Teenage Mutant Ninja Turtles

di Fabio Fundoni
Cowabonga!
Era una Domenica natalizia del lontano 1990 quando, in giro per negozi con mia madre, vidi "la" locandina davanti al cinema. Dopo una bellissima serie di cartoni animati che aveva catturato l'attenzione mia e di tutti i miei compagni delle scuole elementari, era finalmente arrivato anche in Italia il primo film delle Tartarughe Ninja. Ricordo che strattonai il cappotto della mamma fino a quando non la convinsi a rivedere i piani di shopping in favore della pellicola. Non so se uscii dalla sala gridando "cowabonga" (il classico urlo di battaglia delle Turtles), ma ho ancora in mente quanto il marchio delle quattro testuggini fosse popolare. Oltre ai cartoni e al film già citatati, gadget, figurine, fumetti e giocattoli entravano nei desideri di ogni adolescente e nei peggiori incubi di ogni genitore (mio padre girò per tre giorni per comprarmi a Natale l'action figure di Michelangelo che tanto desideravo, per poi ripiegare su Raffaello, unico rimasto su tutti gli scaffali). Sono passati più di vent'anni dalla nascita delle Teenage Mutant Ninja Turtles datata 1984, figlia del concepimento di un fumetto quasi amatoriale nella lontana America. Per chi avesse vissuto le ultime decadi su qualche atollo disperso nel mare della Polinesia, ricordo brevemente che stiamo parlando di Leonardo, Raffaello, Michelangelo e Donatello, quattro tartarughine che venute a contatto con un agente mutageno hanno iniziato a crescere a dismisura sino a raggiungere una forma quasi umana, il tutto sotto la guida di Splinter, topo anch'esso mutante, con la saggezza di un vero maestro ninja e la passione per la pittura italiana, motivo dei nomi dei suoi discepoli. Innumerevoli battaglie sono passate sui gusci dei nostri eroi per difendere un mondo che non ha mai del tutto imparato ad accettare la loro natura di mutanti, relegandoli a vivere nascosti nelle fogne di New York tra una cena a base di pizza e allenamenti. Dopo altalenanti fortune di critica e uno zoccolo duro di fan che li hanno sempre sostenuti anche nei momenti di minor successo, il 2007 è l'anno della riscossa grazie all'uscita del nuovissimo lungometraggio animato in computer grafica che sta spopolando negli U.S.A. e si appresta a conquistare il resto del Mondo. Puntuali come la pioggia nei giorni di vacanza, ecco anche le trasposizioni su console, tra cui non manca quella per il vero dominatore del mercato mondiale odierno, cioè il Nintendo DS.

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Quattro tartarughe per difendere la terra.
Quello che forse non tutti sanno, è che la serie originale a fumetti si discosta come atmosfera rispetto alla versione animata che ha spopolato in Italia. Mostrando toni più dark, maturi ed una certa violenza di fondo, il tutto si presenta in un certo senso diverso dalla struttura ridanciana a cui molti di noi si sono abituati nei vari passaggi in tv. Ed è appunto alla New York cupa e pericolosa che si ispirano sia il film che il videogame, dove un nemico ancora avvolto nel mistero, sta minacciando l'intero pianeta. Tutto ha inizio con il ritorno di Leonardo, leader del gruppo armato di due letali katana, da un difficile allenamento in Sud America per migliorare la propria attitudine al comando. Invece di una festoso comitato di benvenuto, trova ad attenderlo una crescente criminalità e una sequela di aggressioni. In più la sua assenza ha gettati i suoi fratelli nel malcontento, tra tutti è Raffaello che roso dalla gelosia, si oppone al comando di Leonardo. Ma i problemi famigliari devono essere risolti in fretta se Splinter non vuole vedere i suoi figliastri soccombere contro le forze del male. Come se non bastasse, per i tetti della metropoli si aggira il fantomatico Nightwatcher, forte guerriero di cui nessuno sa nulla, che di notte si lancia alla ricerca di criminali per farsi giustizia da solo. Molti guai e altrettante sorprese attendono il quartetto, a patto di recuperare l'armonia d'azione che da sempre è stata la loro arma vincente. Questo è l'impianto narrativo che ci si para davanti inserendo la cartuccia di TMNT nel nostro fido DS. Saltano subito agli occhi le tinte scure delle immagini iniziali, dove pregevoli schermate ci narrano la trama. Scelta la modalità principale ci troveremo catapultati sui tetti della Grande Mela alla guida di Leonardo. L'impatto grafico è sicuramente pregevole, la nostra tartaruga è modellata completamente in tre dimensioni come gran parte degli ambienti, con fondali fissi di altrettanta qualità. Il gioco si dipana su due modalità che si alternano durante i vari livelli: una tipicamente platform e un'altra votata al combattimento contro i nemici. Quando ci troveremo a saltellare tra comignoli e scale antincendio, dovremo unicamente premere i pulsanti Y, X e A per andare a destra, sinistra o avanti. Il tutto è completamente legato a punti luminosi sullo schermo che ci indicheranno le possibili direzioni da prendere. Tra capriole e giravolte, premendo i tasti con il giusto tempismo, potremo effettuare alcune combinazioni per guadagnare bonus o Spirito Ninja (un modo più folkloristico per definire la classica barra della vita). Dopo aver terminato i primi due livelli però, ci accorgiamo che qualcosa non quadra. L'idea potrebbe sembrare divertente, ma dopo poco il tutto risulta ripetitivo, tra l'altro anche a causa di alcune imprecisioni nei controlli dove spesso saranno ambigue le posizioni delle piattaforme da raggiungere, con la probabilità di sbagliare tasto a causa di una prospettiva poco felice delle telecamera. Libertà di movimento quasi nulla, al punto che nelle rare occasioni dove potremo muovere con la croce direzionale il nostro personaggio ( a turno useremo tutte le Turtles e Nightwatcher ), saremo limitati a spostarci verso nuovi salti da compiere con qualche cassa o barile da distruggere, situazione in cui potremo sfoderare le armi che in ogni altro momento della fase esplorativa risulteranno bloccate.

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Non aprite quella fogna!
A intramezzare le sezioni platform, in alcuni punti prestabiliti ci troveremo a dover finalmente combattere contro nemici più o meno conosciuti, dai classici ninja del clan Foot (antagonisti storici di Splinter e famigliola) a nuovi avversari. Tutto si riduce all'uso della parata e un unico tasto d'attacco, con qualche mossa speciale da sbloccare finendo le varie missioni. Gli avversari, oltre che poco vari, sono quasi totalmente innocui compresi i boss finali, un minimo allenamento basterà per evitare sconfitte indesiderate. Nelle situazioni più calde (ma sfido chiunque a trovarle) potremo, in base ai bonus raccolti, chiamare le altre tartarughe ad aiutarci, premendo con il pennino del DS su apposite icone nello schermo inferiore. L'azione degli alleati è particolarmente devastante, spesso un buon livello di Vincolo Famigliare (così si chiama il bonus in questione) basterà a mettere a tacere qualsiasi criminale. Il gameplay risulta inevitabilmente povero in entrambe le modalità e nemmeno alcune sporadiche gare di salti con le altre tartarughe riescono a donare un po' di freschezza. Come se non bastasse, la longevità riserva una brutta sorpresa: in poche ore avrete finito il gioco e non vi rimarrà che cercare di completare le missioni nel minor tempo possibile raccogliendo tutti gli oggetti, impresa che non vi ruberà troppo tempo. La modalità multyplayer permette di sfidare un amico a completare un percorso il più velocemente possibile, ma anche qui la noia arriverà presto a far da padrona. Altre mancanze si notano nel piano narrativo, dove le schermate statiche tra una missione e l'altra spiegano poco e male la trama e i rapporti tra i personaggi, emblema di tutto il fatto che guideremo i nostri eroi a casa di April O'Neal, amica storica dei protagonisti, ma non comparirà mai il suo volto sui due schermi della console.
Anche il pennino e il touch screen sembrano essere finiti nel dimenticatoio, al punto che userete la rinomata capacità peculiare del DS unicamente per sfruttare i Vincoli Famigliari.
Un vero peccato, soprattutto alla luce di quanto buono si riveli il motore grafico che si limita in rarissimi casi a mostrare qualche incertezza nelle compenetrazioni dei personaggi con i fondali. Davvero troppo poco quello che fa da contorno allo sforzo tecnico profuso. Per meglio figurare sulla piccola/grande console a due schermi, le Tartarughe Ninja dovranno allenarsi ancora...