The Chronicles of Riddick: Escape from Butcher Bay
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E' indubbio che questo mix di generi apra un nuovo scenario su quella che si è soliti definire esperienza videoludica, innovandola significativamente e non tarpandole le ali magari relegandola alle sole meccaniche da fps, ma dotandola di più stili al fine di un quadro finale più completo. Questa completezza giustifica la presenza di molteplici metodologie per superare le varie situazioni, una maggiore capacità nel raccontare una storia e l'impossibilità di sbadiglio dal primo all'ultimo istante di gioco. Last but not least, il coinvolgimento è alle stelle. Tutto o quasi è perfetto. Il grado di sfida proposto, l'IA dei nemici (non certo sbalorditiva, ma almeno ragionevolmente non criticabile), la pluralità delle situazioni offerte. Da questo punto di vista, Escape from Butcher Bay assume i connotati di un videoclip, che regala emozioni forti, ci mostra alcune cose decisamente notevoli, ma ha il cattivo gusto di durare poco. E sempre qua andiamo a finire, perché graficamente e sonoramente non c'è proprio nulla da imputare, anzi, altri elogi sono doverosi.
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Graficamente Escape from Butcher Bay è un titolo superbo, capace di sbandierare uno degli impatti visivi più sbalorditivi visti sulla console nero-verde. Le ambientazioni fanno sfoggio di uno sfrenato bump mapping, vero e proprio ristoratore per gli occhi, capace di garantire una cura per i particolari senza precedenti, ma reo di appesantire oltremodo il motore grafico causando, raramente, qualche minimo rallentamento (insignificante). Il frame rate è ancorato ai 60 fps, gli effetti speciali si sprecano e le texture in alta risoluzione valgono da sole il prezzo del biglietto. Lo spettacolo però non finisce qua, sarebbe infatti ingeneroso non menzionare il sistema di luci ed ombre dinamiche rigorosamente in real time o l'utilizzo del normal mapping per un maggior dettaglio nella resa dei vari png. Il reparto audio vanta anch'esso effetti davvero niente male, con voci digitalizzate d'eccezione (a tal proposito quella di Vin Diesel è fenomenale), musiche perfettamente a tema e un supporto Dolby Surround che esalta l'esperienza di gioco.
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Otto ore. Otto ore scarse. Gamesurf in questo breve lasso di tempo ha portato a termine un titolo che viene venduto a prezzo pieno, per poi non rintracciare dopo i titoli di coda nessuna modalità aggiuntiva, niente per cui riprendere in mano il gioco e ricompletarlo. Nemmeno una modalità multigiocatore, né l'implementazione del live (comunque presente per controllare la propria lista di amici). L'unica consolazione viene suggerita adottando la filosofia che un giorno da leone è meglio di cento da gazzella. E infatti, è il caso di dirlo, le otto ore regalateci dal pargolo degli Starbreeze valgono davvero il prezzo del biglietto: per intensità, qualità e spessore. Viene orribilmente da pensare che quelle otto ore sono come una corsa sulle montagne russe: brevi istanti di vita maledettamente adrenalinici. Non sarà come l'ottovolante, dove poter vincere una seconda corsa, ma cosa non si darebbe al giorno d'oggi per l'ebbrezza di un giro della morte.
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Graficamente Escape from Butcher Bay è un titolo superbo, capace di sbandierare uno degli impatti visivi più sbalorditivi visti sulla console nero-verde. Le ambientazioni fanno sfoggio di uno sfrenato bump mapping, vero e proprio ristoratore per gli occhi, capace di garantire una cura per i particolari senza precedenti, ma reo di appesantire oltremodo il motore grafico causando, raramente, qualche minimo rallentamento (insignificante). Il frame rate è ancorato ai 60 fps, gli effetti speciali si sprecano e le texture in alta risoluzione valgono da sole il prezzo del biglietto. Lo spettacolo però non finisce qua, sarebbe infatti ingeneroso non menzionare il sistema di luci ed ombre dinamiche rigorosamente in real time o l'utilizzo del normal mapping per un maggior dettaglio nella resa dei vari png. Il reparto audio vanta anch'esso effetti davvero niente male, con voci digitalizzate d'eccezione (a tal proposito quella di Vin Diesel è fenomenale), musiche perfettamente a tema e un supporto Dolby Surround che esalta l'esperienza di gioco.
Otto ore. Otto ore scarse. Gamesurf in questo breve lasso di tempo ha portato a termine un titolo che viene venduto a prezzo pieno, per poi non rintracciare dopo i titoli di coda nessuna modalità aggiuntiva, niente per cui riprendere in mano il gioco e ricompletarlo. Nemmeno una modalità multigiocatore, né l'implementazione del live (comunque presente per controllare la propria lista di amici). L'unica consolazione viene suggerita adottando la filosofia che un giorno da leone è meglio di cento da gazzella. E infatti, è il caso di dirlo, le otto ore regalateci dal pargolo degli Starbreeze valgono davvero il prezzo del biglietto: per intensità, qualità e spessore. Viene orribilmente da pensare che quelle otto ore sono come una corsa sulle montagne russe: brevi istanti di vita maledettamente adrenalinici. Non sarà come l'ottovolante, dove poter vincere una seconda corsa, ma cosa non si darebbe al giorno d'oggi per l'ebbrezza di un giro della morte.
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