Stronghold 3

di Marco Modugno
Non ci siamo. La saga "castellana" di Firefly Studios raggiunge il traguardo del suo terzo capitolo con la pedalata lenta e il fiato corto di un ciclista fuori allenamento ad una tappa di montagna. Proprio come uno "scalatore" mediocre, sembra aver speso il suo meglio all'inizio, nella sua prima godibile puntata, e dopo aver mostrato più di un segno di stanchezza nel numero due della serie, ecco che il peggio deve ancora venire, nell'ultima parte del percorso. Il titolo, infatti, clona uno schema di gioco che rispecchia in modo piuttosto pedissequo quello già visto nei precedenti capitoli, approfittandone per rendere più macchinoso e meno piacevole il gameplay, senza nemmeno disturbarsi più di tanto a scomodare i motori grafici più recenti per strappare, quanto meno, qualche esclamazione di sbalordimento grazie ad un'immagine rinnovata. Metteteci accanto una colonna sonora che vi farà rimpiangere i jingle dei coin-op degli anni Novanta e una quantità imbarazzante di bachi nel motore, e il gioco é fatto.



Ecco che il gioco riesce a beccarsi un'insufficienza meritata, nonostante l'imminenza del Natale.
Qui però non é in discussione il fatto di essere o meno più buoni, ma semmai, vista l'aria che tira, il nostrodovere di consigliare al meglio chi osserva con apprensione il suo limitato budget festivo da destinare ai nuovi giochi, chiedendosi cosa valga la pena di comperare e cosa rischi invece di finire su eBay a metà prezzo a non più di una settimana di distanza dalla prima installazione. Stronghold 3 appartiene senza meno a questa seconda categoria, e non ce ne vogliano gli sviluppatori che, d'altronde, sembrano non aver lesinato le pennichelle durante le ore di lavoro. Altrimenti non si spiegherebbe la sopravvivenza, nonostante le due patch già rilasciate gratuitamente in rete, di un quantitativo inspiegabile di falle tecniche che vi faranno rischiare il crash ben oltre il lecito.

Era dai tempi del fatidico "schermo blu della morte " di Windows 98 che non ci ritrovavamo a parlare da soli, ed in toni piuttosto accesi, per giunta, di fronte al nostro silenzioso PC. Se é apprezzabile la sollecitudine con la quale sié cercato di risolvere tutto il possibile, mediante le "toppe" sopra citate, é doveroso da parte nostra sottolineare che i problemi non sono ancora del tutto risolti, e che cisembra autolesionista dichiarare pronto un gioco e rilasciarlo in queste condizioni, rischiando una feroce ritorsione del pubblico in termini di mancate vendite, una volta che la voce si sarà sparsa in giro e su ogni forum dedicato. Tanto più che anche l'aspetto grafico in generale, al di là degli entusiasmi per la rivisitazione del motore, lascia un po' perplessi, specie se si osservano le texture in dettaglio, certe compenetrazioni di poligoni quanto meno ardite e un certo senso di spoglio e di ripetitivo che affligge gran parte delle ambientazioni.

Non staremo parlando dell'ultimo grido degli FPS, ma anche l'occhio vuole la sua parte, per diana!. E così l'orecchio, afflitto invece dalla solita fanfara pseudo-fantasy (che se la musica medioevale fosse stata davvero così, la razza umana non sarebbe sopravvissuta fino all'Evo Moderno e Gary Gygax avrebbe ambientato il suo primo RPG nello spazio intestellare). Niente CD con la colonna sonora bonus, nella confezione in scatola, ed é un bene. Le nostre strade sono funestate da un numero sufficiente d'incidenti gravi anche senza aggiungere un'ulteriore pletora di colpi di sonno...
"Tiremm innanz'", avrebbe tagliato corto Amatore Sciesa (che, se non sapete chi é,é l'ennesima prova che la storia a scuola oggi si studia poco e male), visto che l'ora é tarda e occorre spendere qualche parola sul gameplay. Scommetto che anche ai più distratti era punta vaghezza che anche questo capitolo di Stronghold fosse ambientato in un medioevo più o meno fantastico (draghi sì, elfi no), nel quale lo scopo del gioco consiste nel colonizzare un territorio, erigervi la propria fortezza a protezione degli altri insediamenti produttivi, e poi difendersi dagli attacchi nemici, andando nel contempo a rompere le uova nel paniere degli avversari. Se leggendolo qui sopra nessuno ha sobbalzato, colpito da tanta originalità, é proprio perché di trame simili, negli ultimi vent'anni, ne abbiamo macinate a dozzine.



E quindi ci aspettiamo, anzi pretendiamo da ogni nuovo gioco che esce, qualcosa di nuovo, o quantomeno uno schema di gameplay migliorato che c'invogli a riscaldarci ancora una volta il minestrone ormai stracotto del "raccogli risorse, recluta armata, sviluppa edifici, organizza tank rush, fine". Per carità, nessuno si azzardi nemmeno a pensare che Stronghold 3 possieda una qualsiasi di queste doti. Lasciatasi alle spalle l'innovazione del primo capitolo e le parecchie legnosità del secondo, il numero tre della saga sconta l'eredità di uno schema di gioco altalenante, che alterna fasi così concitate da far perdere la pazienza e la freddezza pure ad un anacoreta bizantino, a lunghi periodi di inattività, specie durante la raccolta delle risorse e la costruzione di edifici, in grado di suscitare più di uno sbadiglio.

Fortuna che l'ultima patch ha implememntato la possibilità di accelerare il tempo che passa, intervallato in modo troppo sporadico da eventi casuali, atmosferici e non, unici assieme agli scontri a movimentare un po' l'intera faccenda. In assenza, o quasi, di un'opzione diplomatica degna di tale nome, l'incontro con i nemici si risolve quasi invariabilmente in uno scontro campale o in un assedio. Che rappresenta la parte più divertente del gioco, là dove saremo chiamati finalmente ad utilizzare onagri, trabucchi, arieti e olio bollente pazientemente costruiti uno per uno... Peccato che le battaglie durino poco, lasciando dietro di loro macerie che vi obbligheranno, necessariamente, a ricomiciare ancora una volta... lentamente... instancabilmente... a ricostruire!

Facile che chi non si senta votato in modo talebano a finire ogni gioco iniziato, per una mera questione di principio, finisca per gettare la spugna molto prima di aver portato a termine le otto missioni della campagna "economica" o le diciassette di quella "bellica", senza farsi nemmeno sfiorare dalla possibilità di sfruttare l'editor di missioni, per altro ben fatto e tutto sommato abbordabile. O da quella di assaggiare il multiplayer, che lo vedrebbe confrontarsi con un numero variabile da uno a tre avversari in uno dei tre scenari disponibili (l'ultimo dei quali aggiunto con la patch). No, proprio non ci siamo. Stronghold 3 finisce per essere un titolo buono per la vendita scontata in edicola, a far da traino alla vendita di qualche pretenziosa rivista d'informatica con troppi pochi lettori per farcela da sola. Quello, poco ma sicuro, saràil suo destino a breve. Fossi il capo progetto di Firefly, non mi lascerei tentare da un possibile quarto capitolo e comincerei seriamente a pensare ad altro...