The Dragoness: Command of the Flame: recensione del gioco PQube
The Dragoness: Command of the Flame la recensione dell'RPG tattico a turni di PQube
Ci sono giochi che non muoiono mai, altri che necessitano di una svecchiata, altri ancora che vengono sfruttati senza volerne ricalibrare troppo i principi base, ed è un peccato, perché dietro una scorza molto grezza, si nascondono dei titoli potenzialmente molto carini, ed è questo il caso di The Dragoness.
Dragonessa all'attacco
Sembra passata un’era geologica dall’uscita di Heroes of Might & Magic ad oggi, ed effettivamente in campo videoludico è così, considerando che anche nel mondo indie quella formula è stata sfruttata poco e si può dire, con un briciolo di malizia, che forse un paio di motivi potrebbero esserci, ma nonostante questo, sono fortemente dell’idea che è sempre il modo in cui un concept viene sfruttato, che è in grado di esaltare o demolire i fondamenti originali. Nel caso di Crazy Goat Games è palese che l’investimento per questa nuova proprietà intellettuale non fosse altissimo, anche se gode di alti e bassi. Nonostante la parte esplorativa e delle plance di gioco non ci sia troppa varietà o investimenti in termini di poligoni-dettagli, è altresì vero che qualche scorcio nell’ambientazione o nella gestione della cittadella, sia in grado di dimostrare che il team di sviluppo abbia tutte le capacità di fare un buon lavoro.
Va da sé che in questi giochi non è sicuramente la grafica a fare da padrona, tutto il contrario, ma qui si parla proprio di animazioni rese al minimo sindacale, ma il vero problema è l’estrema ripetitività dei combattimenti e soprattutto la poca varietà delle situazioni, cosa che rende la resa finale meno giustificabile. La nostra eroina infatti gira per una mappa in stile rogue-like, con caselle che simulano la plancia di un gioco da tavolo. Grazie alla città che andremo a costruire, avremo di fatto risorse, queste sono fondamentali per rimpinguare gli elementi caduti del nostro esercito, aggiungere importanti guerrieri, potenziarli ecc.
Non tutti i percorsi sono fondamentali per arrivare al completamento del gioco, ma è proprio nelle strade secondarie che si annidano pericoli e loot molto interessante. Guadagnare infatti alcune materie prime permette di creare edifici fondamentali per il proprio villaggio, spendere valuta per acquisire pedine dell’esercito è altrettanto importante per portare avanti la campagna. Il tutto è però caratterizzato da due difetti abbastanza vistosi. Il primo è l’obbligo di mangiare del vostro esercito limita molto l’esplorazione o l’attenzione che si debba avere commettendo un passo in più o in meno; il secondo è la ripetitività dei combattimenti, che sembrano copia-incolla l’uno dell’altro con poca varietà sul tema e questo inficia parecchio la vostra volontà di andare avanti.
La qualità tecnico-artistica in generale è molto basilare, ma questo non è un enorme limite, gli sviluppatori potrebbero ammiccare al citazionismo di genere – ed è una cosa furba – ma ai fini pratici non è un difetto enorme, anche se le animazioni sono davvero terribili, ma il grosso problema è offrire pochi stimoli all’esplorazione, per quanto tutto sommato, a coloro che volevano un ritorno di HoM&M, tutto sommato, possono ritenersi sazi di un piatto discreto da gustare, tra un RPG e l’altro.
Versione Testata: PC
Voto
Redazione
The Dragoness: Command of the Flame: recensione del gioco PQube
The Dragoness sfrutta alcuni elementi radicati nella memoria degli appassionati, per suscitare ancestrali piaceri mai del tutto sopiti, ma non riesce ad essere completamente appagante. Si può capire che la produzione sia iper-indie, ma soprattutto che ci sia una direzione precisa e abbastanza solida, il problema è che anche gettando il cuore oltre l’ostacolo, i limiti sono davvero troppi. Alcune scelte poi non sono spiegate benissimo, altre come “l’obbligo a mangiare” impongono limiti un po’ fastidiosi, speriamo che in futuro il team di sviluppo tenga conto dei feedback dei giocatori.