Tenchu: Fatal Shadows
di
Giappone Feudale. Sono passati svariati mesi dallo scontro che ha visto le forze del governatore Matsunoshin Godah prevalere contro quelle del perfido Lord Mei-Oh. Il fragile equilibrio conquistato non senza perdite, prima fra tutte quella del valoroso Rikimaru, è però minacciato dalla presenza di un nuovo signore del male, responsabile fra l'altro dello sterminio del villaggio di Beniya. Spetterà all'ultima superstite del clan Matsunoshin Ayame ed alla giovanissima shinobi di nome Rin, scampata per miracolo all'eccidio di Beniya, il compito di salvaguardare la giustizia dai potenti. Collocato a cavallo fra gli eventi descritti nel primissimo capitolo della serie -Stealth Assassins- e quelli di Wrath of Heaven, in Fatal Shadows l'assenza di un personaggio storico come Rikimaru è compensata dall'inserimento nel ruolo di co-protagonista della giovane Rin. Per quanto la scelta non intacchi in modo significativo il concept di gioco, la presenza della nuova protagonista va invece ad influenzare il background narrativo di questa nuova avventura (la terza sulle console di nuova generazione) che si svilupperà proprio attorno al desiderio di vendetta della giovanissima shinobi. L'interessante espediente narrativo, reso ancor più coinvolgente grazie ai frequenti filmati d'intermezzo realizzati con il medesimo motore del gioco, non modifica in alcun modo il solito e solido sistema di gioco ancorato ancora una volta ad una struttura suddivisa in missioni durante le quali, scelto il tipo di equipaggiamento ed ottenute le indicazioni sul compito da portare a termine, ci sarà chiesto di uccidere personaggi di spicco della malavita del tempo e recuperare prove di eventuali complotti facendo uso delle nostre innati capacità di infiltrazione.
Tra new entry e piacevoli ritorni
Il team di sviluppo ha cercato senz'ombra di dubbio di non stravolgere il concept di gioco con particolari trovate o novità di rilevo, badando piuttosto ad approfondire alcuni concetti rimasti nei precedenti episodi allo stato quasi embrionale. In tal senso bene ha fatto a reinserire alcune features di cui si erano perse le tracce nell'ultimo episodio apparso su Playstation 2, prima fra tutte la possibilità, sulla falsa riga di Metal Gear e Splinter Cell, di poter spostare a proprio piacimento i cadaveri dei nemici, elemento particolarmente adatto per un titolo che fa dell'aspetto furtivo il proprio punto di forza. Altro gradito ritorno è la possibilità di nuotare e nascondersi nell'acqua mentre del tutto nuova è l'impossibilità di selezionare il personaggio principale prima di ciascuna missione. A differenza dei precedenti capitoli della serie, sia Ayame che Rin dovranno essere utilizzate in tempi e modi ben definiti, scelta motivata con la volontà di rendere il gioco meno lineare che in passato grazie all'estrema differenza fra le due protagoniste (una capace di usare le armi bianche come pochi altri al mondo l'altra più abile nello scontro a mani nude e nelle fasi stealth) Del tutto identico è infine l'approccio al gioco vero e proprio che garantirà il solito sapiente mix tra un beat em'up a scorrimento di nuova generazione, con frequenti scontri che ci vedranno opposti a numerosi avversari contemporaneamente, ed uno stealth game più classico.
Un gioco veramente nuovo ?
A giudicare dal comparto tecnico sfoggiato da Fatal Shadows verrebbe ben più di un semplice dubbio Gli anni intercorsi fra l'uscita di Wrath of Heaven (datato 2003) e questo sembrano infatti non aver fornito la necessaria fonte di ispirazione al team di sviluppo capace "solo" di svecchiare, ma non più di tanto, il vetusto motore del gioco. Il risultato è un titolo che mostra evidenti limiti tecnici, tanto nella realizzazione poligonale di tutti i personaggi in game, ancora una volta blocchettosi e a dir poco definiti, che in particolare in quella delle vaste location. Ed è probabilmente proprio questo il vero punto critico dell'opera firmata K2 che propone ambienti sicuramente non all'altezza delle ultime produzioni Playstation 2, sia per la scarsa qualità delle texture, che per l'eccessiva staticità di gran parte degli elementi in gioco che, aldilà di qualche vaso e qualche luminaria, risulteranno completamente "estranei" all'azione di gioco vera e propria.
E' inoltre opportuno segnalare la presenza di frequenti quanto evidenti fenomeni di clipping, francamente troppi per produzioni di ultima generazione, che vanno a sommarsi agli ormai cronici problemi di aliasing ed alla limitatissima IA dei nostri avversari capaci di ripetere fino alla nausea le solite quanto prevedibili azioni di accerchiamento ed ingaggio. In senso positivo si segnala la presenza di un comparto audio più che discreto, con musiche orientaleggianti a tema ed un doppiaggio sicuramente all'altezza, mentre in senso negativo va rimarcata l'eccessiva ripetitività dell'azione di gioco che alla lunga potrebbe minare il fattore rigiocabilità del prodotto. Capitolo a parte merita infine il sistema di controllo, del tutto identico a quello già utilizzato nei precedenti capitoli della stessa serie ma comunque ancora lontano dagli standard a cui siamo ormai abituati. Pur risultando preciso ed intuitivo durante le frequenti fasi di esplorazione, con una disposizione dei comandi ottimale, il sistema di controllo mostra purtroppo non pochi limiti in occasione degli scontri con i boss di fine livello, problemi dovuti per lo più al mancato "adattamento" del sistema alla differente situazione di gioco.
Tirando le somme
Nonostante gli oltre due anni di tempo ed una più che discreta idea di base, il team K2 Interactive non è stato capace di reggere il confronto con i capolavori di Konami ed Ubisoft, ne ahimè quello più diretto con Wrath of Heaven. La mancanza di un personaggio carismatico come Rikimaru considerata da più parti come una delle più gravi pecche del gioco, è in realtà il minore fra i problemi palesati da Fatal Shadows, fiaccato da un'azione di gioco assolutamente anonima ma soprattutto da un comparto tecnico a dir poco anacronistico. Adatto quindi agli strenui appassionati del genere, sconsigliato a quanti invece vogliano avvicinarsi a questa serie data la presenza di Wrath of Heaven capace di offrire un miglior rapporto qualità prezzo.
Tra new entry e piacevoli ritorni
Il team di sviluppo ha cercato senz'ombra di dubbio di non stravolgere il concept di gioco con particolari trovate o novità di rilevo, badando piuttosto ad approfondire alcuni concetti rimasti nei precedenti episodi allo stato quasi embrionale. In tal senso bene ha fatto a reinserire alcune features di cui si erano perse le tracce nell'ultimo episodio apparso su Playstation 2, prima fra tutte la possibilità, sulla falsa riga di Metal Gear e Splinter Cell, di poter spostare a proprio piacimento i cadaveri dei nemici, elemento particolarmente adatto per un titolo che fa dell'aspetto furtivo il proprio punto di forza. Altro gradito ritorno è la possibilità di nuotare e nascondersi nell'acqua mentre del tutto nuova è l'impossibilità di selezionare il personaggio principale prima di ciascuna missione. A differenza dei precedenti capitoli della serie, sia Ayame che Rin dovranno essere utilizzate in tempi e modi ben definiti, scelta motivata con la volontà di rendere il gioco meno lineare che in passato grazie all'estrema differenza fra le due protagoniste (una capace di usare le armi bianche come pochi altri al mondo l'altra più abile nello scontro a mani nude e nelle fasi stealth) Del tutto identico è infine l'approccio al gioco vero e proprio che garantirà il solito sapiente mix tra un beat em'up a scorrimento di nuova generazione, con frequenti scontri che ci vedranno opposti a numerosi avversari contemporaneamente, ed uno stealth game più classico.
Un gioco veramente nuovo ?
A giudicare dal comparto tecnico sfoggiato da Fatal Shadows verrebbe ben più di un semplice dubbio Gli anni intercorsi fra l'uscita di Wrath of Heaven (datato 2003) e questo sembrano infatti non aver fornito la necessaria fonte di ispirazione al team di sviluppo capace "solo" di svecchiare, ma non più di tanto, il vetusto motore del gioco. Il risultato è un titolo che mostra evidenti limiti tecnici, tanto nella realizzazione poligonale di tutti i personaggi in game, ancora una volta blocchettosi e a dir poco definiti, che in particolare in quella delle vaste location. Ed è probabilmente proprio questo il vero punto critico dell'opera firmata K2 che propone ambienti sicuramente non all'altezza delle ultime produzioni Playstation 2, sia per la scarsa qualità delle texture, che per l'eccessiva staticità di gran parte degli elementi in gioco che, aldilà di qualche vaso e qualche luminaria, risulteranno completamente "estranei" all'azione di gioco vera e propria.
E' inoltre opportuno segnalare la presenza di frequenti quanto evidenti fenomeni di clipping, francamente troppi per produzioni di ultima generazione, che vanno a sommarsi agli ormai cronici problemi di aliasing ed alla limitatissima IA dei nostri avversari capaci di ripetere fino alla nausea le solite quanto prevedibili azioni di accerchiamento ed ingaggio. In senso positivo si segnala la presenza di un comparto audio più che discreto, con musiche orientaleggianti a tema ed un doppiaggio sicuramente all'altezza, mentre in senso negativo va rimarcata l'eccessiva ripetitività dell'azione di gioco che alla lunga potrebbe minare il fattore rigiocabilità del prodotto. Capitolo a parte merita infine il sistema di controllo, del tutto identico a quello già utilizzato nei precedenti capitoli della stessa serie ma comunque ancora lontano dagli standard a cui siamo ormai abituati. Pur risultando preciso ed intuitivo durante le frequenti fasi di esplorazione, con una disposizione dei comandi ottimale, il sistema di controllo mostra purtroppo non pochi limiti in occasione degli scontri con i boss di fine livello, problemi dovuti per lo più al mancato "adattamento" del sistema alla differente situazione di gioco.
Tirando le somme
Nonostante gli oltre due anni di tempo ed una più che discreta idea di base, il team K2 Interactive non è stato capace di reggere il confronto con i capolavori di Konami ed Ubisoft, ne ahimè quello più diretto con Wrath of Heaven. La mancanza di un personaggio carismatico come Rikimaru considerata da più parti come una delle più gravi pecche del gioco, è in realtà il minore fra i problemi palesati da Fatal Shadows, fiaccato da un'azione di gioco assolutamente anonima ma soprattutto da un comparto tecnico a dir poco anacronistico. Adatto quindi agli strenui appassionati del genere, sconsigliato a quanti invece vogliano avvicinarsi a questa serie data la presenza di Wrath of Heaven capace di offrire un miglior rapporto qualità prezzo.