Sword of mana

di Antonio '[R-W]' Norfo
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Genesis of a Word: The Mana Tree
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I miti raccontano di una Dea generatrice della vita che all'alba dei tempi impugnava una spada dalla bellezza inenarrabile. Per salvare il suo creato ella decise di mutare il suo aspetto e di divenire un albero che, ergendosi al di sopra delle nuvole, fosse capace di proteggere il mondo e i suoi abitanti. E' nella natura dell'essere umano dimenticare e col passare dei tempi la grazia della divinità cadde nell'oblio. Fu poi il momento di un uomo di nome Vandol che decise di rievocare i celesti poteri della Dea. Grazie ad essi egli inaugurò l'inizio di una fiorente civiltà, ma ben presto l'oscurità prese il sopravvento e il tirannico volere di Vandol cresceva incontrastato. Proprio nell'ora della disperazione le poche anime libere decisero di opporsi al male e fra quegli eroi uno stringeva in pugno una spada tanto lucente quanto la speranza che custodiva nel suo cuore. Grazie a queste armi i titanici disegni di Vandol sopperirono e il potere di Mana fu riarginato nel suo luogo d'origine. Vent'anni dopo però, come i corsi e ricorsi storici insegnano, le radici del male non sono ancora state estirpate e la gente ha nuovamente dimenticato la driade divina. Il giovane figlio del Re Granz, esiliato il retto padre e indossata una misteriosa maschera, ha intrapreso la via delle tenebre e il suo più grande desiderio è eliminare coloro che egli chiama eretici: il Clan del Mana. Nella sua folle caccia l'Oscuro Sire (così si fa ormai chiamare il rampollo reale) ha calpestato i destini e la tranquillità di due giovani ragazzi: il figlio del console Hernann e la discendente del Villaggio del Mana, entrambi privati dei cari dai sanguinari crimini del figlio di Granz. Un ragazzo segregato nelle prigioni di un'arena e divenuto gladiatore per aver salva la vita ed una fanciulla il cui villaggio è stato sterminato dagli inquisitori saranno l'eroe e l'eroina, protagonisti del dualismo narrativo che Sword of Mana offre in una trama (rispetto all'originale più articolata ed arricchita) sapientemente intrecciata da dei maestri del copione quali sono col tempo divenuti gli addetti al settore di casa Squaresoft.

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Inner Sight

Erano i primi anni novanta quando Seiken Densetsu sbarcava sulla console portatile più fortunata della storia del videogioco (caldamente consigliata è la lettura del nostro speciale di dicembre). Per feeling e pregi artistici titoli del calibro di Final Fantasy Adventure (nome che il gioco ricevette in territorio americano, mentre in Europa era conosciuto come Mystic Quest), sul vecchio Game Boy ne uscivano decisamente pochi. Senz'altro il gioco strizzava l'occhio al rivoluzionario The Legend of Zelda di casa Nintendo, pioniere del genere Action Rpg, ma il suo reparto narrativo (tanto semplice quanto affascinante) e l'immersione nel suo mondo fantastico introducevano l'emergente volontà di differenziarsi del gioco Square dal titolo che tanta meraviglia destò su tutti i possessori del mai dimenticato Nintendo Entertainment System. Definire Sword of Mana (in oriente Shinyaku Seiken Densetsu) un semplice remake potrebbe essere riduttivo giacchè esso non solo ha arricchito ed impreziosito i lati in cui già splendeva, ma vanta al suo interno trovate ed idee prese dall'intera saga, quasi a sottolinearne (senza pretese da Summa) il proprio innegabile valore e il definitivo distacco ed autosufficienza dalla serie parente che storicamente ha riscontrato maggior successo. Parliamo chiaramente di Final Fantasy di cui inizialmente Seiken Densetsu doveva rappresentare una versione "gaiden" (ovvero una sidestory) ma da cui, per concept e natura, si distaccò col fluire del tempo e delle circostanze (a proposito, ricordate il Chocobo della versione in bianco e nero? Bene, ora è sparito, quasi a testimoniare ulteriormente l'indipendenza dalla serie dei cristalli). Gli sviluppatori effettivi portano il nome di Brownie Brown, ma in verità essi, ora assoldati da Nintendo, sono un gruppo uscente dai laboratori Square, già responsabili dei capitoli della saga di Mana e, più recentemente, di un titolo per Game Boy Advance mai uscito per nostra sfortuna dal paese del Sol Levante (Magical Vacation, un affascinante jrpg tattico).