The Dukes of Hazzard
di
Redazione Gamesurf
Con un piccolo passo indietro é evidente l'impostazione di gioco che caratterizza The Duke of Hazzard: sulla falsariga di quell'eccellente Driver di casa Reflections, i nostri cugini di campagna a stelle e strisce si troveranno davanti a molteplici missioni (dovrebbero essere in totale nove, ripartiti in più scene), ognuna di esse a sé stante, con obiettivi sempre differenti ed eterogenei. Ciò per avvicinare quanto più possibile la versione elettronica alla natura "a puntate" propria della serie televisiva. Saremo costretti per cui a fuggire all'impazzata da pattuglie di polizia in una sorta di "guardia e ladri", privi di rispetto ambientale e liberi da ogni timore verso le forze dell'ordine del luogo. Non mancheranno sessioni in cui lo scopo sarà quello di giungere nel minor tempo possibile in un determinato punto della contea, volando su ponticelli di legno, saltando su due ruote sui frequenti dossi di sabbia "da lavori in corso". Ancora, bloccare tempestivamente la fuga di qualche criminale e seminare le volanti di Rosco e Cletus, compiacendosi nello speronarli e gettarli, come da copione, nei numerosi laghetti di Hazzard
Tutto ciò promette e presuppone un dignitoso risultato, suonando alle orecchie degli utenti decisamente bene: sul piano pratico purtroppo sono costretto a sopire l'euforia che il titolo potrebbe creare in via fallace nel subconscio del giocatore. The Duke of Hazzard mostra ahimé le sue evidenti lacune solo a gioco avviato (il traditore!) , facendo sfoggio (!) di un obsoleto motore tridimensionale, del tutto incapace a gestire l'ideale pletora di poligoni richiesti dagli standard attuali. La velocità dello scrolling ed il frame rate si assestano su livelli accettabili, ma magici bad clipping in serie e mistiche presenze di alberi o strutture che scompaiono in chissà quale dimensione parallela per poi riapparire solo dopo il nostro passaggio, non sono di certo un buon biglietto da visita. A complicare le cose entra in gioco la penosa qualità delle texture e i fondi stradali inverosimilmente pixellosi e, con l'aggiunta della scarsissima profondità visiva, confusionari, tanto da celare al meglio (e sono ironico) svolte, bivi o ostacoli naturali
Tutto ciò promette e presuppone un dignitoso risultato, suonando alle orecchie degli utenti decisamente bene: sul piano pratico purtroppo sono costretto a sopire l'euforia che il titolo potrebbe creare in via fallace nel subconscio del giocatore. The Duke of Hazzard mostra ahimé le sue evidenti lacune solo a gioco avviato (il traditore!) , facendo sfoggio (!) di un obsoleto motore tridimensionale, del tutto incapace a gestire l'ideale pletora di poligoni richiesti dagli standard attuali. La velocità dello scrolling ed il frame rate si assestano su livelli accettabili, ma magici bad clipping in serie e mistiche presenze di alberi o strutture che scompaiono in chissà quale dimensione parallela per poi riapparire solo dopo il nostro passaggio, non sono di certo un buon biglietto da visita. A complicare le cose entra in gioco la penosa qualità delle texture e i fondi stradali inverosimilmente pixellosi e, con l'aggiunta della scarsissima profondità visiva, confusionari, tanto da celare al meglio (e sono ironico) svolte, bivi o ostacoli naturali
The Dukes of Hazzard
The Dukes of Hazzard
Se i ricordi e le emozioni che un titolo è in grado di trasmettere all'utente fossero da soli sufficienti a decretare il successo dello stesso, beh, The Duke of Hazzard meriterebbe di essere annoverato tra i capolavori elettronici di fine millennio. Le cose, ahimè, non stanno in questi termini. Il lavoro dei South Peak Interactive/Ubisoft mostra palesi e sfacciate lacune tecniche, con una cosmesi che riporta tristemente alle origini dei videogiochi poligonali ed una scomoda e malcurata implementazione del sistema di controllo. A tutto ciò va aggiunta la limitata profondità visiva che pregiudica la guida del mezzo e la cronica monotonia dei fondali. Il mito del Generale Lee e dei cugini Bo e Luke non è da solo sufficiente a porre opposizione alla "mandria" di difetti e bug che il titolo può annoverare. Il prodotto tutto sommato si esaurisce nella presentazione generale, nella bandiera Sudista del Generale, nel suono del suo clacson, e nelle gambe della bella Daisie. Nulla di più.