Tales of Monkey Island: The Trials and Execution of Guybrush Threepwood

di Davide Ottagono
Beffato e poi catturato, Guybush é stato costretto ad abbandonare la spugna magica per cui tanto aveva combattuto e ad essere rispedito nelle grinfie del perfido marchese. LeFlay, che sembrava essere tornata sulla retta via, ha infatti tramortito e immobilizzato il nostro eroe, ora diretto nuovamente sull'isola di Flotsam, dove tutto é cominciato. Così l'avevamo lasciato nel terzo capitolo, dopo aver avuto la meglio su Coronado e la sua ciurma, e così inizia Trial and Execution. Questo prologo silenzioso, buio, fatto da sguardi tristi e infiniti silenzi, traccia l'inizio dell'ennesima avventura del Temibile Pirata, ora costretto a vedersela con il solito DeSinge da un lato, e con una folla inferocita dall'altro. Ebbene sì, c'é qualcun altro che vuole mandare Guybrush all'altro mondo, e questo il marchese non poteva prevederlo.



I suoi esperimenti sulla tossina verranno fermati proprio quando, approdato su Flotsam, Guybrush si troverà accusato di svariati crimini - inventati e non - dagli abitanti locali. La tossina ormai ha allargato la propria morsa a tutti i Caraibi; ogni tagliagole degno di questo nome é rimasto infettato, e Guybrush ha le ore contate. Il suo principale obbiettivo, questa volta, sarà quello di dimostrare la propria innocenza in tribunale (parliamo di un vero e proprio processo, con prove da mostrare e testimoni da chiamare in appello), battagliando con il redivivo Stan, a capo dell'accusa, e con l'intera popolazione di Flotsam, incapace di accettare la sua innocenza. Un capitolo tetro, sì divertente, ma spesso e volentieri anche tragico. Si vede lontano un miglio che la stagione sta per giungere a termine, e il copione di questo episodio lo dimostra, facendo di tutto per alzare le aspettative su Rise of Pirate God, capitolo conclusivo atteso per gli inizi di Dicembre.

Colpi di scena si susseguono, rivelazioni inaspettate sul passato della saga e dei personaggi storici - LeChuck in primis - deliziano i palati dei fans di vecchia data. Mancherà forse qualche nuova comparsa degna di nota, come accaduto in Lair of the Leviathan, ma lo script é così mozzafiato da coprire ogni altra lacuna. Trial and Execution, almeno a parere nostro, é il vero seguito dei Monkey Island di Ron Gilbert. Humour nero, ambientazioni tetre e mix perfetto di ironia e serietà. Persino il Club 41, una delle aree visitabili, richiama palesemente il leggendario Scumm Bar (sarà per la colonna sonora, ri-arrangiata dal pezzo che già conoscevamo?). Cosa accadrà a Guybrush? Riuscirà a fermare i mefistofelici - e ancora incomprensibili - piani del marchese? Si ricongiungerà nuovamente con LeChuck, sua nuova spalla? Ovviamente ve lo lasceremo scoprire da soli.



Uno dei difetti di Lair of the Leviathan fu quello di non riuscire a proporre enigmi degni di tale nome, come di certo ricorderete. Sarete quindi felici di sapere che Trial and Execution non solo colma il gap comparso nel capitolo precedente, ma eleva la qualità dei rompicapi ai decorosi livelli che ogni appassionato di avventure grafiche meriterebbe. Mondo di gioco enorme, rinnovata caccia al tesoro e tante, tantissime cose da fare. Il ritorno ad un'isola già conosciuta é, però, sia croce che delizia dell'ultima produzione Telltale: se da un lato ha permesso agli sviluppatori di copia-incollare mappatura e struttura di quanto già avevano creato in passato (permettendo loro quindi di concentrarsi sul resto), dall'altro é ovvio sbattere il muro contro qualcosa che sa di già visto. Impossibile chiedersi dove porti un sentiero, oppure perdersi in luoghi esotici sconosciuti. É tutto così come lo avevamo lasciato in Launch of Screaming Narwhal: il molo d'attracco, la labirintica giungla, la casa di Voodoo Lady, il marchingegno di controllo dei venti e così via.

Doppiamente triste che suddetto backtraking sia l'unico difetto degno di nota riscontrato. Vero, Telltale non é nuova a simili tipi di riciclaggio delle ambientazioni, e Sam&Max ne é la prova più lampante, ma altrettanto vero é che se c'era una cosa su cui Tales of Monkey Island si distingueva dalle saghe precedenti, quella era proprio l'offerta di zone sempre create da zero. Sperando che questa linea venga ancora una volta stroncata da Rise of Pirate God, ovviamente. Il vantaggio di avere un mondo già bello che pronto é, come detto prima, il maggior tempo concesso alla software house per lavorare ad altri contenuti. Trial and Execution offre, di fatto, la più grande zona esplorabile dell'intera miniserie. Parliamo infatti dell'intera Flotsam già visitata nel primo capitolo, oltre a qualche altro scorcio messo su per l'occasione. Ci riferiamo al già citato Club 41, il bar pirata che, nel primo capitolo, abbiamo ammirato solo dall'esterno, e al Tribunale di Giustizia, che ha ora aperto finalmente i battenti. Tanto da fare, altrettanto da esplorare. La sfida é assicurata.