Street Racing Syndicate

di Davide Tognon
Probabilmente la lacuna più evidente della lineup cubica si riscontra alla voce racing game; a Street Racing Syndicate spetta il gravoso compito di colmare, almeno in parte, questo vuoto. Fin dalle prime battute di gioco, e ancora prima dalla stessa copertina, si evince che SRS si va a collocare in quella fortunata (almeno in America) categoria di giochi di corse ispirati al film Fast&Furious e alla fortunata serie targata Electronic Arts "Need for Speed Underground". Non mancheranno, quindi, auto modificate all'inverosimile, corse clandestine su strade urbane, sfide fra bande rivali, e una sfilza di tamarrate di varia natura. Il menu di gioco, oltre ai consueti arcade e multigiocatore, presenta l'interessante modalità street, che si erge a vero cuore pulsante dell'intera produzione Namco. Si tratta, in poche parole, della parte principale di SRS, dove l'utente, anzichè limitarsi a partecipare a delle gare, ha a disposizione la mappa di una città, dove girare a zonzo. Ciò comporta la libera scelta dell'evento a cui prendere parte: si può sfidare un altro corridore clandestino incontrato per caso (ovviamente il duello avverrà fra le vie trafficate), recarsi ad un raduno per partecipare ad un torneo, o semplicemente farsi un giro per memorizzare le strade e i cricuiti. Questa felice scelta, che strizza l'occhio proprio a Need For Speed Underground 2, è sicuramente la nota migliore di SRS e rappresenta un buon espediente per rendere meno lineare l'azione di gioco. Il parco macchine di Street Racing Syndicate è composto da una cinquantina di vetture, realmente esistenti e tutte rigorosamente modificabili a piacimento, così come altrettanto reali sono i pezzi di ricambio, il che rende sicuramente più piacevole il tuning sulla nostra auto. Va segnalato però che i menu durante le sessioni di officina non sono perfettamente leggibili, e i continui (e ingiustificati) caricamenti fra un tubo di scarico e l'altro alla lunga infastidiscono.


Per apporre le modifiche e modificare i settaggi della vostra vettura, dovrete ovviamente investire il denaro che viene acquisito, come avrete già intuito, partecipando a gare ed eventi, potendo puntare parte dei vostri averi su tutte le corse disputate. Alcune prove, in particolare, oltre alla pecunia forniscono un aumento di rispetto (un po' come in GTA, insomma), necessario per essere ammessi alle gare più in vista. Oltre a tutto questo, SRS offre una nuova possibilità di conquista, rappresentata dal gentil sesso, interessato, però, alle vostre sole prestazioni "motoristiche". L'unico "vantaggio" che ne deriva è la visualizzazione di videoclip di dubbio gusto, con donne in carne ed ossa come protagoniste che poco aggiunge ad un titolo che richiedeva ben altre cure e attenzioni per attirare il grande pubblico. Sbloccare tutte le auto, tutti i ricambi, i tracciati (e tutte le donne) può significare trascorrere molte ore alla guida della vostra vetture, ma purtroppo la natura poco originale di SRS non fornisce quel particolare stimolo a farsi giocare fino in fondo. Il sistema di controllo, customizzabile dall'utente, adotta una disposizione dei tasti ben congegnata, con i due tastoni L e R adibiti a freno e acceleratore, mentre X e Y scalano le marce, e ad A è affidato l'importantissimo freno a mano. Questo sistema si presta ad una giocabilità arcade che più arcade non si può (dimenticate la fisica, per intenderci), caratterizzata dalle solite collisioni con rimbalzo, dalle solite derapatone e sgommate, dalla solita sovralimentazione chimica. Purtroppo è tutto già visto, già trito e ritrito. Il mito delle corse clandestine lanciato da Vin Diesel (l'interprete del film sopra citato) trova qui una delle sue più tristi applicazioni.

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Da questo quadro deludente prende le distanze, almeno in parte, l'intelligenza artificiale: gli avversari, nell'impostare le traiettorie, tengono sempre conto della posizione dell'auto guidata dall'utente, e appena possono cercano di sorpassarla (anche in più d'uno per volta), raramente facendo a spintoni. Purtroppo in alcuni frangenti sembrano mancare della cattiveria necessaria per portare a termine il percorso, e magari sbagliano ad affrontare le curve, o sprecano il NOS, e si lasciano a loro volta superare con troppa facilità, dando vita a quel fastidioso effetto "elastico" che caratterizza molte delle ultime produzioni arcade apparse sul mercato. La realizzazione grafica delle auto è buona, mentre solo discreto è stato il trattamento riservato agli scenari; ma il vero tasto dolente della produzione Namco, dal punto di vista visivo, è rappresentato dalle animazioni, incapaci di conferire una realistica sensazione di velocità. Anche a 150 miglia orarie l'impressione è di essere sempre in seconda marcia.

Le gare e i tornei vengono così a mancare di quella concitazione necessaria ad ogni titolo di guida arcade. Come inevitabile conseguenza l'appeal di sRS ne risente notevolmente. Anche il comparto sonoro non brilla: le musiche, prevalentemente in stile hip-hop (come impone il genere), dopo qualche ascolto stancano. Più convincenti risultano essere i rombi dei motori, che variano al variare della "composizione" della vettura. In definitiva, la quasi totale mancanza di originalità suggerisce che, più che preporsi l'obiettivo proclamato in apertura di recensione, SRS sia un tentativo mal riuscito di sfruttare un filone ormai abusato. Non solo, ma non riesce nemmeno a porsi come alternativa (scadente) all'unico racing game degno di nota sul Cubo: Need for speed underground. Una bella occasione mancata da Namco.

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