The Dukes of Hazzard

The Dukes of Hazzard
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Anni addietro. Mamma Sony non era ancora incinta, avrebbe dato alla luce la sua Playstation solo molto tempo dopo. Due ragazzi di campagna ed una macchina arancione scorrazzavano per la contea di Hazzard, facendo sognare una generazione (e più) di ragazzini con un ritornello orecchiabilissimo e mille e più evoluzioni funamboliche a bordo del mitico Generale Lee (una Dodge Charger anni '70). Potenza del tubo catodico. Ricordi che si accavallano, lasciando una strana sensazione di felicità e beatitudine al solo pronunciarsi dei due nomi dei cugini protagonisti, pomeriggi interi odiando il malefico Boss Hogg, compatendo lo sfortunato Rosco ed ammirando precocemente le avvenenze della splendida Daisie in pantaloncini corti. Tutto questo era, ed é ancora per molti di noi, Hazzard, contea della ribellione a cominciare dalla bandiera Sudista sul tetto del Generale
The Dukes of Hazzard
La qualità delle scene in CG lascia a desiderare.

Senza dimenticare le portiere sigillate dell'auto che costringevano Bo e Luke ad entrare atleticamente dai finestrini. Oggi, a Playstation ormai adulta, con mamma Sony nuovamente incinta del secondogenito, South Peak Interactive sviluppa, sotto i vessilli Ubisoft, un titolo che narra le vicende dei suddetti cugini yankee, innamorati della propria auto. L'emozione é grande, i ricordi continuano a balenare in mente e la voglia di guidare il tanto bramato Generale Lee sotto forma di poligoni, in una Hazzard virtuale, esula da ogni possibile dubbio...L'atmosfera propria del telefilm é stata trasposta in modo più che dignitoso, a partire dall'introduzione al gioco, con la colonnina sonora dei Tractors, ben differente dalla nota sigla italiana, per arrivare sino alla caratterizzazione dei personaggi, più che azzeccata e fedele alla controparte su pellicola e alla voce narrante (originale) inglese
Nutro ahimé un grande disappunto per la modellazione in CG dei volti dei vari Bo, Luke, Boss ecc.: definirli tra il grottesco e adatti ad un museo delle cere non é di certo un'eresia. D'accordo: c'é davvero tutto, ci sono le auto fedelmente riprodotte, ci sono le stradine polverose della contea, c'é perfino il Boars Nest (il locale dove lavorava Daisie). Cosa manca ad elevare a rango di capolavoro videoludico questo titolo? É presto detto: qualità ed accuratezza nel comparto tecnico ed estetico. Ma andiamo con ordine. Dopo un essenziale e rapido briefing, in cui configurare controlli e quant'altro sia customizzabile, e spezzoni in CG che introducono ulteriormente le missioni, potremo finalmente salire sul Generale
The Dukes of Hazzard
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The Dukes of Hazzard

Se i ricordi e le emozioni che un titolo è in grado di trasmettere all'utente fossero da soli sufficienti a decretare il successo dello stesso, beh, The Duke of Hazzard meriterebbe di essere annoverato tra i capolavori elettronici di fine millennio. Le cose, ahimè, non stanno in questi termini. Il lavoro dei South Peak Interactive/Ubisoft mostra palesi e sfacciate lacune tecniche, con una cosmesi che riporta tristemente alle origini dei videogiochi poligonali ed una scomoda e malcurata implementazione del sistema di controllo. A tutto ciò va aggiunta la limitata profondità visiva che pregiudica la guida del mezzo e la cronica monotonia dei fondali. Il mito del Generale Lee e dei cugini Bo e Luke non è da solo sufficiente a porre opposizione alla "mandria" di difetti e bug che il titolo può annoverare. Il prodotto tutto sommato si esaurisce nella presentazione generale, nella bandiera Sudista del Generale, nel suono del suo clacson, e nelle gambe della bella Daisie. Nulla di più.