Spyro: Year of the Dragon

di Redazione Gamesurf
Le avventure del piccolo drago viola, frutto del lavoro del team degli Insomniac Games, iniziarono nell'ormai lontano 1998 con un gioco intitolato Spyro the Dragon. Questo univa a un'eccellente grafica anche un'ottima giocabilità e una longevità ammirevole che gli fecero guadagnare a tal punto il favore del pubblico che il secondo capitolo della serie, Spyro 2: Ripto's Rage, vide la luce appena un anno dopo. Tuttavia il nutrito numero di videogiocatori che fino a quel momento si era appassionato alla storia del draghetto, oltre ovviamente agli innumerevoli consensi ottenuti da entrambi gli episodi precedenti, convinsero la Sony Interactive a dare il via ad un ultimo capitolo, uscito nel novembre 2000, intitolato Spyro: Year of the Dragon

L'ULTIMO DRAGHETTO PER PSX
Atto a concludere la trilogia delle avventure di Spyro e probabilmente destinato a segnare anche la definitiva scomparsa dell'amato beniamino dalla console che lo aveva visto nascere, questo gioco si pone perfettamente in linea con lo spirito che aveva animato i predecessori, specialmente per quanto riguarda la trama che, ancora una volta, si presenta semplice e delicata. Lo spunto da cui si dipana l'intera vicenda é l'ennesimo rapimento di tutte le uova di drago, portate nel regno dalle fate durante la festa appena conclusa, da parte dell'aspirante strega Bianca che ha come fine quello di consegnarle nelle mani della sua padrona, una spietata regina. Infatti i cuccioli di drago nascondono l'enorme segreto di essere la fonte da cui scaturisce tutta la magia, necessaria alla malvagia avversaria per conquistare il mondo. Le cose però non vanno per il meglio per la maldestra ladra ed i draghi, accortisi del furto, cercano di porre rimedio all'accaduto chiedendo a Spyro, l'unico abbastanza coraggioso e soprattutto abbastanza piccolo da intrufolarsi nel foro d'ingresso al mondo della malvagia regina, di recarsi nel regno sotteraneo per recuperare le uova. Questa trama potrebbe in effetti rivelarsi "infantile" agli occhi dei meno esperti, ma chi conosce già lo stile dei videogiochi che fino ad ora hanno visto protagonista il tenero draghetto, saprà di certo che in realtà é solo il sottile filo conduttore da seguire per portare a termine la missione principale