State of Decay

di Massimiliano Pacchiano
Proprio mentre ci apprestiamo a raggiungere il tramonto di questa generazione di console, l'invasione degli zombie-game si fa sempre più insistente. Romero ci avrebbe fatto un film: “Il Tramonto delle Console coi Morti Viventi”, o qualcosa del genere. Non serve certo un analista di mercato per notare che il malcapitato (o compiaciuto) giocatore odierno é attaccato di continuo da zombie famelici che spuntano in ogni dove, facendo capolino anche nei generi più impensabili: dal survival allo shooter passando per il racing game, il platform, lo strategico ed il tower defense. Manca solo il gioco di cucina insomma, tanto che potremmo ipotizzare un “Cooking Mama” letterale dove la mamma summenzionata non é lo chef ma la pietanza.




Ma bando alle facezie ed apprestiamoci ad analizzare questo State of Decay, titolo in “stato di decomposizione” che si prefigge di saziare ancora una volta la nostra fame di carne morta semovente. Inizialmente vestiremo i panni di un ragazzo di colore che, insieme al suo amico é appena tornato da un breve weekend a base di pesca per ritrovarsi nel bel mezzo dell'apocalisse zombesca. Ma attenzione, perché non saremo per forza lui: ben presto potremo cambiare personaggio a piacimento. Il gioco si propone come simulazione di sopravvivenza apocalittica a tutto tondo e le possibilità sono molteplici. Dopo una fase iniziale piuttosto lineare infatti potremo decidere di procedere come meglio crediamo, in un ampio sandbox ad ambientazione bucolica-statunitense.

Calati in quello che é a tutti gli effetti un piccolo staterello americano, potremo esplorare liberamente facendo sempre attenzione alla minaccia dei non-morti. Nonostante ci sia una trama ed una progressione scandita da determinati obbiettivi principali, sarà possibile andare dove vogliamo a cercare armi, rifornimenti e materiali all'interno di accampamenti ed edifici, creando di fatto una galassia di piccole side-missions a discrezione del giocatore. Le quest vere e proprie invece si dividono in quelle necessarie allo sviluppo della trama, procrastinabili a nostro piacimento, e tutta una fitta serie di missioni facoltative che diverranno sempre più numerose proseguendo: queste spariranno se non le affronteremo in tempo, mettendoci davanti a delle scelte in quanto é impossibile affrontarle tutte nella stessa partita. Questo influenzerà non solo il flusso di gioco ma anche le caratteristiche ed il numero dei personaggi, nonché le risorse che avremo a disposizione, tutte variabili che cambieranno in base alle nostre azioni.



Muovendoci a piedi potremo avanzare tra mazzate assortite e spari (preferibilmente in testa) o tentare di procedere in maniera stealth, cogliendo i nemici alle spalle con delle “fatalities”. In alternativa possiamo viaggiare in auto (se ne troviamo in giro), magari investendo i cadaveri ambulanti e stando attenti a non danneggiare troppo il mezzo di turno. Tra accampamenti e piccoli agglomerati residenziali, di volta in volta troveremo dei “campi base” dove avremo a che fare con altri gruppetti di sopravvissuti. Sarà possibile fortificare queste basi inchiodando assi alle finestre e creando aree adibite a varie funzioni. Quest'ultima azione é possibile grazie a del materiale edile che potremo trovare in capannoni o cantieri e che ci consentirà anche di migliorare determinate stanze per aumentarne l'efficacia (ad esempio potremo avere un'infermeria più efficiente). Se giochiamo bene le nostre carte saremo rispettati dal gruppetto, e con il carisma accumulato potremo ordinare di creare piccoli avamposti o di recuperare determinate risorse da luoghi precisi, risorse che saranno utili per la sopravvivenza del gruppo stesso.