Starlancer

di Redazione Gamesurf
In contrapposizione, uno degli aspetti più positivi offerti da Starlancer é offerto dalla qualità del reparto grafico. Scordatevi i monotoni schermi neri disseminati di puntini bianchi, dimenticatevi incorporee galassie presenti nei vecchi titoli del genere: nel titolo Ubisoft vi troverete a girovagare in porzioni di spazio aventi come sfondo misteriose nebulose rossastre, orbiterete accanto a sconosciuti pianeti scoperti all'uscita di qualche "iperspazio" o vi capiterà di ammirare il sole tramontare alle spalle di Giove. Per essere pignoli il design d'alcune astronavi, soprattutto quelle più gigantesche, risulta essere un po' goffo e nel complesso poco ispirato ed alcune texture tendenzialmente poco definite: il porting diretto dalla versione PC agevolmente effettuato grazie alla presenza di WindowsCE, accanto al sistema operativo ufficiale Sega, ha certamente velocizzato l'operazione di conversione ma non ha purtroppo sfruttato le potenzialità offerte dal Dreamcast. Sicuramente poteva essere fatto di più ma, tutto sommato, Starlancer é già sotto questa veste sufficientemente piacevole da guardare. Discretamente realizzati anche gli effetti di luce prodotti dalla esplosioni

Discorso particolare per la longevità che, data la presenza di numerose missioni, garantisce un buon numero di frenetiche ore di gioco. A ciò contribuisce altresì la curiosità per lo svolgersi degli eventi che, seppure non calati in una trama propriamente da Oscar, riescono comunque ad essere discretamente intriganti tanto da calamitare l'interesse del giocatore. Tutto sta a vedere per quanto: la completa localizzazione anglosassone e la mancanza pressoché totale di sottotitoli che caratterizza il gioco é indubbiamente poco incentivante per il videogiocatore casuale cui presto, senza il supporto di una trama comprensibile, il gioco potrebbe venire a noia.