Steel Seed, feeling tripla A, nel bene e nel male – Recensione PC

La recensione dell’action-stealth di Storm in a Teacup, un’esperienza ricercata, solida e funzionale, ma senza guizzi

Steel Seed feeling tripla A nel bene e nel male  Recensione PC

Steel Seed è un action-stealth in terza persona di ambientazione sci-fi, un mix di atmosfere e dinamiche raramente accomunate. Sarebbe dovuto uscire a inizio aprile, ma è stato rimandato di un paio di settimane per ottimizzare le versioni console. Sviluppato da Storm in a Teacup, il titolo punta a offrire un’esperienza che rivaleggi quelle del mercato tripla A, con uno scope più ampio, una “production value” più elevata, e in generale un pacchetto più elaborato e raffinato rispetto alle passate opere del team italiano; missione compiuta? Scopriamolo.

Steel Seed, feeling tripla A, nel bene e nel male – Recensione PC

Steel Seed: un inizio promettente, ma derivativo

Il primo impatto con Steel Seed è ottimo: la presentazione è eccellente, il filmato d’apertura prepara bene il terreno, e i comandi della protagonista Zoe sono precisi e intuitivi; detto questo, le battute iniziali sono tutt’altro che memorabili. È un tutorial, ci sta che il level design appaia più lineare del dovuto, o che stealth e combattimenti risultino un pelo basilari; tuttavia, diversi elementi lasciano presagire un’esperienza eccessivamente “moderna”, e non in senso buono.  

Vuoi per le fasi platform in stile “parkour” scriptate, l’espediente delle strettoie per mascherare i caricamenti, gli inseguimenti "adrenalinici" in cui tiriamo dritti per un corridoio che salta in aria a caso, o la tendenza del nostro personaggio a fare quei commenti di circostanza pseudo-ironici che vanno per la maggiore, l’impressione è che Steel Seed abbia attinto un po’ troppi agli stilemi mainstream del media, peccando di carattere e personalità.

Steel Seed, feeling tripla A, nel bene e nel male – Recensione PC

Steel Seed: level design in crescita, trama sottotono

Fortunatamente una volta raggiunto l’hub centrale il gioco si apre e comincia a respirare: i livelli si fanno più estesi e si sviluppano anche in verticale, con molteplici soluzioni di approccio, vengono introdotte nuove abilità, che espandono il repertorio di Zoe, furtivo e non, e i “dialoghi” si fanno meno frequenti, lasciando parlare le location, davvero ben confezionate. Navigare sporgenze, passerelle, e correre sui muri rimane un mero esercizio di stile, ma se non altro consente di apprezzare il design industriale degli ambienti, fatto di macchinari in continuo movimento, strapiombi e catene di montaggio in lontananza. Le sequenze di fuga, che gli sviluppatori chiamano “alla Michael Bay”, vengono adottate in vece di boss fight; avremmo preferito qualcosa di più interessante, ma ce ne siamo fatti una ragione. 

Quanto all’intreccio, per essersi risvegliata dopo migliaia di anni nel corpo di un cyborg, Zoe si fa veramente poche domande. La premessa è intrigante, con questa enorme "arca” gestita dalle IA per salvaguardare quel che resta dell’umanità, in attesa di essere risvegliata a seguito di una catastrofe che ha sconvolto gli equilibri mondiali. Nel corso delle nostre peripezie potremo rinvenire documenti che approfondiscono gli attori e i protocolli che governano questa realtà cibernetica post-apocalittica, tuttavia la narrazione si limita a indirizzarci verso i quattro MacGuffin di turno, senza lasciare spazio ai (pochi) personaggi che incontreremo.

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Il "twist” in dirittura d'arrivo è banale, l’abbiamo fiutato con ore di anticipo; idem l’epilogo, e persino la scena dopo i titoli di coda. La storia non è il focus dell’esperienza, e non sarà certo uno degli aspetti di Steel Seed che ricorderemo. Gli sviluppatori hanno cercato di dargli un tono con un paio di filmati dal taglio cinematografico nei momenti topici, ma risultano alquanto maldestri, tra animazioni legnose, una regia poco convincente, e un uso a sproposito dello slow motion. 

Steel Seed: ottime idee stealth, gameplay ostacolato da troppa rigidità

Come accennato in precedenza, l’obiettivo dell’avventura è recuperare i quattro oggetti fondamentali per la rinascita del genere umano, ovvero i frammenti digitalizzati della coscienza del padre di Zoe, creatore delle macchine. Per farlo dovremo esplorare altrettante regioni, i cosiddetti “nodi”, eludendo la sorveglianza ed evitando di sfracellarci mentre volteggiamo a mezz’aria. Il layout dei livelli è lineare, e abbonda di pertugi e brevi percorsi secondari in cui raccattare risorse, collezionabili e potenziamenti, alternando sezioni platform a infiltrazioni stealth interconnesse da stazioni di recupero.

Steel Seed, feeling tripla A, nel bene e nel male – Recensione PC

Le prime sono visivamente spettacolari e offrono un tour panoramico delle evocative ambientazioni, ma le tante limitazioni imposte (non ci si può aggrappare se il bordo non brilla, si può correre solo sulle pareti segnalate...) tarpano le ali a un sistema potenzialmente molto divertente. Non c’è margine di sperimentazione, Zoe si aggancia come una calamita alla prossima piattaforma a patto di seguire il “copione”; basta deviare di una virgola e si vola di sotto. Ogni tanto può capitare di doversi guardare un attimo intorno per capire come procedere, ma il più delle volte è sufficiente spegnere il cervello e andare avanti col pilota automatico, rendendo le traversate più noiose e rigide di quanto avremmo voluto. 

È con le seconde che Steel Seed può brillare e dire la sua. Gli avamposti pullulano di nemici e sono strutturati in modo da consentire approcci mutevoli e a discrezione del giocatore, in stile sandbox. Il kit base di Zoe è più che sufficiente per portare a termine l’impresa, con la classica stilettata alle spalle (o dall’alto), zolle di “erba alta” in cui accovacciarsi per diventare invisibili, e la possibilità di attirare l’attenzione delle guardie facendo rumore per poi agguantarli dagli angoli o scaraventarli giù dalle sporgenze, ma è ricorrendo al fido assistente Koby che ci si può sbizzarrire per seminare il panico tra gli androidi.

Steel Seed, feeling tripla A, nel bene e nel male – Recensione PC

Come in molti stealth di recente memoria, possiamo mandare il robottino in avanscoperta per tracciare la posizione dei nemici e persino del loro percorso di ronda, ma anche attirarli con delle esche, hackerarli per farli combattere al nostro fianco, detonare barili esplosivi, creare coperture temporanee, lanciare granate e altro ancora, incentivando un uso fantasioso dei tanti strumenti a nostra disposizione. Una volta prese le misure ne deriva una formula accessibile e appagante, che farà la felicità dei più curiosi, con un repertorio di abilità e gadget che va a crescere man mano che si completano le mini-sfide e si accumulano sufficienti “glitch” (la valuta del gioco). 

Di contro, l’IA non pare avere i mezzi per contrastarci. Ci sono poche tipologie di nemici (sei se contiamo le torrette), e il loro comportamento non cambia dopo la loro introduzione, rendendoli progressivamente meno minacciosi e incapaci di starci dietro, specie dopo aver capito quanto sia facile fregarli. Hanno una pessima visione periferica, non chiamano rinforzi, e non sembrano nemmeno accorgersi dei cadaveri dei loro compagni. Vero, se ci individuano allertano l’intera mappa e possono farci fuori in pochi colpi, ma basta rotolare fuori dalle scatole e in una ventina di secondi si è di nuovo puliti.

Steel Seed, feeling tripla A, nel bene e nel male – Recensione PC

Può però venir voglia di menare le mani, circostanze in cui Steel Seed si trasforma in una sorta di character action. Il parco mosse di Zoe è piuttosto bilanciato, con combo leggere, attacchi pesanti, schivate, contrattacchi, e diverse skill che ne incrementano il potenziale offensivo, tuttavia le sue movenze sono decisamente più legnose rispetto ad un’opera specializzata; azzeccare il tempismo di un counter è un terno al lotto, la finestra di esecuzione è estremamente piccola e inconsistente, e le mosse dei nemici non sono sempre cristalline. Affrontare le minacce a viso aperto non è quindi consigliato, non senza prima aver dato una “sfoltita”, ma conviene prenderci confidenza, perché il gioco tenderà a buttarci in scontri obbligati verso le fasi conclusive della campagna, boss finale compreso. 

Steel Seed: grafica brillante, buone le prestazioni, l’audio non emoziona

Nonostante alti e bassi, l’esperienza rimane piacevole per tutta la durata dell’avventura, ultimabile in 10-15 ore. Volendo poi è possibile tornare sui propri passi in cerca degli oggetti mancanti, proposito agevolato dalle comode stazioni che tappezzano i livelli, da cui teletrasportarsi e che indicano i collezionabili ancora in zona.

Steel Seed, feeling tripla A, nel bene e nel male – Recensione PC

Sul fronte tecnico, la veste grafica di Steel Seed è impeccabile, con scenari ricchi di dettagli e atmosfere palpabili. Ogni location vanta un’identità ben distinta, con giochi di luce ed effetti che mettono in risalto gli ambienti; alcuni frangenti forse sono un po’ troppo bui. Ottimi e molto convincenti i design dei robot, da Zoe e Koby ai modelli umanoidi prodotti in serie, e pure quelli più grossi, con cui purtroppo non possiamo interagire direttamente; funzionali al punto giusto le animazioni. 

Buone le prestazioni; anche impostando tutto il massimo, il frame rate si è mantenuto sopra la soglia dei 60 sulla 2070 Super del sottoscritto, pur fluttuando con una certa regolarità. Dopo l’aggiornamento di qualche giorno fa sono diminuiti i bruschi cali all’accumularsi dei particellari a schermo durante i combattimenti e l’esplorazione del nodo biologico, lasciando all’attivo solo una manciata di singhiozzi in occasioni random, probabilmente per via di caricamenti in background.

Steel Seed, feeling tripla A, nel bene e nel male – Recensione PC

Il tema principale del gioco, che risuona a inizio storia e nei titoli di coda, non è affatto male, ma di solito la colonna sonora tende a restarsene in disparte, soppiantata da un’effettistica ambientale di tutto rispetto, per poi pompare tensione nei momenti più tesi; non ci sarebbe dispiaciuto qualche brano più energico o d’atmosfera sparpagliato qua e là. Discreto sia il doppiaggio in inglese che quello in italiano, sebbene un po’ asettico, e non perché l’intero cast è composto da entità artificiali. Abbiamo avuto l’impressione che alcuni dialoghi fossero “sconnessi”, tanto a livello di mixaggio audio che di interpretazione; non succede spesso per fortuna.

Steel Seed

Versione Testata: PC

7.5

Voto

Redazione

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Steel Seed

Una presentazione ispirata e di pregevole fattura, unita ad un connubio di meccaniche rodate e ben implementate, rendono Steel Seed un pacchetto dal forte impatto e nel complesso solido, tuttavia i veterani dei generi di riferimento non tarderanno a notare le incrinature di un’opera che non si azzarda a uscire dalla comfort zone. Non sarà il nuovo Metal Gear Solid o il nuovo Metal Gear Rising, ma prova a unire come meglio può entrambi i mondi, offrendo un’esperienza d'intrattenimento e senza grosse sbavature, ma nemmeno particolari exploit. Se vi piacciono gli action o gli stealth, e non vi dispiace trascorrere un paio di pomeriggi in compagnia di un’opera tanto competente quanto “safe”, Storm in a Teacup potrebbe aver realizzato il gioco che fa al caso vostro. 

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