Star Ocean: The Last Hope

di Fabio Fundoni
Verso l'infinito e oltre!
Non solo fantasy e, oseremmo dire, non solo Final Fantasy. Il variegato mercato dei videogame ha da sempre offerto importati alternative nel mondo dei JRPG, soprattutto a chi avesse voglia e tempo di allungare il proprio sguardo verso le produzioni nipponiche, attentissime a questo particolare genere di gioco. Prima di unirsi alla sempre cara “mamma” Square, Enix si era saputa ritagliare una fetta molto ampia di consensi, grazie a titoli di pregevole fattura tra cui la saga di Star Ocean, basata su combattimenti in tempo reale e ambientazioni legate al mondo della fantascienza.
Dopo tre episodi della serie regolare, uno spin-off e i remake dei primi due capitoli, il brand si affaccia su Xbox 360 con un prequel, forte della sinergia societaria che oggi tutti conosciamo con il nome di Square Enix. The Last Hope rappresenta infatti il punto in cui sono iniziate le avventure spaziali che hanno saputo tenere incollati milioni di giocatori, affascinati da trame di tutto rispetto e la sempre attiva vena artistica del team di sviluppo Tri-Ace.



Come nella migliore tradizione del filone narrativo “catastrofico”, il mondo é ormai devastato da una terribile guerra nucleare che non sembra aver risparmiato un solo angolo del pianeta, tramutando in un deserto arido, in cui a farla da padrone sono solo macerie e morte. La situazione é talmente grave da convincere le nazioni in lotta a siglare una pace immediata visto che, continuare il conflitto porterebbe unicamente all'estinzione della razza umana. Purtroppo i danni sono ormai irreparabili, lasciando ai governanti la sola opzione di mettersi a lavorare fianco a fianco per dare vita ad un progetto di colonizzazione spaziale nel tentativo di individuare un nuovo pianeta capace di essere la nuova casa dell'umanità.
A noi il compito di impersonare Edge Maverick, giovane membro della SRF (Forza di Ricognizione Spaziale) scelto per partecipare alla principale missione per trovare un ambiente non ostile e simile alla cara vecchia Terra. Al suo fianco la bella Reimi, a cui lo lega una profonda amicizia. Come in ogni storia che si rispetti, vi é anche un elemento di “disturbo”. Infatti, in un rapporto perennemente in bilico tra rispetto e rivalità con Edge, vi é Crowe, altro giovane astronauta che, a differenza del nostro protagonista, sembra riuscire molto più in fretta a fare carriera e a raggiungere i più alti gradi della SRF. Senza svelare ulteriori punti della trama, vi basti che sapere che, la missione che tutto il mondo vede come ultima speranza per un futuro migliore, non andrà liscia come ci si attendeva, costringendoci a intraprendere una pericolosa avventura ai confini dell'universo conosciuto. Inizia così tutta la saga di Star Ocean; pronti a saltare a bordo?

É il turno dell'azione
Come in ogni gioco di ruolo che si rispetti, tutto si baserà sull'alternanza di momenti esplorativi e combattimenti. É proprio in quest'ultima situazione che The Last Hope vuole chiaramente porre l'accento, forte di un combat system estremamente ricercato ed elaborato, degno della fama del team Tri-Ace. Segnaliamo in primis l'assenza di scontri random (tutti i nemici saranno ben visibili a schermo), visto che la nostra posizione rispetto al nemico ed il modo in cui raggiungeremo lo stesso (da dietro, di fronte) determinerà fin da subito l'attribuzione di un certo vantaggio (o viceversa di uno svantaggio nel caso in cui saranno loro a prenderci di sorpresa) di una delle parti in causa.


Una volta iniziata la lotta vera e propria, dovremo muovere un solo personaggio a fronte di un party di quattro combattenti schierabili in campo, naturalmente con l'opzione di prendere il comando di uno o l'altro eroe in qualsiasi momento. Tutto si svolgerà in tempo reale, costringendoci a tenere sempre d'occhio ogni elemento sul video, fatta salva l'opzione di mettere tutto in pausa e di assegnare un singolo ordine alla volta, metodo che però si é dimostrato particolarmente farraginoso.
Per avere la meglio dei nostri nemici, oltre all'uso dei classici attacchi (anche se, proiettati in avanti nel futuro, ci saremmo attesi meno armi bianche e più armi da fuoco), avremo a disposizione diverse abilità speciali e la simbologia, versione “spaziale” della classica magia. Oltre a caricare a testa bassa come tori infuriati, dovremo fare attenzione a diversi fattori, tra cui spiccano l'aggiramento (l'uso di una combinazione di tasti al momento giusto, per poter colpire l'avversario alle spalle) e la griglia di combattimento. Sfruttare al massimo le opzioni date da tale griglia sarà quasi vitale o, quantomeno, ci darà l'opportunità di renderci la vita estremamente più facile. Compiendo particolari azioni, come sconfiggere un nemico con un colpo critico, vi inseriremo un “tassello virtuale”, andando a creare una particolare combo di tasselli. Terminata la battaglia, in base ai tipi di bonus che avremo messo insieme, godremo di diversi benefici, tipo l'aumento in percentuale dei punti esperienza guadagnati. Facile comprendere che, gestire al meglio queste possibilità, potrebbe essere un vero toccasana per la nostra vita da avventurieri spaziali.
Mentre noi ci impegneremo per portare salva la pelle a casa (ehm... sull'astronave...), i compagni mossi dall'intelligenza artificiale si daranno un gran da fare, grazie ad una gestione più che discreta da parte della CPU. Logicamente, andando ad impostare alcune tattiche, potremo ottimizzare il tutto e creare strategie di elaborate con l'uso del BEAT (Battle Enhancement Attribute Type), un sistema che permetterà di selezionare un comportamento più o meno offensivo, condito dalla presenza di bonus e malus in base alle nostre decisioni.

La spada é mia e la costruisco io!
Oltre alle varie scelte da compiere nell'ambito del combat-system, in casa Tri-Ace non hanno risparmiato i neuroni, mettendo in campo altre situazioni per ravvivare un gameplay che, in molti esponenti del genere, inizia a ristagnare. Oltre alla crescita dei personaggi, dove ad ogni passare di livello guadagneremo punti in statistiche base e la possibilità di far evolvere diverse abilità, é stato inserito un sistema di crafting basato sull'inventiva dei vari personaggi. Durante alcune apposite sessioni, potremo creare dei gruppi con i nostri alleati che, in base alle proprie capacità, daranno vita a varie ricette. Avendo poi a disposizione materiali e ingredienti giusti, potremo finalmente costruire l'oggetto desiderato, in quella che si é rivelata una piacevole pausa tra una lotta e l'altra.



Davanti a tutti questi elementi é facile capire come, oltre alla trama principale che vi terrà impegnati per tante decine di ore, non mancano le occasioni per indugiare sulle molteplici cose da fare. Non é esagerato dire che, qualora doveste apprezzare il lavoro compiuto dal team di sviluppo, potreste benissimo passare anche alcuni mesi nel completare il gioco, vista la presenza molte sub-quest e la possibilità di sbloccare col tempo nuovi livelli di difficoltà. Infatti, presa da sola, la trama non dona troppi spunti innovativi, ma riesce comunque nell'impresa di convincere il giocatore a seguirne gli sviluppi. Sono invece leggermente meno digeribili i combattimenti, che talvolta sembrano davvero inserirsi con troppa frequenza, complice un respawn “selvaggio” che avverrà non appena cambierete area di gioco. D'altro canto, che serva una certa pazienza per trarre il meglio dal titolo, lo dice la stessa disposizione dei save point, inseriti in maniera sporadica tanto da costringere il giocatore a sessioni di discreta lunghezza per poter trovare un punto adatto a salvare i propri progressi, a patto di non tornare indietro al “save” utilizzato in precedenza.
Tecnicamente, il gioco, si presenta come un dipinto in cui gli elementi non sembrano essere stati trattati con la medesima cura. La grafica lascia immediatamente rapiti, complici una ottima modellazione dei personaggi principali e la realizzazione dei paesaggi, davvero pregevoli. Purtroppo ci si trova molto spesso a fare i conti con texture non all'altezza del nome dei Tri-Ace, che fanno abbassare il livello generale oltre che storcere il naso dell'utente, il quale magari poco prima si stava meravigliando davanti ad una splendida distesa innevata o una spiaggia illuminata dal sole. Rimane poi l'impressione che, aver dato ai protagonisti delle sembianze tanto asettiche, degne delle migliori bambole di porcellana, non sia d'aiuto per ricreare l'espressività adatta ad ogni situazione narrativa, donando a tutto un'area estremamente artefatta.
Nemmeno le telecamere aiutano, troppo spesso poco utilizzabili e ballerine, rendendo difficile l'esplorazione e la gestione della distanza rispetto ai mostri. La parte musicale, affidata al sempre ottimo Motoi Sakuraba, offre alcune composizioni di indubbia qualità, benché talvolta cada in una certa ripetitività. Insomma, Star Ocean: The Last Hope é un gioco di ruolo pregevole, adatto a chi cerca una epica avventura, accettando ad occhi chiusi pregi e difetti insiti nel genere. Un passo in più verso la maturità artistica dei JRPG in questa nuova generazione di console. La perfezione é ancora lontana, ma aspettarla giocando questa nuova fatica dei tri-Ace, potrebbe essere una idea piacevole.