The Dukes of Hazzard
di
Redazione Gamesurf
L'implementazione del sistema di controllo, insieme fulcro e cardine attorno cui dovrebbe ruotare la qualità di un gioco di guida, é qui blanda e poco precisa. L'impronta é nettamente arcade, ma ciò non giustifica minimamente la pessima reattività del mezzo ai comandi impressi sul joypad. Le auto (tutte quelle presenti nella serie TV) soffrono di un'inevitabile e fastidioso sovrasterzo, con tendenza quindi al testacoda, ed arrancano penosamente sulle salite più impervie. Gli incidenti, lungi dall'essere spettacolari, si assestano sugli standard di una demolition race, con auto che, in preda a strani impulsi sessuali, salgono le une sulle altre come per accoppiarsi
Ulteriore segno negativo va aggiunto alla voce Intelligenza Artificiale: seminare gli sbirri é cosa da ragazzi, mentre i cittadini comuni, alla sola nostra avista, tenderanno a sbandare e gettarsi nei campi, piuttosto che carambolarci addosso. Vien da pensare che i lavori in casa South Peak Interactive siano stati indebitamente affrettati, con le inevitabili conseguenze di una struttura di gioco debole e un gameplay pressoché piatto a condire un piatto decisamente frugale. Il comparto sonoro, ad eccezione delle musiche originali del telefilm, non merita note particolari e la sola modalità multigiocatore non riesce a colmare le grandi lacune tecniche che affliggono il titolo. Bug assortiti (si pensi ad esempio al sistema di controllo analogico che si disattiva durante i caricamenti...), cosmesi degna dell'era pre-32 bit, un triste e desolato concept di gioco, appiattito ulteriormente dal sistema di controllo e tanti, tanti ricordi rendono giustizia ad un prodotto dalle scarse qualità e dalla triste realizzazione. Non ci resta che suonare il famoso clacson del Generale Lee...
Ulteriore segno negativo va aggiunto alla voce Intelligenza Artificiale: seminare gli sbirri é cosa da ragazzi, mentre i cittadini comuni, alla sola nostra avista, tenderanno a sbandare e gettarsi nei campi, piuttosto che carambolarci addosso. Vien da pensare che i lavori in casa South Peak Interactive siano stati indebitamente affrettati, con le inevitabili conseguenze di una struttura di gioco debole e un gameplay pressoché piatto a condire un piatto decisamente frugale. Il comparto sonoro, ad eccezione delle musiche originali del telefilm, non merita note particolari e la sola modalità multigiocatore non riesce a colmare le grandi lacune tecniche che affliggono il titolo. Bug assortiti (si pensi ad esempio al sistema di controllo analogico che si disattiva durante i caricamenti...), cosmesi degna dell'era pre-32 bit, un triste e desolato concept di gioco, appiattito ulteriormente dal sistema di controllo e tanti, tanti ricordi rendono giustizia ad un prodotto dalle scarse qualità e dalla triste realizzazione. Non ci resta che suonare il famoso clacson del Generale Lee...
The Dukes of Hazzard
The Dukes of Hazzard
Se i ricordi e le emozioni che un titolo è in grado di trasmettere all'utente fossero da soli sufficienti a decretare il successo dello stesso, beh, The Duke of Hazzard meriterebbe di essere annoverato tra i capolavori elettronici di fine millennio. Le cose, ahimè, non stanno in questi termini. Il lavoro dei South Peak Interactive/Ubisoft mostra palesi e sfacciate lacune tecniche, con una cosmesi che riporta tristemente alle origini dei videogiochi poligonali ed una scomoda e malcurata implementazione del sistema di controllo. A tutto ciò va aggiunta la limitata profondità visiva che pregiudica la guida del mezzo e la cronica monotonia dei fondali. Il mito del Generale Lee e dei cugini Bo e Luke non è da solo sufficiente a porre opposizione alla "mandria" di difetti e bug che il titolo può annoverare. Il prodotto tutto sommato si esaurisce nella presentazione generale, nella bandiera Sudista del Generale, nel suono del suo clacson, e nelle gambe della bella Daisie. Nulla di più.