Tekken 6

di Luca Luperini
Odi et amo
Odio e amore: per descrivere il conflittuale rapporto tra la piccola console di casa Sony ed i picchiaduro non potremo trovare espressione più consona di quella catulliana.
Come ogni amante del genere più manesco del panorama videoludico sa bene, a rendere quantomeno difficile la vita dei beat 'em up su PSP é in primo luogo la difficoltà di interfacciarsi con un sistema di controlli inevitabilmente ridotto all'osso, tenuto anche conto di come già il semplice pad domestico venga spesso e volentieri rimpiazzato da elaborate periferiche sviluppate ad hoc. Ostacolo che però non ha impedito che una nutrita schiera di esponenti del genere si annoverassero tra i must buy della piattaforma portatile.
Dal precedente Tekken Dark Resurrection, passando per Soul Calibur Broken Destiny, fino ad arrivare al più recente -e atipico- Final Fantasy Dissidia, la lista dei titoli capaci di ovviare egregiamente a tali limiti, facendo al contempo leva sul fattore portabilità, é destinata ad allargarsi con l'arrivo della traduzione tascabile del tanto discusso ultimo episodio della saga narrante le traversie della famiglia Mishima.
Un porting sui generis, in grado di trascinare con se tutto il meglio della versione casalinga, lasciandosi alla spalle soltanto quella modalità Scenario che ha rappresentato il pomo della discordia tra i sostenitori ed i detrattori del fratello maggiore.



Tekken 6 su PSP torna quindi alla formula classica, rieleggendo lo scontro uno contro uno a manifestazione principe del gameplay. Un balzo indietro necessario per sfoltire la già ingente quantità di dati presenti nel disco UMD e che, insieme alla gradita possibilità di effettuare una parziale installazione dei dati di gioco su Memory Card per sveltire il lento iter dei caricamenti, ed alla mancanza di una modalità multiplayer degna di tal nome, rappresenta l'unico vero compromesso a cui i ragazzi di Namco hanno necessariamente dovuto cedere.
E se, come ci aspettiamo, per molti acquirenti l'assenza della campagna a scorrimento sarà un bonus più che un malus, ed i 380 MB richiesti rappresenteranno un ragionevole pegno per sveltire l'incedere degli scontri, l'impossibilità di sfidare avversari umani che non siano nelle prossime vicinanze, costituisce una mancanza dolorosa per qualsiasi picchiaduro che si rispetti. La formula del “mal comune, mezzo gaudio” non basta a farci soprassedere su di una limitazione comune al gran parte della line up PSP e che, per alcuni particolari generi, acquisisce un peso specifico ben più gravoso.
Non resta quindi che fare buon viso a cattiva sorte bussando all'inquilino del piano superiore ed intimandogli l'acquisto di console e gioco, per poter finalmente sfruttare l'eterna modalità versus resa disponibile dalla connessione Wi-Fi ad hoc.

chi non mena in funivia..
Per coloro i quali son sprovvisti di vicini -e di piani superiori- niente paura: Tekken 6 offre comunque una moltitudine di pretesti per menare le mani.
Gli amanti del cabinato troveranno pane per i loro denti con il sempreverde arcade mode, mentre chi proprio non può fare a meno del brivido della sfida tra giocatori pensanti può spingere al massimo la propria suspension of disbelief intraprendendo la battaglia fantasma; una sorta di surrogato di quello che sarebbe un susseguirsi di scontri multiplayer, senza la simpatica disconnessione da rosik acuto.
Decisamente più folkloristiche sono le modalità sfida tra le quali, oltre alle famigerate “prova a tempo” e “sopravvivenza”, spicca l'inedita “corsa all'oro”, la quale, come suggerisce il nome, consiste in una serie di brevi combattimenti, all'interno dei quali ogni colpo dato e ricevuto rappresenterà un guadagno od una perdita di monete d'oro, con l'unico scopo di mantenere il proprio bilancio in attivo. Un diabolico meccanismo che stregherà il giocatore, insegnandogli il valore di un approccio ponderato al gioco e che, soprattutto, premierà i più abili con sonanti dobloni da poter reinvestire per la personalizzazione di ognuno dei ben quaranta personaggi disponibili.
Proprio la struttura di personalizzazione ha subito considerevoli cambiamenti rispetto a quella presente della versione HD. Se, infatti, nell'incarnazione casalinga lo store presentava numerose migliorie in grado di incrementare le skills del combattente all'interno della modalità Scenario, proprio l'assenza di quest'ultima ha fatto si che questo meccanismo di upgrade mantenesse soltanto la sua componente prettamente estetica. Potrete quindi sbizzarrirvi avvicinando il vostro personaggio preferito alla vostra inclinazione modaiola, rendendo così irriconoscibile perfino un Heihachi Mishima.




Abbiamo tenuto per ultima non a caso la modalità Storia. Se, infatti, tutte le varianti di gioco sopraelencate ci hanno ampiamente soddisfatto per longevità e cura nella realizzazione, quest'ultima ha sollevato in noi più di una perplessità.
In primo luogo, a farci storcere la bocca é stata l'esiguo numero di combattimenti in cui si articola. Bastano infatti appena cinque scontri per arrivare a visualizzare l'agognato video finale in computer graphics. A questo punto qualche lettore si starà strofinando le mani pensando a come visualizzare tutti e quaranta i video in poche ore. Niente da fare, prima dovrete passare letteralmente sopra ad Azazel ed a Jin, rispettivamente boss e vice boss comuni a tutte le story line, nonché avversari contraddistinti da un picco di difficoltà duro da digerire. Specialmente il mostrone verde dai vaghi richiami egizi, con le sue combo senza contromossa, ed il suo ampio raggio d'azione -é grosso il triplo di un qualsiasi altro personaggio- vi farà seriamente venire voglia di scaraventarlo fisicamente, con tanto di PSP, contro il parquet. Solo la calma zen dei giocatori più smaliziati -oltre al valore economico non indifferente di console e tavole in ciliegio- vi mostreranno la lunga via fatta di abnegazione e pratica che conduce alla tanto agognata sequenza finale, per poi scoprire dolorosamente che molti di questi video sono stati brutalmente tagliati in fase di conversione. Una scelta che ad ogni modo ci sentiamo di difendere tenuto conto che l'elemento cardine ha passato indenne la dura procedura di porting: stiamo parlando del gameplay.

l'età del ferro
Tekken 6 mantiene infatti il solito, accattivante, appeal che negli anni ha sancito il successo della serie. Intuitivo per i novizi e stimolante per la frangia hardcore, il sistema di gioco trova nell'interfaccia di gioco PSP un'inaspettato alleato. Bastano infatti i quattro tasti frontali, coadiuvati dalla sola croce direzionale -o dallo stick analogico-, per avere il pieno controllo del vostro alter ego.
E' proprio tale sensazione di piena padronanza a trasparire fin dalle prime battute. La tempistica e la scelta di ogni singola combinazione trova piacevolmente riscontro in quanto accade sul piccolo LCD, in un climax capace di condurre per mano il giocatore dal più bieco button smashing allo zenit delle arti marziali. Un progresso che inevitabilmente vi porterà alla scoperta di tutti e 40 i personaggi disponibili, ognuno dei quali dotato di un proprio stile di combattimento. E se con alcuni sarete costretti a scendere a patti con altri sarà amore a prima vista. Insomma, una sorta di affollato speed date in cui siete invitati a scegliere il vostro compagno di battaglie. E se son rose fioriranno.

Certo é che un'ottima giocabilità non può prescindere dal supporto di un'adeguata realizzazione tecnica; e, in questo, Tekken 6 non fa certo eccezione.
In particolar modo é da lodare l'egregio lavoro svolto da Namco nell'adattare il comparto grafico all'hardware portatile. Se, da una parte, il dettaglio é stato per forza di cose sacrificato, dall'altra la sensazione di fluidità e di ritmo negli scontri raggiunge un primato difficile da eguagliare.
Tutto si muove con impressionante precisione e stabilità, pur mantenendo un impatto visivo complessivo in grado di far dimenticare anche lo scomodo precedente raggiunto da Dark Resurrection.
A ben guardare anche i singoli lottatori non sfigurano troppo rispetto alle loro controparti in alta definizione, salvo per qualche, sporadica, caduta di stile dovuta ad alcune texture ssottotono, od a qualche scelta cromatica quantomeno discutibile.
A pagare maggiormente il salto hardware sono state le arene, le quali appaiono mediamente più piatte rispetto alle controparti originarie e decisamente impoverite dal punto di vista dell'interazione. Due deficit che ad ogni modo non influenzano particolarmente l'esperienza di gioco, tenendo soprattutto conto della struttura tendenzialmente bidimensionale degli scontri.
Infine resta il comparto audio, il quale -come nelle edizioni casalinghe- appare poco incisivo dal punto di vista dei temi musicali, ma puntuale per quanto riguarda i campionamenti audio che contornano le lunghe scazzottate.