Spyro: enter the Dragonfly
di
Giuseppe 'Sovrano' Schirru
Forse qualcuno scoraggiato dalla lettura del nostro commento, potrebbe aver abbandonato celermente questa recensione per volgere lo sguardo verso altri lidi, magari più interessanti, ma è doveroso da parte nostra giustificare le parole prima menzionate nel commento finale.
Spyro: enter the Dragonfly altri non è che la prima apparizione del draghetto viola sul monolite nero di casa Sony. Un avvenimento quindi importate, vuoi perché la serie di Spyro ci ha abituati a degli standard qualitativi buoni, vuoi perché le premesse o le aspettative per questo titolo erano alte: erano. Come si sa a volte i programmatori sono bravi a darsi la zappa sui piedi, e in questo caso l'hanno fatto davvero, riuscendo a realizzare un prodotto, ahimè, tutt'altro che privo di difetti. A sentire queste parole si rimane un po' spaesati, in fondo Spyro è sempre Spyro, ma purtroppo le cose stanno così.
Già la trama è di cattivo auspicio, in quanto in una cerimonia dove vengono consegnate le libellule ai draghi, le cose cominciano ad andare male quando fa la sua comparsa Ripto che in un sol colpo fa sparire tutte le libellule che Spyro ora avrà il dovere di catturare. Le cose cominciano ad andare veramente male però solo dopo i primi minuti di giochi, ma non per un ulteriore comparsa di Ripto, ma per via di profonde lacune sia a livello tecnico, sia a livello di gameplay. Cominciamo allora dalla grafica, primo vero difetto di questa produzione. La cosa che salta subito all'occhio è come il frame rate sia veramente basso, e in tutti i frangenti di gioco si può notare una notevole presenza di scatti: giusto per intenderci il frame rate non è altro che il numero di fotogrammi al secondo.
Se nei film solitamente la soglia rimane stabile sui 30 fps al sec, dobbiamo dire che difficilmente Spyro tocca questo traguardo, tutt'altro che utopistico. Altro fattore poco curato sono le collisioni tra poligoni, visto che avvicinandosi ad alcune pareti o strati rocciosi, il nostro paladino sputa fuoco pur accostandosi a quest'ultime, risulterà distante alcuni passi. Anche il polygon count è basso e le animazioni sono tutto fuorché esenti da pecche. Le locazioni e le ambientazioni invece, riproducono quell'atmosfera che questo titolo è sempre riuscito a ricreare, pur con alcune trovate architettoniche davvero discutibili.
Il sonoro invece, a differenza della grafica, riesce a farsi apprezzare per via di alcuni motivetti interessanti (nel senso stretto del termine), degli effetti sonori azzeccati e un parlato completamente in italiano. Il timbro di voce di Spyro non è il massimo, come non lo sono molti altri quali ad esempio quelli dei draghi che libererete, ma è roba di poco conto.
Spyro: enter the Dragonfly
5
Voto
Redazione
Spyro: enter the Dragonfly
Una barca alla deriva, pare questa la serie di Spyro che dopo un inizio entusiasmante è caduta in basso con quest'ultima versione che va a toccare il fondo. Purtroppo, è il caso di dirlo, non ci saremmo mai aspettati un prodotto simile, non perché faccia gridare allo scandalo, bensì perché questa serie ci ha abituati a ben altro. La meccanica di gioco è datata, ma questo non sarebbe un male, sempre se la realizzazione tecnica non fosse costellata di difetti quanto mai evidenti: un frame rate basso, collisioni approssimative e un'IA dei nemici modellata troppo sulla giovane età degli utenti a cui Spyro è dedicato. Senza dimenticare poi dei tempi di caricamento davvero troppo lunghi. Non ci rimane quindi che indirizzare questo gioco a un pubblico molto giovanile, vista sia la facilità consistente nel portarlo a termine, sia la durata stessa del gioco: una decina di ore scarse.