Syphon Filter: Omega Strain

di Giuseppe 'Sovrano' Schirru

La prima affermazione di un collega redazionale dinnanzi alla vista di Syphon Filter: The Omega Strain è stata: "ma questo è un prodotto a basso budget?" Il nostro collega redazionale non è pazzo, e la sua affermazione vale più di mille parole. E' ora lecito chiedersi se stiamo parlando veramente del quarto capitolo della famosa serie che, su PSONE, ha riscosso un notevole successo. Ovviamente la risposta è affermativa, ma a scanso di equivoci, possiamo tranquillamente affermare che questa produzione ha tradito le attese, rivelandosi un prodotto tutt'altro che meritevole di attenzione. Le motivazioni sono molteplici, e non serve certo il completamento delle 17 missioni proposte per capire come, alla stregua di un tie-in, il lavoro dei Sony Bend tenti di accalappiare il pubblico grazie al nome che si porta dietro: una credenziale non da poco. Eppure bastano pochi minuti per prendere coscienza di come dietro a un reparto grafico di infimo livello, trovi posto un impianto ludico tanto pluriabusato quanto mal implementato, cominciando da un sistema di controllo impreciso e macchinoso. Purtroppo, tutte le trovate tipiche del filone, sono qui riproposte in modo superficiale, tradendo non poco quelle meccaniche stealth che, specie con gli ultimi prodotti, sono state perfezionate e affinate sempre più.


Omega Strain pare non abbia imparato perfettamente la lezione e, irrispettoso dei tempi, sbandiera componenti stealth che, anche al confronto col primo capitolo della serie (gran gioco), uscirebbero con le ossa rotta. Non è un cambiamento di rotta, perché la categoria a cui è riconducibile il prodotto è proprio quella, ma il titolo più che suggerire al giocatore l'approccio di agire nell'ombra, si trasforma ben presto in un incessante spara spara contro un'infinita di nemici, facendo cadere anche le più sottili tinte strategiche di cui sarebbe dovuto essere intriso. Fondamentalmente le ragioni sono riconducibili a un'IA dei nemici poco curata - decisamente ridicola in alcuni frangenti - e a un level design meritevole di qualche perfezionamento. Maggior attenzione o forse un pizzico di originalità in più non l'avremmo disdegnata nemmeno nei riguardi della trama che anche stavolta, manco a dirlo, vede l'ennesimo virus che minaccia la salvaguardia del pianeta. Giusto la presenza del classico protagonista, Gabe Logan, non più nel teatro di battaglia ma comodamente seduto nella camera dei bottoni, comporterà la necessità di crearci un personaggio, con un semplice tutorial anticipatore delle notevoli superficialità grafiche di questo titolo.


Non finisce qua: in game, numerosi problemi affliggono l'andazzo della partita, quali in sistema di controllo macchinoso, una gestione delle telecamere spartana e l'impossibilità di salvataggio durante la missione, giusto la presenza di qualche checkpoint. Originale l'idea di un massimo di due armi da portare (alla Halo, per quanto le tipologie di gioco siano differenti), o la possibilità di pianificare per bene la missione ed equipaggiare a dovere il nostro alter ego digitale. Peccato che, in soldoni, non riescano a cambiare le sorti di un titolo che, dal punto di vista del gameplay, non riesce proprio a decollare, nonostante la presenza del gioco on-line e di un buon numero di missioni da portare a termine.

Anche dal punto di vista tecnico, ma questo lo si era già capito, Omega Strain non brilla certo di luce propria, ma propone un impatto visivo di basso livello. Saltano subito all'occhio modelli poligonali scarni, poco curati, animazioni legnose e una cosmesi visiva che generalmente non propone guizzi di magnificenza. Anche il reparto sonoro non è da meno, ma almeno svolge degnamente il proprio compito con una completa localizzazione in italiano e degli effetti sonori orecchiabili. In definitiva, Syphon Filter: The Omega Strain tradisce le aspettative di chi, speranzoso nelle potenzialità delle console a 128 bit, aspettava con ansia un prodotto di primo piano. Non è così. Il lavoro dei Sony Bend, purtroppo, non può essere paragonato ai capisaldi del genere, e soggiorna nel limbo della mediocrità in compagnia di una miriade di altri titoli. Un vero peccato per un gioco da cui ci saremmo aspettati ben altro.