Tennis World Tour

di Luca Gambino

L’intenzione era nobile: riportare sui nostri schermi un buon titolo tennistico dopo anni di inspiegabile assenza. La realizzazione è quella che ti fa venire voglia di rispolverare il buon vecchio Top Spin 4 per concederti qualche ora di sano divertimento. Diciamo subito: Tennis World Tour è di un noia tremenda ed è anche difficile capire quali fossero le intenzioni degli sviluppatori una volta seduti attorno al tavolo della progettazione. Perché pad alla mano TWT è un gioco senza un’identità precisa, indeciso se essere un simulatore o un arcade mordi e fuggi. In entrambi i casi, comunque, riesce comunque a fallire. Incompleto (arriva sul mercato italiano privo della modalità multiplayer), impreciso e lento, fallisce proprio nei fondamentali di un titolo tennistico.

E poco importa se, alla fine, la modalità carriera ti permette di costruire da zero la carriera da tennista attorno al mondo, alla ricerca della forma migliore e acchiappando quanti più sponsor possibile. Alla fine, una volta scesi in campo, ci si trova davanti ad un sistema di controllo al rallentatore, con movimenti carichi di una irreale inerzia, con cambi di direzione da reparto geriatrico, anche se in quel momento stai magari comandando uno dei tanti (ma nemmeno tanti) campioni presenti nel roster.  Per non parlare poi del fatto che spesso il gioco tende a “mangiarsi” i colpi, soprattutto quando ci si trova a dover ragionare e agire in fretta.

Come d’abitudine i tasti del pad sono stati mappati per dare l’illusoria capacità al giocatore di poter trasferire la propria idea di tennis sul campo da gioco virtuale. Colpi piatti, in slice, in back, pallonetti, colpi liftati. Insomma, tutto il repertorio del tennista provetto che però si scontra con una complessiva imprecisione del sistema di controllo che sembra fare quasi di tutto per impedirti di arriva puntuale con l’impatto sulla palla e obbligandoti ad avere un gioco quanto più distante dalla tua idea originale. Pensare ad un serve and volley veloce e rapido è quasi impossibile, vista la lentezza del proprio giocatore, anche se le caratteristiche dichiarate dovrebbero invece favorire questo genere d’approccio. Capita poi spesso che l’IA avversaria sia altalenante, con recuperi impossibili alternati a errori grossolani, anche se si gioca al massimo livello di difficoltà (4 in tutto).

Non aiuta poi un comparto grafico sottotono, con modellazioni poligonali e animazioni non certo all’altezza di questa generazione ludica e che impallidiscono di fronte al già citato Top Spin 4, risalente all’anno del Signore 2011. Senza considerare, poi, che tutti gli elementi di contorno, come stadi (che non fanno parte del Grande Slam), pubblico e personale sul campo, sono davvero realizzati con il minimo sforzo e creano una cosmetica del gioco davvero imbarazzante.

Ma questo, lo ribadiamo, è il problema minore di World Tour Tennis, il peggior difetto risiede nella pochezza delle idee messe in campo e su un modello fisico e di gameplay che avrebbe necessitato di un ulteriore periodo di sviluppo. La mancanza della modalità multiplayer, del doppio, e, più generale, il clima al ribasso dell’intero gioco fanno infatti pensare ad una specie di demo “allungata” e ancora in fase di sviluppo che, però, sarebbe dovuta rimanere nel cassetto degli sviluppatori e non messa in commercio. Per noi è un NO! Come direbbe un qualsiasi giudice di linea.