The Elder Scrolls V: Skyrim - Dragonborn
di
Chi é il vero Sangue di Drago?
Sei li che cammini tutto contento per la tua città, dove hai fatto tanto da conquistarti la fiducia di tutti e permetterti anche una casa. L'hai arredata, hai comprato mobili e suppellettili vari, magari ti sei anche sposato e hai adottato un orfanello, giusto per riempire d'amore il tuo focolare. Diciamocelo chiaramente: ti sei ampiamente meritato il classico “riposo del guerriero” dopo aver combattuto ragni enormi, giganti, morti viventi di vario tipo, troll e draghi. Draghi ovunque, draghi come se piovessero. Ecco, un salto dal fabbro di prima mattina, una rapida occhiata ai nuovi arrivi sul bancone dell'alchimista e tutto sembra scorrere alla perfezione. No, ovviamente non poteva certo continuare così, la nostra vita.
E mentre passeggiamo sereni, ecco comparire due brutti tizi vestiti in modo decisamente particolare (si, particolare persino per i canoni di Skyrim) che, indovinate un po', sono pronti a farci la pelle farfugliando frasi apparentemente senza senso. Cultisti. Ci mancavano anche i cultisti, adesso. Dopo averli fatti passare a miglior vita (sempre che il loro culto ne preveda una), una rapida occhiata alle carte che portavano tra i loro oggetti ci fa scoprire il motivo di questa “simpatica” visita. Questa volta chi vuole la nostra testa é un certo Miraak. Il motivo? Il signor Miraak si proclama essere il vero Sangue di Drago e ha ordinato la nostra morte in quanto, a suo parere, saremmo di troppo. Caro Miraak, siamo spiacenti, ma non c'é abbastanza posto per due Sangue di Drago su questo mondo e non abbiamo nessuna intenzione di farci da parte per lasciarti scorrazzare indisturbato. Motivo per cui ci imbarchiamo diretti a Solstheim (Morrowind vi dice niente?) per rimettere apposto le cose a modo nostro.
Questo é l'incipit di Dragonborn, l'ultimo DLC partorito da Bethesda per The Elder Scrolls V: Skyrim, gioco di ruolo che ha stregato milioni di giocatori in tutto il mondo. Dopo aver partecipato al ritorno dei vampiri in Dawnguard e aver curato gli affetti famigliari in Hearthfire, ecco arrivare quella che, come contenuti, non facciamo fatica a definire come la prima vera espansione del gioco, proposta ad un prezzo di 1600 Microsoft Point. Scaricando il file da circa 700 mega avremo accesso a questo nuovo pacchetto di avventure, a patto di aver già completato la missione Il Corno di Jurgen Windcaller nel gioco principale. Una volta fatto questo potrete dare il via alle danze. A dire la verità ci sarebbe un altro elemento da completare a Skyrim per poter avere accesso a tutto quello che Dragonborn vi potrà offrire, ma non vogliamo certo rovinarvi la sorpresa. Mettiamola così: é caldamente consigliato lanciarsi in questo DLC dopo aver terminato la quest principale in Skyrim, un po' per motivi legati alla storia, un po' perché il tasso di sfida messo in campo non é affatto trascurabile. Ad ogni modo un personaggio con un livello dal 45 al 50 dovrebbe riuscire nell'impresa, sebbene non mancherà qualche punto particolarmente ostico.
Dal punto di vista stilistico vi troverete immersi in alcune delle atmosfere già viste in Morrowind, il terzo capitolo della saga. Taluni scorci sono inconfondibili e se avete avuto la fortuna di giocare il titolo in questione sarete ben felici di ritrovarne alcuni stilemi. Solstheim ha una sua situazione sociopolitica ben delineata e potrete notarla già dai primi minuti di gioco: una economia a pezzi, pochi centri abitati e tutti di piccole dimensioni, con una popolazione intenta a lottare con uno stile di vita estremamente spartano e l'influenza del già citato Miraak che, come scoprirete, ha messo in campo le proprie arti arcane per mettere in piedi un piano decisamente oscuro e pericoloso. Il tutto é condito con zone selvagge colme di pericoli e creature pronte ad attaccarci senza fare troppi complimenti, ma anche di tesori pronti per essere scoperti dagli avventurieri più coraggiosi e pazienti. Sveliamo subito il dato riguardante la longevità di questa espansione: Solstheim offre una zona geografica ampia e con aree abbastanza diversificate tra loro, in cui troverete quelle che potremo definire come due quest principali e una miriade di altre missioni da compiere, senza scordare altri nuovi elementi di interesse. Sicuramente potrete terminare la linea narrativa in circa dieci ore (anche scarse), ma per farlo dovrete tirare dritto e occuparvi solo dell'essenziale. E compiereste un delitto. Un vero delitto, perché la ricchezza di tutto quello che troverete nel contorno é ampia e i giocatori più pazienti si divertiranno per un monte ore molto più esteso. Diciamo che in 25-30 ore avrete attinto a dovere a quello che il DLC può offrire.
Parcheggiando il drago in seconda fila
Ovviamente, come molti di voi già sapranno, uno degli elementi più interessanti e pubblicizzati di Dragonborn é la possibilità di cavalcare i draghi, sogno che ci portiamo dietro sin dalle prime immagini rilasciate durante lo sviluppo di Skyrim. Durante lo svolgersi della storia di questa espansione (ma non vogliamo dirvi il come e il perché) avrete la possibilità di acquisire un nuovo urlo che vi permetterà di dominare gli altri esseri viventi, draghi compresi. Una volta portato un lucertolone alato sotto il vostro controllo, potrete decidere di saltargli in groppa, ma proprio in quel momento capirete che il tutto risulterà abbastanza deludente. I draghi non vengono realmente guidati dal nostro volere e si limiteranno a muoversi in autonomia sulla zona prescelta. Quantomeno potremmo ordinare un attacco con il loro soffio, con cui spazzare via (non proprio letteralmente) i nostri avversari. Potremo sfruttarli anche come alternativa agli spostamenti veloci sulla mappa, ma non abbiamo trovato particolari motivi (se non coreografici) per scegliere questa opzione rispetto a quella tradizionale. Insomma, proprio nell'elemento che tutti attendevano, Bethesda sembra aver messo la minor cura possibile.
Dragonborn, dunque, perde fascino e diventa una espansione evitabile? No, proprio no. L'utilizzo dei draghi come cavalcature sarà anche un discreto “fail” (come dicono i giovani d'oggi), ma tutto il resto funziona alla meraviglia. In primis l'uso dei Libri Neri che vi porteranno in zone particolarmente... lugubri in cui correndo grossi pericoli potrete guadagnarvi ricompense adeguate, sia dal punto di vista materiale che da quello di bonus di varia fattura. Ci sono poi nuovi oggetti da trovare e da creare, più nuovi materiali da lavorare. Tra questi spicca il stalhrim, un minerale rarissimo che, però, una volta lavorato, vi darà la possibilità di avere un equipaggiamento estremamente potente. Ad ogni modo tutta la conformazione del territorio di Solstheim sembra essere stata concepita per i personaggi con la passione per i minerali. Troverete tantissime vene di metalli più o meno preziosi e potrete dare sfogo ai vostri picconi, per poi divertirvi a forgiare e, trovando un negoziante abbastanza danaroso, rivendere il tutto. Alcune ambientazioni sono state sicuramente create utilizzando elementi già sfruttati nel gioco originale (vedi i dungeon), ma la quantità dei contenuti é un ottimo collante che lascia soddisfatto il giocatore.
Dal punto di vista tecnico nulla é cambiato da Skyrim, ovviamente, nel bene e nel male. Ampie zone esplorabili dove si alternano ottime texture ad altre in bassa risoluzione, il classico dazio da pagare affinché la nostra console possa gestire tutto questo ben di dio. Rallegratevi, però: evidentemente i ragazzi di Bethesda hanno imparato dai propri errori perché, durante la nostra prova, abbiamo rilevato un numero di bug estremamente più basso rispetto al tristemente famoso Dawnguard. Nessun personaggio ci si é presentato vestito solo dei propri mutandoni e non ci sono state sparizioni mistiche di protagonisti o avversari. La nostra Xbox 360 ha subito un freeze e abbiamo notato alcuni scatti della grafica, ma nulla che non ci avesse già accompagnato nel mondo di Skyrim. Certo, non siamo davanti alla perfezione, ma l'esperienza di gioco non ne risulta compromessa e, visto i precedenti, era facile temere ben di peggio.
Ci sentiamo di dirvi che, segnalati alcuni difetti del pacchetto, Dragonborn é quello che volevamo da una vera espansione del quinto capitolo della saga di The Elder Scrolls. Tante ore di divertimento in un universo fantasy che non smette di stupirci. E adesso andiamo a spiegare a Miraak chi é il vero Sangue di Drago!
Sei li che cammini tutto contento per la tua città, dove hai fatto tanto da conquistarti la fiducia di tutti e permetterti anche una casa. L'hai arredata, hai comprato mobili e suppellettili vari, magari ti sei anche sposato e hai adottato un orfanello, giusto per riempire d'amore il tuo focolare. Diciamocelo chiaramente: ti sei ampiamente meritato il classico “riposo del guerriero” dopo aver combattuto ragni enormi, giganti, morti viventi di vario tipo, troll e draghi. Draghi ovunque, draghi come se piovessero. Ecco, un salto dal fabbro di prima mattina, una rapida occhiata ai nuovi arrivi sul bancone dell'alchimista e tutto sembra scorrere alla perfezione. No, ovviamente non poteva certo continuare così, la nostra vita.
E mentre passeggiamo sereni, ecco comparire due brutti tizi vestiti in modo decisamente particolare (si, particolare persino per i canoni di Skyrim) che, indovinate un po', sono pronti a farci la pelle farfugliando frasi apparentemente senza senso. Cultisti. Ci mancavano anche i cultisti, adesso. Dopo averli fatti passare a miglior vita (sempre che il loro culto ne preveda una), una rapida occhiata alle carte che portavano tra i loro oggetti ci fa scoprire il motivo di questa “simpatica” visita. Questa volta chi vuole la nostra testa é un certo Miraak. Il motivo? Il signor Miraak si proclama essere il vero Sangue di Drago e ha ordinato la nostra morte in quanto, a suo parere, saremmo di troppo. Caro Miraak, siamo spiacenti, ma non c'é abbastanza posto per due Sangue di Drago su questo mondo e non abbiamo nessuna intenzione di farci da parte per lasciarti scorrazzare indisturbato. Motivo per cui ci imbarchiamo diretti a Solstheim (Morrowind vi dice niente?) per rimettere apposto le cose a modo nostro.
Questo é l'incipit di Dragonborn, l'ultimo DLC partorito da Bethesda per The Elder Scrolls V: Skyrim, gioco di ruolo che ha stregato milioni di giocatori in tutto il mondo. Dopo aver partecipato al ritorno dei vampiri in Dawnguard e aver curato gli affetti famigliari in Hearthfire, ecco arrivare quella che, come contenuti, non facciamo fatica a definire come la prima vera espansione del gioco, proposta ad un prezzo di 1600 Microsoft Point. Scaricando il file da circa 700 mega avremo accesso a questo nuovo pacchetto di avventure, a patto di aver già completato la missione Il Corno di Jurgen Windcaller nel gioco principale. Una volta fatto questo potrete dare il via alle danze. A dire la verità ci sarebbe un altro elemento da completare a Skyrim per poter avere accesso a tutto quello che Dragonborn vi potrà offrire, ma non vogliamo certo rovinarvi la sorpresa. Mettiamola così: é caldamente consigliato lanciarsi in questo DLC dopo aver terminato la quest principale in Skyrim, un po' per motivi legati alla storia, un po' perché il tasso di sfida messo in campo non é affatto trascurabile. Ad ogni modo un personaggio con un livello dal 45 al 50 dovrebbe riuscire nell'impresa, sebbene non mancherà qualche punto particolarmente ostico.
Dal punto di vista stilistico vi troverete immersi in alcune delle atmosfere già viste in Morrowind, il terzo capitolo della saga. Taluni scorci sono inconfondibili e se avete avuto la fortuna di giocare il titolo in questione sarete ben felici di ritrovarne alcuni stilemi. Solstheim ha una sua situazione sociopolitica ben delineata e potrete notarla già dai primi minuti di gioco: una economia a pezzi, pochi centri abitati e tutti di piccole dimensioni, con una popolazione intenta a lottare con uno stile di vita estremamente spartano e l'influenza del già citato Miraak che, come scoprirete, ha messo in campo le proprie arti arcane per mettere in piedi un piano decisamente oscuro e pericoloso. Il tutto é condito con zone selvagge colme di pericoli e creature pronte ad attaccarci senza fare troppi complimenti, ma anche di tesori pronti per essere scoperti dagli avventurieri più coraggiosi e pazienti. Sveliamo subito il dato riguardante la longevità di questa espansione: Solstheim offre una zona geografica ampia e con aree abbastanza diversificate tra loro, in cui troverete quelle che potremo definire come due quest principali e una miriade di altre missioni da compiere, senza scordare altri nuovi elementi di interesse. Sicuramente potrete terminare la linea narrativa in circa dieci ore (anche scarse), ma per farlo dovrete tirare dritto e occuparvi solo dell'essenziale. E compiereste un delitto. Un vero delitto, perché la ricchezza di tutto quello che troverete nel contorno é ampia e i giocatori più pazienti si divertiranno per un monte ore molto più esteso. Diciamo che in 25-30 ore avrete attinto a dovere a quello che il DLC può offrire.
Parcheggiando il drago in seconda fila
Ovviamente, come molti di voi già sapranno, uno degli elementi più interessanti e pubblicizzati di Dragonborn é la possibilità di cavalcare i draghi, sogno che ci portiamo dietro sin dalle prime immagini rilasciate durante lo sviluppo di Skyrim. Durante lo svolgersi della storia di questa espansione (ma non vogliamo dirvi il come e il perché) avrete la possibilità di acquisire un nuovo urlo che vi permetterà di dominare gli altri esseri viventi, draghi compresi. Una volta portato un lucertolone alato sotto il vostro controllo, potrete decidere di saltargli in groppa, ma proprio in quel momento capirete che il tutto risulterà abbastanza deludente. I draghi non vengono realmente guidati dal nostro volere e si limiteranno a muoversi in autonomia sulla zona prescelta. Quantomeno potremmo ordinare un attacco con il loro soffio, con cui spazzare via (non proprio letteralmente) i nostri avversari. Potremo sfruttarli anche come alternativa agli spostamenti veloci sulla mappa, ma non abbiamo trovato particolari motivi (se non coreografici) per scegliere questa opzione rispetto a quella tradizionale. Insomma, proprio nell'elemento che tutti attendevano, Bethesda sembra aver messo la minor cura possibile.
Dragonborn, dunque, perde fascino e diventa una espansione evitabile? No, proprio no. L'utilizzo dei draghi come cavalcature sarà anche un discreto “fail” (come dicono i giovani d'oggi), ma tutto il resto funziona alla meraviglia. In primis l'uso dei Libri Neri che vi porteranno in zone particolarmente... lugubri in cui correndo grossi pericoli potrete guadagnarvi ricompense adeguate, sia dal punto di vista materiale che da quello di bonus di varia fattura. Ci sono poi nuovi oggetti da trovare e da creare, più nuovi materiali da lavorare. Tra questi spicca il stalhrim, un minerale rarissimo che, però, una volta lavorato, vi darà la possibilità di avere un equipaggiamento estremamente potente. Ad ogni modo tutta la conformazione del territorio di Solstheim sembra essere stata concepita per i personaggi con la passione per i minerali. Troverete tantissime vene di metalli più o meno preziosi e potrete dare sfogo ai vostri picconi, per poi divertirvi a forgiare e, trovando un negoziante abbastanza danaroso, rivendere il tutto. Alcune ambientazioni sono state sicuramente create utilizzando elementi già sfruttati nel gioco originale (vedi i dungeon), ma la quantità dei contenuti é un ottimo collante che lascia soddisfatto il giocatore.
Dal punto di vista tecnico nulla é cambiato da Skyrim, ovviamente, nel bene e nel male. Ampie zone esplorabili dove si alternano ottime texture ad altre in bassa risoluzione, il classico dazio da pagare affinché la nostra console possa gestire tutto questo ben di dio. Rallegratevi, però: evidentemente i ragazzi di Bethesda hanno imparato dai propri errori perché, durante la nostra prova, abbiamo rilevato un numero di bug estremamente più basso rispetto al tristemente famoso Dawnguard. Nessun personaggio ci si é presentato vestito solo dei propri mutandoni e non ci sono state sparizioni mistiche di protagonisti o avversari. La nostra Xbox 360 ha subito un freeze e abbiamo notato alcuni scatti della grafica, ma nulla che non ci avesse già accompagnato nel mondo di Skyrim. Certo, non siamo davanti alla perfezione, ma l'esperienza di gioco non ne risulta compromessa e, visto i precedenti, era facile temere ben di peggio.
Ci sentiamo di dirvi che, segnalati alcuni difetti del pacchetto, Dragonborn é quello che volevamo da una vera espansione del quinto capitolo della saga di The Elder Scrolls. Tante ore di divertimento in un universo fantasy che non smette di stupirci. E adesso andiamo a spiegare a Miraak chi é il vero Sangue di Drago!