaveri dove non possono essere trovati. Far scattare anche solo un allarme potrebbe darvi più filo da torcere di quanto pensiate. A differenza di un Metal Gear a caso, infatti, il contatore delle allerte viene registrato. Anche se riuscirete a nascondervi nuovamente, le guardie terranno a mente gli attacchi precedenti. Dopo un certo numero di allarmi, infatti, la partita finirà e dovrete ricominciare l'intera missione daccapo.
Splinter Cell é un gioco cattivo, spesso anche frustrante, dove ogni minimo errore viene pagato caro. Solo il giocatore intelligente riuscirà a superare tutti gli ostacoli con il minimo sforzo, visto il grandioso level-design. Ogni area, infatti, é stata progettata in modo che possa essere portata a termine in svariati modi diversi. Un quartiere all'aperto può essere sorpassato dai tetti, dalla strada o - perché no - da stradine secondarie inizialmente difficili da scorgere. Il trucco sta nell'appostarsi al buio, capire dove bisogna andare e scegliere di conseguenza la via che sembra più semplice. Basta ricordarsi che non sempre il percorso più in vista é anche quello migliore da imboccare; quindi, in caso trovaste difficoltà, basterà tornare sui propri passi e studiare un nuovo piano. Purtroppo, non sempre tutta questa libertà di movimento torna a vantaggio del giocatore. Non esistono né radar né mappature della zona: unito al fatto che il nostro obbiettivo non é neanche segnalato in alcun modo, potete capire quanto sia facile anche perdersi, soprattutto nelle missioni più avanzate.
Ovviamente, non dovrete fare attenzione solo agli occhi delle guardie, ma anche alle loro orecchie. Restare al buio é solo una parte del gioco: l'altra é, inutile dirlo, muoversi silenziosamente. La posizione da accovacciati sarà quella che più userete durante tutto il corso dell'avventura, vista la sua utilità durante ogni manovra stealth. Persino il tipo di terreno su cui stiamo camminando inciderà sulla nostra furtività. Ovviamente, sabbia e erba potranno permetterci di marciare anche più spediti; caso contrario se ci trovassimo dinnanzi a pavimenti di ferro o di legno scricchiolante. Per quanto il gameplay sia abbastanza ricercato e hardcore, Splinter Cell pecca un po' dove é lecito aspettarsi da uno stealth puro. Non aspettatevi azione, neanche una minima scena scriptata. Nel gioco di Tom Clancy l'azione non esiste neanche nella trama, non ce n'é ombra neanche nei filmati. Se cercate un gioco minimamente adrenalinico, quindi, fareste meglio a girare al largo. Durante la decina di ore della campagna, non c'é neanche un'eccezione alla regola. Dall'inizio alla fine, il nostro obiettivo sarà sempre quello di infiltrarci, infiltrarci, infiltrarci, senza sosta alcuna. La struttura tenderà inevitabilmente ad appesantirsi dopo un po', colpa anche della trama, che proprio non dà stimoli per proseguire.
Voto: 7.5
Splinter Cell: Pandora Tomorrow é, come facilmente intuibile, un seguito diretto. La trama sarà completamente distaccata da quella del predecessore, ma gli elementi che hanno fatto la fortuna del capostipite appaiono nuovamente, e in gran rispolvero. Il capo di un esercito rivoluzionario ha attaccato e conquistato la base dell'ambasciata americana in Indonesia, trattenendo degli ostaggi. Quello che inizialmente sembra essere un banale capriccio di un piccolo manipolo di uomini diventa ben presto un caso internazionale, con armi batteriologiche pronte ad esplodere e a colpire milioni di civili indifesi. Sam sarà incaricato di catturare Sadono, il leader dei guerriglieri, e contemporaneamente di indagare sui misteriosi spostamenti di un agente della CIA, in qualche modo legato anch'egli alle armi veneree. Lo spettacolare filmato iniziale lasciava ben presagire per la sceneggiatura di questo secondo episodio che, purtroppo, manca ancora una volta di appassionare. La sensazione generale é che Pandora Tomorrow sia più un'espansione del prequel che un nuovo capitolo vero e proprio. I cambiamenti si contano sulle dita di una mano: possiamo notare qualche miglioria nella grafica, la possibilità di fischiare per attirare i nemici verso la nostra posizione, ma il tutto si ferma qui. Qualche movimento lo si inizia a notare sul design delle missioni e degli obiettivi, meno stereotipato che in passato. Sono anche state aggiunte missioni alla luce del giorno (che costringono a cambiare sensibilmente l'approccio ai nemici) ed altre in luoghi pubblici pieni di civili. Pandora Tomorrow é un primo accenno a cosa sarebbe stato il futuro Chaos Theory, per quanto riguarda varietà di ambientazioni ed incarichi. La missione del treno ne é un esempio palese. In definitiva, siamo di fronte ad un gioco praticamente invariato ma maggiormente rifinito.
Voto: 8
Splinter Cell: Chaos Theory é indubbiamente il miglior episodio della trilogia. Ubisoft sapeva come poter migliorare ulteriormente la sua saga ed ha avuto il coraggio di fare dei cambiamenti che poi si sono rivelati giusti. Già dal primo impatto, ci si rende conto di come il lavoro svolto sia stato più serio che con i precedenti. Texture, frame-rate e modelli poligonali sono guardabilissimi ancora oggi, ed é un grande complimento trattandosi di un gioco di una generazione precedente. Le animazioni sono state rifatte da zero, così come tutti gli effetti dell'equipaggiamento. Ancora una volta, non ci troviamo di fronte ad uno stravolgimento epocale della formula (che, diciamocelo chiaramente, funzionava troppo bene per essere cambiata), ma ad un upgrade sostanziale ancora più marcato che in Pandora Tomorrow.
Un bravissimo informatico é stato catturato da un gruppo di peruviani, probabilmente alla ricerca delle informazioni vitali di USA e Giappone che lui stesso ha programmato. L'intero sistema difensivo delle due super-potenze rischia quindi di finire in mano al nemico, solo Dio sa per quali loschi scopi. La ricerca dei mandanti si sposterà ben presto su Hugo Laceda, e da Laceda ad un'organizzazione capeggiata da un amico di Sam. L'agente segreto, coinvolto per la prima volta anche emotivamente nella sua missione, parte alla volta della verità, speranzoso che il suo compagno di vecchia data non stia realmente facendo il doppio gioco con lui.
Le missioni di Chaos Theory sono probabilmente le più interessanti e variegate dell'intera saga. Si passa dalla verticalità di una scogliera con faro ad un'infiltrazione su una nave transoceanica, da una rapina in banca in piena regola alla scalata di un grattacielo di New York. Tutto quello che ha fatto la fortuna della saga é tornato ancora una volta, ma in un contesto più accattivante, capace di sorprendere a più riprese, pur senza abbandonarne la predominante natura stealth. Sono stati anche aggiunti compiti secondari da portare a termine durante la campagna principale, utili per guadagnare un punteggio migliore nella pagella finale. Ci annoiamo persino noi a ripeterlo, ma ancora una volta non sarà la trama a spingere il giocatore ad andare avanti, ma le infinite sfide che troveremo sul cammino. Sam é diventato un vero e proprio ninja: striscia nei condotti dell'aria e hackera le chiusure di sicurezza, mentre i suoi avversari - un po' a sorpresa - si rivelano molto più intelligenti e reattivi di prima. I movimenti nemici durante i pattugliamenti sono più credibili, così come é più credibile il loro terrore quando iniziano ad accorgersi di non essere più soli. Sono persino capaci di ricordarsi quali porte prima erano chiuse e poi sono state aperte da un membro “esterno”, idem per le luci. Se pensate che ora girano anche con bengala e torce montate sulle armi, potete ben capire di non essere più al sicuro come un tempo, neanche una volta spariti nel buio.
Ad aiutarci, una nuova barra nell'HUD. Ora non solo potremo capire quanto siamo ben nascosti con un solo colpo d'occhio, ma anche quanto rumore stiamo facendo. Un secondo contatore, infatti, é andato ad unirsi a quello che già tutti conoscevamo. Il segnalino ci indica quanto siamo rumorosi e qual é la soglia massima perché un nemico si accorga di noi. Questa novità, più importante di quanto possa sembrare, fa entrare in gioco tutti i vantaggi dati dai rumori esterni. La soglia di accorgimento delle guardie sarà molto più alta se in zona c'é un elicottero di pattuglia, per esempio. Se dovessimo trovargli un difetto, probabilmente punteremmo il dito sul sistema di allarme troppo permissivo, che non prevede più il Game Over dopo un certo limite.
Voto: 8.5
Prima di chiudere la recensione, é debito parlare della qualità della rimasterizzazione di Ubisoft. Rimasterizzazione che, ancora una volta, lascia più di qualche dubbio. Graficamente, i titoli sono più o meno come li avevamo lasciati anni fa, anche se gli utenti console noteranno qualche differenza in più, visto che le versioni sono state ripescate da quella PC, la più avanzata tecnologicamente. Nonostante ciò, il tempo sulle spalle dei prodotti si vede e - Chaos Theory a parte, magnifico ancora oggi - ci duole dire che la saga é invecchiata piuttosto male, con Ubisoft che ha fatto poco o niente per rifinirla un po'. Basta anche solo vedere i filmati in Computer Grafica, afflitti vergognosamente da una risoluzione davvero bassa. Per giunta, le modalità multiplayer di Pandora Tomorrow e di Chaos Theory sono state completamente rimosse, anche se possiamo intuirne il perché. Ironicamente, se non fosse per il prezzo tutto sommato conveniente, vi consiglieremmo di giocarvi direttamente gli originali, senza dubbio più completi.
Da rivedere il sistema di salvataggio manuale presente in tutti e tre i titoli. Splinter Cell infatti non ha alcun tipo di salvataggio automatico o di checkpoint. Come alcuni prodotti più vecchi, costringe il giocatore a mettere in pausa e salvare i propri progressi per mano propria, senza alcun limite. Ovviamente, in caso di morte dovremo ricominciare dall'ultima posizione memorizzata, obbligandoci a salvare il più possibile per non ripetere sezioni già fatte. Considerato poi che parliamo di giochi piuttosto difficili, allora potete capire come questo sistema sia una manna dal cielo. Perché lo vediamo come un difetto, allora? Più che difetto, lo chiameremmo “arma a doppio taglio”. Ironia vuole che, per paura di sbagliare (e si può sbagliare praticamente ad ogni angolo), si passi più tempo nel menù di salvataggio che nel gioco vero e proprio. Il ritmo già lento di suo va a spezzettarsi ulteriormente a causa della miriade di tempi d'attesa dati dai salvataggi manuali, che diventeranno ben presto una vera e propria assicurazione sulla vita di cui non si potrà proprio fare a meno. La possibilità di memorizzare i propri progressi in ogni punto, tra l'altro, distrugge anche il grande phatos che la saga poteva trasmettere con un sistema di checkpoint normalissimo. É difficile provare anche solo un minimo di ansia, se abbiamo la certezza dei salvataggi infiniti che ci copre perennemente le spalle.
Il primo Splinter Cell ha dato la base a tutto quello che poi sarebbe diventata in futuro la saga. Nel corso degli anni, infatti, il gameplay non é mai stato chissà quanto stravolto, eccezion fatta per l'ultima apparizione su Xbox 360. La trama, piuttosto classica, parla di due agenti della CIA scomparsi durante una missione segreta. Sam Fisher, membro di Third Echelon (un ramo dell'NSA che si occupa delle missioni internazionali più delicate), viene incaricato di ritrovarli e scoprire come mai sono stati catturati. Che avessero scoperto qualcosa di così pericoloso da essere zittiti per sempre? La scomparsa dei due colleghi andrà subito ad intrecciarsi con Nikoladze, nuovo presidente georgiano con più di qualche macchia nera sul suo curriculum. Il polpettone fantapolitico é lì solo come collante alle varie missioni di gioco, che vedono Sam catapultato da una parte all'altra del globo e come infiltrato dietro le linee dei terroristi. Per chi non sapesse di che gioco stiamo parlando (come se, nel 2011, fosse ancora possibile), sottolineiamo come Splinter Cell sia uno stealth nudo e crudo, senza nessuna sfumatura atta a facilitarvi le cose. Ingaggiare frontalmente anche un solo nemico porterà spesso al Game Over, qualunque sia la difficoltà scelta. Toccherà a noi ingegnarci per evitare scontri inutili, approfittando della conformazione dell'ambiente circostante e, soprattutto, rigirando a nostro vantaggio le fonti di luce artificiale.
Di importanza assoluta i vari segnalini nella parte bassa dello schermo. Infatti, grazie alle fotocellule sulla tuta di Sam, possiamo renderci conto di quanto siamo esposti alla luce e, di conseguenza, quante probabilità ci sono che il nemico ci individui. Acquattarsi nell'ombra, così da girare al largo da occhi indiscreti, e aiutarsi con i famosissimi visori sarà la regola. Bisognerà studiare attentamente le ronde dei nemici, capire come e dove sorprenderli, eliminarli silenziosamente e, dulcis in fundo, nasconderne i cadaveri dove non possono essere trovati. Far scattare anche solo un allarme potrebbe darvi più filo da torcere di quanto pensiate. A differenza di un Metal Gear a caso, infatti, il contatore delle allerte viene registrato. Anche se riuscirete a nascondervi nuovamente, le guardie terranno a mente gli attacchi precedenti. Dopo un certo numero di allarmi, infatti, la partita finirà e dovrete ricominciare l'intera missione daccapo.
Splinter Cell é un gioco cattivo, spesso anche frustrante, dove ogni minimo errore viene pagato caro. Solo il giocatore intelligente riuscirà a superare tutti gli ostacoli con il minimo sforzo, visto il grandioso level-design. Ogni area, infatti, é stata progettata in modo che possa essere portata a termine in svariati modi diversi. Un quartiere all'aperto può essere sorpassato dai tetti, dalla strada o - perché no - da stradine secondarie inizialmente difficili da scorgere. Il trucco sta nell'appostarsi al buio, capire dove bisogna andare e scegliere di conseguenza la via che sembra più semplice. Basta ricordarsi che non sempre il percorso più in vista é anche quello migliore da imboccare; quindi, in caso trovaste difficoltà, basterà tornare sui propri passi e studiare un nuovo piano. Purtroppo, non sempre tutta questa libertà di movimento torna a vantaggio del giocatore. Non esistono né radar né mappature della zona: unito al fatto che il nostro obbiettivo non é neanche segnalato in alcun modo, potete capire quanto sia facile anche perdersi, soprattutto nelle missioni più avanzate.
Ovviamente, non dovrete fare attenzione solo agli occhi delle guardie, ma anche alle loro orecchie. Restare al buio é solo una parte del gioco: l'altra é, inutile dirlo, muoversi silenziosamente. La posizione da accovacciati sarà quella che più userete durante tutto il corso dell'avventura, vista la sua utilità durante ogni manovra stealth. Persino il tipo di terreno su cui stiamo camminando inciderà sulla nostra furtività. Ovviamente, sabbia e erba potranno permetterci di marciare anche più spediti; caso contrario se ci trovassimo dinnanzi a pavimenti di ferro o di legno scricchiolante. Per quanto il gameplay sia abbastanza ricercato e hardcore, Splinter Cell pecca un po' dove é lecito aspettarsi da uno stealth puro. Non aspettatevi azione, neanche una minima scena scriptata. Nel gioco di Tom Clancy l'azione non esiste neanche nella trama, non ce n'é ombra neanche nei filmati. Se cercate un gioco minimamente adrenalinico, quindi, fareste meglio a girare al largo. Durante la decina di ore della campagna, non c'é neanche un'eccezione alla regola. Dall'inizio alla fine, il nostro obiettivo sarà sempre quello di infiltrarci, infiltrarci, infiltrarci, senza sosta alcuna. La struttura tenderà inevitabilmente ad appesantirsi dopo un po', colpa anche della trama, che proprio non dà stimoli per proseguire.
Voto: 7.5
Splinter Cell: Pandora Tomorrow é, come facilmente intuibile, un seguito diretto. La trama sarà completamente distaccata da quella del predecessore, ma gli elementi che hanno fatto la fortuna del capostipite appaiono nuovamente, e in gran rispolvero. Il capo di un esercito rivoluzionario ha attaccato e conquistato la base dell'ambasciata americana in Indonesia, trattenendo degli ostaggi. Quello che inizialmente sembra essere un banale capriccio di un piccolo manipolo di uomini diventa ben presto un caso internazionale, con armi batteriologiche pronte ad esplodere e a colpire milioni di civili indifesi. Sam sarà incaricato di catturare Sadono, il leader dei guerriglieri, e contemporaneamente di indagare sui misteriosi spostamenti di un agente della CIA, in qualche modo legato anch'egli alle armi veneree. Lo spettacolare filmato iniziale lasciava ben presagire per la sceneggiatura di questo secondo episodio che, purtroppo, manca ancora una volta di appassionare. La sensazione generale é che Pandora Tomorrow sia più un'espansione del prequel che un nuovo capitolo vero e proprio. I cambiamenti si contano sulle dita di una mano: possiamo notare qualche miglioria nella grafica, la possibilità di fischiare per attirare i nemici verso la nostra posizione, ma il tutto si ferma qui. Qualche movimento lo si inizia a notare sul design delle missioni e degli obiettivi, meno stereotipato che in passato. Sono anche state aggiunte missioni alla luce del giorno (che costringono a cambiare sensibilmente l'approccio ai nemici) ed altre in luoghi pubblici pieni di civili. Pandora Tomorrow é un primo accenno a cosa sarebbe stato il futuro Chaos Theory, per quanto riguarda varietà di ambientazioni ed incarichi. La missione del treno ne é un esempio palese. In definitiva, siamo di fronte ad un gioco praticamente invariato ma maggiormente rifinito.
Voto: 8
Splinter Cell: Chaos Theory é indubbiamente il miglior episodio della trilogia. Ubisoft sapeva come poter migliorare ulteriormente la sua saga ed ha avuto il coraggio di fare dei cambiamenti che poi si sono rivelati giusti. Già dal primo impatto, ci si rende conto di come il lavoro svolto sia stato più serio che con i precedenti. Texture, frame-rate e modelli poligonali sono guardabilissimi ancora oggi, ed é un grande complimento trattandosi di un gioco di una generazione precedente. Le animazioni sono state rifatte da zero, così come tutti gli effetti dell'equipaggiamento. Ancora una volta, non ci troviamo di fronte ad uno stravolgimento epocale della formula (che, diciamocelo chiaramente, funzionava troppo bene per essere cambiata), ma ad un upgrade sostanziale ancora più marcato che in Pandora Tomorrow.
Un bravissimo informatico é stato catturato da un gruppo di peruviani, probabilmente alla ricerca delle informazioni vitali di USA e Giappone che lui stesso ha programmato. L'intero sistema difensivo delle due super-potenze rischia quindi di finire in mano al nemico, solo Dio sa per quali loschi scopi. La ricerca dei mandanti si sposterà ben presto su Hugo Laceda, e da Laceda ad un'organizzazione capeggiata da un amico di Sam. L'agente segreto, coinvolto per la prima volta anche emotivamente nella sua missione, parte alla volta della verità, speranzoso che il suo compagno di vecchia data non stia realmente facendo il doppio gioco con lui.
Le missioni di Chaos Theory sono probabilmente le più interessanti e variegate dell'intera saga. Si passa dalla verticalità di una scogliera con faro ad un'infiltrazione su una nave transoceanica, da una rapina in banca in piena regola alla scalata di un grattacielo di New York. Tutto quello che ha fatto la fortuna della saga é tornato ancora una volta, ma in un contesto più accattivante, capace di sorprendere a più riprese, pur senza abbandonarne la predominante natura stealth. Sono stati anche aggiunti compiti secondari da portare a termine durante la campagna principale, utili per guadagnare un punteggio migliore nella pagella finale. Ci annoiamo persino noi a ripeterlo, ma ancora una volta non sarà la trama a spingere il giocatore ad andare avanti, ma le infinite sfide che troveremo sul cammino. Sam é diventato un vero e proprio ninja: striscia nei condotti dell'aria e hackera le chiusure di sicurezza, mentre i suoi avversari - un po' a sorpresa - si rivelano molto più intelligenti e reattivi di prima. I movimenti nemici durante i pattugliamenti sono più credibili, così come é più credibile il loro terrore quando iniziano ad accorgersi di non essere più soli. Sono persino capaci di ricordarsi quali porte prima erano chiuse e poi sono state aperte da un membro “esterno”, idem per le luci. Se pensate che ora girano anche con bengala e torce montate sulle armi, potete ben capire di non essere più al sicuro come un tempo, neanche una volta spariti nel buio.
Ad aiutarci, una nuova barra nell'HUD. Ora non solo potremo capire quanto siamo ben nascosti con un solo colpo d'occhio, ma anche quanto rumore stiamo facendo. Un secondo contatore, infatti, é andato ad unirsi a quello che già tutti conoscevamo. Il segnalino ci indica quanto siamo rumorosi e qual é la soglia massima perché un nemico si accorga di noi. Questa novità, più importante di quanto possa sembrare, fa entrare in gioco tutti i vantaggi dati dai rumori esterni. La soglia di accorgimento delle guardie sarà molto più alta se in zona c'é un elicottero di pattuglia, per esempio. Se dovessimo trovargli un difetto, probabilmente punteremmo il dito sul sistema di allarme troppo permissivo, che non prevede più il Game Over dopo un certo limite.
Voto: 8.5
Prima di chiudere la recensione, é debito parlare della qualità della rimasterizzazione di Ubisoft. Rimasterizzazione che, ancora una volta, lascia più di qualche dubbio. Graficamente, i titoli sono più o meno come li avevamo lasciati anni fa, anche se gli utenti console noteranno qualche differenza in più, visto che le versioni sono state ripescate da quella PC, la più avanzata tecnologicamente. Nonostante ciò, il tempo sulle spalle dei prodotti si vede e - Chaos Theory a parte, magnifico ancora oggi - ci duole dire che la saga é invecchiata piuttosto male, con Ubisoft che ha fatto poco o niente per rifinirla un po'. Basta anche solo vedere i filmati in Computer Grafica, afflitti vergognosamente da una risoluzione davvero bassa. Per giunta, le modalità multiplayer di Pandora Tomorrow e di Chaos Theory sono state completamente rimosse, anche se possiamo intuirne il perché. Ironicamente, se non fosse per il prezzo tutto sommato conveniente, vi consiglieremmo di giocarvi direttamente gli originali, senza dubbio più completi.
Da rivedere il sistema di salvataggio manuale presente in tutti e tre i titoli. Splinter Cell infatti non ha alcun tipo di salvataggio automatico o di checkpoint. Come alcuni prodotti più vecchi, costringe il giocatore a mettere in pausa e salvare i propri progressi per mano propria, senza alcun limite. Ovviamente, in caso di morte dovremo ricominciare dall'ultima posizione memorizzata, obbligandoci a salvare il più possibile per non ripetere sezioni già fatte. Considerato poi che parliamo di giochi piuttosto difficili, allora potete capire come questo sistema sia una manna dal cielo. Perché lo vediamo come un difetto, allora? Più che difetto, lo chiameremmo “arma a doppio taglio”. Ironia vuole che, per paura di sbagliare (e si può sbagliare praticamente ad ogni angolo), si passi più tempo nel menù di salvataggio che nel gioco vero e proprio. Il ritmo già lento di suo va a spezzettarsi ulteriormente a causa della miriade di tempi d'attesa dati dai salvataggi manuali, che diventeranno ben presto una vera e propria assicurazione sulla vita di cui non si potrà proprio fare a meno. La possibilità di memorizzare i propri progressi in ogni punto, tra l'altro, distrugge anche il grande phatos che la saga poteva trasmettere con un sistema di checkpoint normalissimo. É difficile provare anche solo un minimo di ansia, se abbiamo la certezza dei salvataggi infiniti che ci copre perennemente le spalle.
Splinter Cell Trilogy
8
Voto
Redazione
Splinter Cell Trilogy
I tre Splinter Cell già li conoscevamo bene, ma una bella ripassata non ci ha fatto di certo male. Il gameplay stra-collaudato funziona ancora alla grande, oggi più che mai, in un periodo in cui gli stealth puri sembrano essere ormai scomparsi. Sono occasioni come queste che ci fanno ricordare come Ubisoft sia stata capace di evolvere una trilogia come questa senza mai commettere passi falsi, seppur cadendo in una conversione HD lacunosa e svogliatella. Consigliatissimi a chiunque non li abbia giocati e che cerchi le migliori infiltrazioni del mondo videoludico. É una trilogia anche un po' nostalgica, che fa scappare una lacrimuccia se si pensa a cosa é diventato Sam nell'ultimo anno. Intanto, se cercate la vera “esperienza Splinter Cell”, é ironicamente qui che dovete indirizzarvi, in barba a tutto quello che é il “futuro”.