Strider
di
Roberto Vicario
Strider é uno di quei titoli che qualunque appassionato di videogiochi ricorda con molto piacere. Sono passati quindici anni dall'ultima volta che il Ninja di Capcom ha potuto vantare un titolo dedicato totalmente alle sue gesta e, come raccontato nella nostra precedente anteprima, sono serviti i ragazzi di Double Helix - già autori dell'ottimo Killer Instinct - per regalare nuova linfa vitale a questo brand. Abbiamo avuto modo di mettere mano sul codice definitivo del titolo e siamo finalmente pronti a darvi il nostro giudizio finale.
Un ninja senz'anima
Gli sviluppatori statunitensi - recentemente acquistati da Amazon - nel momento in cui hanno preso in consegna il personaggio di Capcom, hanno utilizzato una strada in grado di mischiare sapientemente elementi noti e conosciuti della saga, a meccaniche di gioco in grado di rinnovare e tenere al passo coi tempi il brand. Una scelta che, come scoprirete, ha pagato solamente in parte.
A fare da sfondo all'action che utilizza ancora una volta una telecamera bidimensionale, vi é una storia che come tradizione vuole farà solamente da contorno alle gesta del nostro ninja, e che sarà portata avanti da semplici dialoghi testuali man mano che proseguiremo nella narrazione. Utilizzando il classico arrivo in deltaplano - citazione al titolo originale - dovremo avventurarci in un mondo che, abbandonato lo schema a livelli, utilizzerà una stile che qualsiasi giocatore di Castlevania o Metroid conosce perfettamente.
Il nuovo Strider é a conti fatti un “metroidvania” a tutti gli effetti. Partiremo con il nostro ninja che potrà vantare delle abilità base, e solamente proseguendo nell'esplorazione, otterremo upgrade e miglioramenti che andranno ad aggiungere nuove abilità e tecniche al nostro eroe. La scelta da parte degli sviluppatori si é rivelata vincente principalmente per due motivi: da una parte troviamo un curva di apprendimento ben fatta, che aggiunge in maniera graduale nuovi elementi, dando al giocatore la possibilità di assimilarli in maniera coerente, in secondo luogo dobbiamo sottolineare come l'esplorazione sia sempre legata alle abilità, e questo permette di potersi muovere sempre più liberamente sulla mappa man mano che si aggiungono mosse alla nostra move list. Soprattuto quest'ultima caratteristica é utile a rendere meno pesante il backtracking, avendo la possibilità di sbloccare aree prima inaccessibili, scopredo i segreti che nascondono.
Grazie ad una mappa raggiungibile in qualsiasi momento con la pressione di un tasto, e un indicatore in grado di dirci sempre dove andare, difficilmente ci troveremo spaesati nel corso dell'avventura, elemento che rende il gioco fruibile anche ai meno avvezzi al genere.
Proseguendo nella sua gesta Strider incontrerà nemici sempre più potenti, e con pattern di attacco che chiederanno al giocatore di utilizzare la propria abilità tattica in accoppiata con le caratteristiche ninja del protagonista, per scampare l'altrimenti inevitabile morte. Anche in questo senso il titolo sembra strizzare l'occhio ai giocatori old school. All'inizio dell'avventura, potremo scegliere tra tre differenti livelli di difficoltà, tolto il più facile, già a livello normale il grado di sfida é decisamente superiore alla media, e senza un minimo di esperienza si potrebbe incappare abbastanza facilmente nella morte. Nel caso si verificasse questa malaugurata eventualità, il giocatore rinascerà in appositi checkpoint (utili anche a ristabilire la salute) e da li proseguirà la sua esperienza di gioco. Proprio questi checkpoint, sono oggetto della prima critica che rivolgiamo ai ragazzi di Double Helix. Sebbene non ci troviamo di fronte a qualcosa di estremamente scandaloso, avremmo gradito una cura maggiore nella dislocazione di queste aree. In alcuni frangenti abbiamo notato che vi é troppa distanza tra una e l'altra, e in caso di morti plurime potrebbe diventare noioso e frustrante per il giocatore, tornare costantemente sui suoi passi.
Ma quali sono queste abilità? oltre al classico attacco con plasma blade, salto e scivolata, gli sviluppatori hanno aggiunto il fendente verticale (che si realizza con il tasto triangolo) che permette di spedire in aria i nemici e completare l'uccisione con dei colpi aerei. Inutile sottolineare che questa tecnica risulterà particolarmente efficace contro particolari tipologie di nemici. A queste tecniche se ne aggiungeranno, come detto, altre inedite che ci torneranno utili sia nell'esplorazione quanto nei combattimenti con nemici semplici e boss. Proprio parlando delle boss fight, dobbiamo sottolineare il secondo grosso limite di Strider. Memori di quello che abbiamo potuto vedere e giocare in passato, i combattimenti con i boss non sono cosi avvincenti e coinvolgenti. Sin dal primo nemico principale (un drago meccanico) lo scontro fila vila liscio, senza situazioni epiche o in grado di rimanere impresse nella mente, rendendo il tutto più una semplice routine che un momento cruciale per l'evoluzione della vicenda.
E proprio parlando di queste caratteristiche che viene a galla il limite principale dell'ultima fatica di Double Helix. Strider, sebbene si poggi so fondamenta di gameplay sicuramente solide, non regala sussulti. Un gioco che fila liscio, troppo liscio. A contribuire a questa brutta sensazione ci pensa un level design decisamente piatto, che sia in termini di vera e gestione degli ambienti di gioco, quanto di componente grafica, non riesce a trovare quegli spunti in grado di fargli fare il salto di qualità. La fortissima sensazione di déjà vu che si percepisce per tutta la durata dell'avventura non abbandona mai il giocatore, disperdendo in maniera irrecuperabile tutta quella carica carismatica che i precedenti titoli della serie portavano in dote.
Un vero peccato insomma, perché come ripetuto più e più volte gli stessi sviluppatori sono dei grandissimi fan della serie e questo rende ancora più incomprensibili alcune scelte. Perché utilizzare modelli poligonali così anonimi e decontestualizzati? perché utilizzare una palette cromatica che appiattisce in maniere incredibilmente negativa gli sfondi di gioco? ma soprattutto - e qui siamo un po ironici - chi ha deciso di realizzare la sciarpa di Strider (elemento distintivo del ninja) in quel modo? Domande a cui solamente gli sviluppatori sanno purtroppo rispondere.
Fortunatamente non é tutto da buttare via. La versione che abbiamo potuto provare su PS4 si é rivelata decisamente più definita rispetto a quella per console old gen (e ci mancherebbe!) andando ad annullare totalmente quei problemi di frame rate che avevamo riscontrato nella nostra prova precedente. Anche la componente audio, per quanto non incisiva nel suo complesso, risulta discreta e ben amalgamata al concetto futuristico che impregna il codice di gioco.
La stessa longevità é assicurata da una campagna principale che porterà via un discreto monte ore (molto dipenderà dalla ricerca o meno degli oggetti secondari) al quale si aggiungono tutta una serie di sbloccabili come costumi, bozzetti ecc. e delle modalità di gioco secondarie che vi permetteranno anche di confrontarvi con amici grazie alle leaderboards.
In definita, lo Strider che ci siamo trovati tra le mani, citando un noto cantautore italiano é un ninja “bello senz'anima”. Il gameplay é stato rivitalizzato in senso positivo, cosi come il totale cambiamento dell'impostazione di gioco risulta convincente. A mancare però é quello spunto in più che i ragazzi di Double Helix non hanno saputo imprimere alla loro visione del ninja.Un marchio (negativo) che cozza con quello che la serie ha saputo regalare in passato.
Insomma, se siete fan del ninja potete tranquillamente acquistare il titolo, non rimarrete delusi. Anche se chi si aspettava un ritorno in grande stile di Strider potrebbe ritrovarsi con un retrogusto amaro in bocca.
Un ninja senz'anima
Gli sviluppatori statunitensi - recentemente acquistati da Amazon - nel momento in cui hanno preso in consegna il personaggio di Capcom, hanno utilizzato una strada in grado di mischiare sapientemente elementi noti e conosciuti della saga, a meccaniche di gioco in grado di rinnovare e tenere al passo coi tempi il brand. Una scelta che, come scoprirete, ha pagato solamente in parte.
A fare da sfondo all'action che utilizza ancora una volta una telecamera bidimensionale, vi é una storia che come tradizione vuole farà solamente da contorno alle gesta del nostro ninja, e che sarà portata avanti da semplici dialoghi testuali man mano che proseguiremo nella narrazione. Utilizzando il classico arrivo in deltaplano - citazione al titolo originale - dovremo avventurarci in un mondo che, abbandonato lo schema a livelli, utilizzerà una stile che qualsiasi giocatore di Castlevania o Metroid conosce perfettamente.
Il nuovo Strider é a conti fatti un “metroidvania” a tutti gli effetti. Partiremo con il nostro ninja che potrà vantare delle abilità base, e solamente proseguendo nell'esplorazione, otterremo upgrade e miglioramenti che andranno ad aggiungere nuove abilità e tecniche al nostro eroe. La scelta da parte degli sviluppatori si é rivelata vincente principalmente per due motivi: da una parte troviamo un curva di apprendimento ben fatta, che aggiunge in maniera graduale nuovi elementi, dando al giocatore la possibilità di assimilarli in maniera coerente, in secondo luogo dobbiamo sottolineare come l'esplorazione sia sempre legata alle abilità, e questo permette di potersi muovere sempre più liberamente sulla mappa man mano che si aggiungono mosse alla nostra move list. Soprattuto quest'ultima caratteristica é utile a rendere meno pesante il backtracking, avendo la possibilità di sbloccare aree prima inaccessibili, scopredo i segreti che nascondono.
Grazie ad una mappa raggiungibile in qualsiasi momento con la pressione di un tasto, e un indicatore in grado di dirci sempre dove andare, difficilmente ci troveremo spaesati nel corso dell'avventura, elemento che rende il gioco fruibile anche ai meno avvezzi al genere.
Proseguendo nella sua gesta Strider incontrerà nemici sempre più potenti, e con pattern di attacco che chiederanno al giocatore di utilizzare la propria abilità tattica in accoppiata con le caratteristiche ninja del protagonista, per scampare l'altrimenti inevitabile morte. Anche in questo senso il titolo sembra strizzare l'occhio ai giocatori old school. All'inizio dell'avventura, potremo scegliere tra tre differenti livelli di difficoltà, tolto il più facile, già a livello normale il grado di sfida é decisamente superiore alla media, e senza un minimo di esperienza si potrebbe incappare abbastanza facilmente nella morte. Nel caso si verificasse questa malaugurata eventualità, il giocatore rinascerà in appositi checkpoint (utili anche a ristabilire la salute) e da li proseguirà la sua esperienza di gioco. Proprio questi checkpoint, sono oggetto della prima critica che rivolgiamo ai ragazzi di Double Helix. Sebbene non ci troviamo di fronte a qualcosa di estremamente scandaloso, avremmo gradito una cura maggiore nella dislocazione di queste aree. In alcuni frangenti abbiamo notato che vi é troppa distanza tra una e l'altra, e in caso di morti plurime potrebbe diventare noioso e frustrante per il giocatore, tornare costantemente sui suoi passi.
Ma quali sono queste abilità? oltre al classico attacco con plasma blade, salto e scivolata, gli sviluppatori hanno aggiunto il fendente verticale (che si realizza con il tasto triangolo) che permette di spedire in aria i nemici e completare l'uccisione con dei colpi aerei. Inutile sottolineare che questa tecnica risulterà particolarmente efficace contro particolari tipologie di nemici. A queste tecniche se ne aggiungeranno, come detto, altre inedite che ci torneranno utili sia nell'esplorazione quanto nei combattimenti con nemici semplici e boss. Proprio parlando delle boss fight, dobbiamo sottolineare il secondo grosso limite di Strider. Memori di quello che abbiamo potuto vedere e giocare in passato, i combattimenti con i boss non sono cosi avvincenti e coinvolgenti. Sin dal primo nemico principale (un drago meccanico) lo scontro fila vila liscio, senza situazioni epiche o in grado di rimanere impresse nella mente, rendendo il tutto più una semplice routine che un momento cruciale per l'evoluzione della vicenda.
E proprio parlando di queste caratteristiche che viene a galla il limite principale dell'ultima fatica di Double Helix. Strider, sebbene si poggi so fondamenta di gameplay sicuramente solide, non regala sussulti. Un gioco che fila liscio, troppo liscio. A contribuire a questa brutta sensazione ci pensa un level design decisamente piatto, che sia in termini di vera e gestione degli ambienti di gioco, quanto di componente grafica, non riesce a trovare quegli spunti in grado di fargli fare il salto di qualità. La fortissima sensazione di déjà vu che si percepisce per tutta la durata dell'avventura non abbandona mai il giocatore, disperdendo in maniera irrecuperabile tutta quella carica carismatica che i precedenti titoli della serie portavano in dote.
Un vero peccato insomma, perché come ripetuto più e più volte gli stessi sviluppatori sono dei grandissimi fan della serie e questo rende ancora più incomprensibili alcune scelte. Perché utilizzare modelli poligonali così anonimi e decontestualizzati? perché utilizzare una palette cromatica che appiattisce in maniere incredibilmente negativa gli sfondi di gioco? ma soprattutto - e qui siamo un po ironici - chi ha deciso di realizzare la sciarpa di Strider (elemento distintivo del ninja) in quel modo? Domande a cui solamente gli sviluppatori sanno purtroppo rispondere.
Fortunatamente non é tutto da buttare via. La versione che abbiamo potuto provare su PS4 si é rivelata decisamente più definita rispetto a quella per console old gen (e ci mancherebbe!) andando ad annullare totalmente quei problemi di frame rate che avevamo riscontrato nella nostra prova precedente. Anche la componente audio, per quanto non incisiva nel suo complesso, risulta discreta e ben amalgamata al concetto futuristico che impregna il codice di gioco.
La stessa longevità é assicurata da una campagna principale che porterà via un discreto monte ore (molto dipenderà dalla ricerca o meno degli oggetti secondari) al quale si aggiungono tutta una serie di sbloccabili come costumi, bozzetti ecc. e delle modalità di gioco secondarie che vi permetteranno anche di confrontarvi con amici grazie alle leaderboards.
In definita, lo Strider che ci siamo trovati tra le mani, citando un noto cantautore italiano é un ninja “bello senz'anima”. Il gameplay é stato rivitalizzato in senso positivo, cosi come il totale cambiamento dell'impostazione di gioco risulta convincente. A mancare però é quello spunto in più che i ragazzi di Double Helix non hanno saputo imprimere alla loro visione del ninja.Un marchio (negativo) che cozza con quello che la serie ha saputo regalare in passato.
Insomma, se siete fan del ninja potete tranquillamente acquistare il titolo, non rimarrete delusi. Anche se chi si aspettava un ritorno in grande stile di Strider potrebbe ritrovarsi con un retrogusto amaro in bocca.
Strider
7.5
Voto
Redazione
Strider
Strider é un remake solido e divertente, con meccaniche di gioco che tendono a ringiovanire il prodotto senza però fargli perdere elementi distintivi del suo passato. Tuttavia gli sviluppatori, a seguito di scelte non corrette riguardanti level design ed estetica, non sono riusciti a regalare le stesse sensazioni che ci avevano trasmesso i capitoli precedenti. Una pecca che, sopratutto i fan storici della saga, non faranno fatica a notare. Un titolo valido, ma che poteva e doveva osare nettamente di più.