Spyro Reignited Trilogy
Riscoprire i grandi classici fa parte un po' del nostro processo formativo, perché ha la duplice utilità di permettere ai nostalgici di provare stati d’animo legati a una particolare esperienza del passato, regalando invece ai novizi il gusto di provare qualcosa che ha riscosso tanto successo da lasciare il segno.
Le operazioni di remake funzionano, inutile negarlo, ma quello che funziona sicuramente meglio è il modo in cui certi giochi non invecchiano di un giorno, anche se sono usciti la bellezza di vent’anni fa. Il compito dello sviluppatore di turno è quello di “adattare” semplicemente il gameplay alle attuali generazioni, cercando in questo caso (soprattutto nell’ordine del PEGI) di attenuare il senso di frustrazione legato al game over con qualche escamotage tecnico, bonario sia chiaro, legato alle meccaniche di gioco.
Ratchet & Clank e Crash Bandicoot sono stati i primi a tornare alla ribalta seguendo questa formula, ma in cuor nostro sapevamo che anche l’intraprendente draghetto Spyro si sarebbe fatto vivo presto, in un modo o nell’altro.
DRAGHI, CRISTALLI E UN MONDO DA SALVARE
Come accaduto per il buon Crash citato poc’anzi, anche Spyro ha la fortuna di risorgere seguendo i canoni del remake, proponendo in questo caso tutti e tre i titoli usciti in passato completamente rivisitati da cima a fondo sia dal punto di vista grafico, che da quello sonoro.
La schermata principale di questa edizione Reignited è minimale quanto utile, dato che offre la possibilità di accedere direttamente a uno dei tre giochi disponibili nel pacchetto, presentando al contempo una percentuale di completamento in tempo reale appoggiata all’ultimo checkpoint superato nelle partite precedenti. Niente schermate interattive come Crash insomma, ma comunque un buon espediente per catapultarci direttamente nel vivo dell’azione senza pensare troppo ai tecnicismi.
E a proposito di questo, non si può far a meno di citare in questa occasione l’ottimo lavoro svolto dai Toys for Bob, perché ogni zona, ogni nemico e ogni effetto particellare che potevamo ricordarci a malapena (stiamo invecchiando ragazzi…) è stato completamente rifatto da zero, presentandosi oggi con una veste grafica impressionante, coloratissima, piena zeppa di quei dettagli che impreziosiscono l’esperienza senza scendere troppo nel realismo più spinto.
Spyro è bellissimo da guardare in ogni sua movenza, ha perso quella sua rigidità poligonale impostagli dal periodo in cui è uscito ottenendo così una dinamicità unica nel suo genere, che sicuramente farà scendere qualche lacrimuccia bonaria a chi come noi, classe anni ‘80/90, aveva giocato il titolo nel periodo della sua uscita.
Ognuno dei capitoli presentati nel gioco mantiene la sua struttura, lasciando al piccolo Spyro l’arduo compito di salvare il mondo dei draghi dalle minacce incombenti, ritrovando cristalli con cui aumentare le proprie vite al raggiungimento delle cento unità" ??? Assolutamente no, non sono mica i frutti wumpa di Crash! Si ottengono vite con le farfalle blu luccicanti che si possono trovare nascoste dentro qualcosa, uccidendo le creaturine oppure nel caso del primo capitolo dopo aver ucciso abbastanza nemici che droppano sfere argentate al posto delle gemme. Il nostro avatar può utilizzare diverse abilità come la carica, la fiamma di drago e la planata, ma ne vedrà anche di nuove nei capitoli successivi, come poter nuotare sott’acqua oppure arrampicarsi. La salute di Spyro viene gestita grazie alla colorazione di Sparx, una simpatica libellula che seguirà il nostro compagno di giochi in tutte le sue avventure.Ogni volta che quest'ultimo viene colpito, Sparx cambia quindi colore fino a sparire completamente, lasciando al draghetto un'ultima possibilità di rimanere in vita prima del game over.
La divisione in livelli permette di poter intervallare il gioco in maniera più fluida, regalando anche un discreto riscontro positivo anche per i più piccoli, che così non devono scontrarsi come al solito con un sistema lievemente più punitivo di altri giochi recenti usciti per la stessa fascia d’età.
Il fascino di Spyro ci tiene comunque tutti incollati davanti allo schermo, motivo che decreta un altro ottimo risultato per Activision nell’affidare remake importanti a sviluppatori coscienziosi, capaci di capire le necessità dei giocatori di fronte a questo tipo di operazione commerciale.
Ogni capitolo del remake propone interessanti sfide in cui mettere alla prova le nostre abilità, prove che vengono accompagnate anche dal ritrovamento di tutti i goodies presenti in ogni livello, così da completare tutti e tre i giochi al 100%.
QUALCHE DETTAGLIO IN PIU’ SI NOTA
Tornando un momento sulla parte più tecnica del prodotto, non possiamo esimerci dal mettere in risalto lo sfruttamento del motore grafico Unreal Engine 4, capace in questo gioco di restituire delle ambientazioni ricche di dettagli mai visti, per ovvie ragioni, nella versione passata. Gli scenari composti dall’acqua nel secondo capitolo sono qualcosa di favoloso, restituiscono davvero delle sensazioni difficili da descrivere su carta con lo stesso pathos, ma anche la presenza delle ombre (che nei classici non esistevano proprio) cambia totalmente tutta la resa finale, dandoci in pasto uno spettacolo di colori quasi impareggiabile.
Il lavoro maniacale in sede di produzione torna in auge quando si parla del comparto audio, che ha previsto per l’occasione il ritorno di Stewart Copeland, pronto a rieditare gli stessi master con cui lavorò in passato per non levare nemmeno un frammento di purezza all’anima del gioco. Questo gioco del reinventarsi con intelligenza dà i suoi frutti e noi italiani possiamo notarlo perfino nel doppiaggio, affidati a persone in grado di rendere i dialoghi fluidi ma soprattutto ben pronunciati.
I – piccoli – problemi sindacabili all’opera di remake riguardano il comportamento di Sparx, forse meno attenta che in passato nel recuperare i cristalli lasciati per strada, ma niente per cui doversi realmente preoccupare sull’indecisione di acquistare il titolo o meno. Il discorso è molto semplice: giochi come questo fanno parte di un background storico importante da preservare, lavorando a prodotti di remake pensati non solo per stare graficamente al passo con i tempi, ma anche per invogliare il giocatore moderno a conoscere qualche classico del passato, scoprendo magari tipologie di prodotti mainstream difficili da trovare sul mercato. Abbiamo parlato non a caso della difficoltà del gioco e del suo rapporto con i giovani, perché se c’è una cosa che ci hanno insegnato prodotti come Crash o Spyro è che anche nei giochi, un po' come nella vita, non bisogna arrendersi al primo game over.
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Redazione