Super Mario Odyssey
Questo 2017 sarà mandato agli archivi come uno degli anni più ricchi ed imponenti in ambito videoludico. In questi primi dieci mesi dell’anno si sono succeduti tanti di quei giochi da frastornare, e allo stesso tempo estasiare, un pubblico che non ha mai visto realmente decollare questa generazione.
Chi vi scrive, questo 2017 lo ricorderà per un motivo ancora più importante: aver giocato ad una vera e propria pietra miliare dei platform game. Un titolo che punta, per l'ennesima volta, a dettare nuovi standard nel genere. E stiamo ovviamente parlando di un certo (non più) idraulico con il cappello rosso.
Una vera Odissea
La storia di Mario è legata a doppia mandata a quella del videogioco. Da sempre innovatrice nel suo campo, la serie ha fatto segnare passaggi gloriosi ridefinendo ludicamente e concettualmente i platform game.
Evitando trattati lunghi e noiosi, possiamo notare come al centro di ogni Mario ci sia sempre un elemento centrale attraverso cui ruota il gameplay; il cuore pulsante dell’azione attorno a cui si costruisce un’esperienza ricca ma non complessa. È stato il 3D per Super Mario 64, i pianeti per Super Mario Galaxy ed è un cappello (si avete letto bene) per Super Mario Odyssey.
La storia ci racconta brevemente di come Mario, cercando di salvare Peach per l’ennesima volta, viene strattonato via dalla nave di Bowser perdendo il sua glorioso cappello. Il rapimento, questa volta, è votato ad uno scopo per certi versi nobile: la nemesi del nostro baffuto eroe vuole sposare la principessa, organizzando un matrimonio sfarzoso ma obbligato. Solo, sconsolato e senza il suo famoso cappello, Mario farà la conoscenza di Cappy, una sorta di fantasma mutaforma che ha perso la sua compagna, trasformata in corona per la testa di Peach. Grazie alla nave volante Odyssey, i due si imbarcheranno in una avventura che li porterà a visitare luoghi magici sparsi per il mondo, con lo scopo di salvare le due damigelle in pericolo e boicottare il matrimonio.
Una storia canonica e semplice ma raccontata molto bene, in cui vengono magnificamente introdotti i Brodals (una famiglia di conigli assoldati da Bowser) e soprattutto il nuovo potere di Mario: il suo stesso cappello.
Cappy è di fatto in grado di essere lanciato, usato come trampolino ma soprattutto, se fatto roteare contro un nemico è in grado di prenderne le sue sembianze. Tre elementi buttati lì, ma che ribaltano quasi completamente il concetto di gioco. I nemici, all’interno dei vari livelli non sono più dei semplici ostacoli, ma diventano dei veri e propri strumenti da utilizzare per superare determinate aree. Insomma, delle vere e proprie “chiavi” utili a risolvere dei semplici (ma dannatamente intriganti) enigmi ambientali. Le forme sono delle più disparate: Goomba, Koopa, fiammelle e molto altro ancora che vogliamo davvero lasciare a voi il piacere di scoprire.
Il piacere della scoperta
La forza di questo Mario sta proprio nel perfetto (sì, perfetto!) bilanciamento tra tutti gli elementi citati poco sopra. Ogni livello è di fatto un ambiente sandbox free roaming. La storia ti indirizza sempre verso le mezze lune (niente più stelle!) utili a portare avanti la narrazione, ma una volta scoperto lo scopo principale dell’avventura (riparare la Odyssey raccogliendo un numero di mezze lune utili a volare al mondo successivo) è tutto nelle mani del giocatore.
Si potrà seguire un sorta di percorso pre impostato, oppure muoversi liberamente alla ricerca di quintali di mezze lune nascoste all’interno delle varie tappe del viaggio. È il senso di scoperta ad alimentare il fuoco che arde in maniera sempre più divampante nel giocatore. La percezione di stare giocando qualcosa che è stato pensato nei minimi dettagli, senza alcun tipo di sbavatura e con un crescendo di soddisfazione. Un vero e proprio attestato di amore nei confronti dei giochi, da chi i giochi li fa con il cuore, quello che la C maiuscola.
Sì, perché oltre ai vari poteri del cappello Mario di Odyssey è indubbiamente quello che può vantare il move set più ampio e completo di sempre, mettendo nella mani dei giocatori svariati approcci al recupero di un determinata mezza luna. Il tutto senza mai sembrare forzato o non preso in considerazione da parte degli sviluppatori.
In questo senso le somiglianze a Zelda sono svariate, ma rispetto alla saga del prescelto, qui (complici anche degli ambienti ricchi, ma non vasti come la terra di Hyrule) non si riescono a trovare imperfezioni. La precisione delle fasi platform, unita ad un frame rate e una pulizia poligonale eccellente, rendono l’esperienza di Super Mario Odyssey estasiante non solo a livello ludico, ma anche dal punto di vista tecnico e visivo (al netto di scelte stilistiche che possono piacere o non piacere in forma soggettiva).
Il che è sorprendente se si pensa a come tutto questo sia ancora più naturale se si gioca nella configurazione prediletta dal titolo, ovvero con i "joy con" staccati dalla loro impugnatura. Qui si possono apprezzare ancora di più tutti i comandi che sfruttano il sensore di movimento, perfettamente calibrati. Vi basterà agitare leggermente il joy con per lanciare il cappello, e fargli fare una leggera curva una volta in aria per dargli dei simpatici quanto utili effetti. Inoltre, ogni singola trasformazione è dotata di una particolare mossa (aggiuntiva!) da effettuare sempre attraverso un movimento con i joy con, scelta che inspiegabilmente si perde se si gioca nelle altre configurazioni, ma che fortunatamente non va a minare minimamente l’esperienza di gioco. Rimane quantomeno palese il fatto che, Super Mario Odyssey, sia stato pensato principalmente per l’uso casalingo o in condizioni di mobilità ridotta (leggasi tavolino su cuoi appoggiare Switch).
C’è un universo la fuori
Ad un gameplay a dir poco granitico nella sua calcolata precisione, si aggiunge infine quella ciliegina sulla torta che elegge a nuovo faro di riferimento per il genere questo incredibile capitolo di Super Mario, e parliamo dei contenuti.
Come dicevamo, all’interno di ogni mondo avremo quintali di mezze lune da raccogliere (più di 500 in totale), alcune semplici da scovare, altre molto meno, altre ancora derivative e citazioniste. Ma arrivati al classico scontro con Bowser, senza fare imperdonabili spoiler, l’end game offre una vera e propria esperienza alternativa, trasformando l’approccio al gioco e legandolo più al versante del collezionismo più che esplorativo. Non vogliamo davvero spingerci oltre, ma siamo certi al 100% che rimarrete piacevolmente colpiti.
Anche perché il level design è un estasiante crescendo di stile. I vari mondi sono carichi di personalità e carisma e, in base al tema portante della mappa (deserto, neve, acqua ecc.) tutto è stato pensato per portare il giocatore ancor di più nelle dinamiche del livello; senza poi dimenticare che i livelli si “evolvono”, cambiano in base ad alcuni eventi che accadono mentre stiamo recuperando le mezze lune e, difficilmente, quello che vedremo con i nostri occhi una volta atterrati con la Odyssey, sarà quello che lasceremo dopo il decollo.
Proprio per questo, è ora più facile capire l’altro grande cambiamento apportato dal team: non c’è più il game over, ed è un bene! Odyssey punta a raccontare, mostrare ed emozionare; il giocatore non deve sentirsi limitato nell’esplorare e sperimentare. Proprio per questo motivo, se dovesse capitare di morire, il malus sarà semplicemente legato alla perdita di qualche moneta d’oro. Una scelta coraggiosa, ma a nostro modo di vedere vincente.
A chiudere la girandola di contenuti ci pensano poi i vestiti (alcuni necessari ai fini del livello), mini giochi con tanto di classifiche online, e una serie di collezionabili per agghindare la Odyssey provenienti da ogni mondo visitabile. E tutto quello che vi abbiamo raccontato, così giusto per non farsi mancare nulla, gira a 1080p in docked e 720p in portatile, con un frame rate granitico sulle 60 schermate al secondo.
Si potrebbero cercare parole decisamente più auliche per giustificare il voto che vedete qua sotto, ma abbiamo scelto la strada di una recensione diretta e sincera, perfettamente in linea con quello che vuole trasmettere un gioco che non solo punta ad emozionare, ma a ridefinire - come fu per Mario 64 - gli standard del genere Platform. Lunga vita a Mario.