The Iron Sky:Invasion

di Simone Rampazzi
Dagli xenomorfi di Ridley Scott agli alieni più trash di Mars Attacks! pensavamo di aver visto praticamente tutto sulle invasioni dallo spazio profondo ai danni di noi poveri terrestri, ma oggi, con nostra grande sorpresa, ci siamo dovuti ricredere. La Reality Pump, insieme alla collaborazione di TopWare Interactive, porta sui nostri calcolatori un gioco strategico di simulazione spaziale, ispirato ad un film passato un po' in sordina dai contenuti decisamente stravaganti, partorito dalla mente eclettica del regista Vuorensola, intitolato Iron Sky.



Fin qui nulla di male, tranne forse per il fatto che gli antagonisti con cui avremo a che fare in questa storia non sono alieni dall'aspetto terribile o dai cervelli ultra-sviluppati stile XCOM, ma bensì un'intera popolazione di nazisti infuriati che dal 1945 pianifica sulla Luna un attacco di massa per riconvertire il globo ai dettami del terzo Reich.

I presupposti per una trama diversa dai canoni ci sono tutti, ed infatti la pellicola cinematografica riesce quantomeno a farci abbozzare qualche sorriso, senza impegnarci ulteriormente con elementi storici trascendentali. Non possiamo dire lo stesso, però, per il titolo videoludico appena provato.

Unbreve tutorial ci insegna le basi per pilotare il nostro satellite americano, grazie ad una serie di comandi molto fruibili e praticamente ridotti all'osso, dove ci viene proposta la possibilità di muovere la nostra astronave con l'ausilio del mouse (all'inizio sarà doveroso effettuare una sosta nel pannello opzioni perché abituarsi alla sensibilità di movimento della medesima può risultare veramente fastidioso) e di alcuni tasti che ci permetteranno di switchare l'energia tra motori, potenza di fuoco e scudi, ed un ultimo che ci dà la possibilità di selezionare la seconda modalità di fuoco.



Appena completato il tutorial di movimento e viste le prime sessioni di fuoco, veniamo subito buttati nel vivo dell'azione (se così può esser definita) in un ciclo di missioni ripetitive dove il nostro unico scopo é impedire ai nazi di raggiungere la Terra. Alcune missioni di contorno, fornite da altri capi di stato terrestri, riescono ad aggiungere un pelino di storia, ma niente é riuscito a distogliere la nostra attenzione dallo sparare, sparare, sparare e sparare di nuovo a dischi volanti poco diversi tra loro, se non per resistenza e capacità di fuoco.

Anche le navicelle più grandi, disegnate all'occorrenza come enormi zeppelin, sono solamente riuscite ad appesantire la nostra permanenza al di sopra dell'atmosfera, chiudendoci in un circolo vizioso dove dovremo sparare, cercare nuove munizioni, distruggere astronavi diversive, sparare di nuovo e così di seguito, aspettando il momento giusto per danneggiare lo zeppelin madre e finalmente distruggerlo. Vivamente consigliata la ricerca di materiali extra, che vengono rilasciati dopo la distruzione di alcune navi, poiché sarà indispensabile venderle e guadagnare crediti per aumentare la resistenza, la potenza di fuoco e la capacità di carburante.



Dopo aver sentito sulla pelle un comparto tecnico poco convincente, ci é dispiaciuto constatare che anche sugli altri punti essenziali non si é fatta poi così tanta fatica. Il comparto grafico, insieme a quello sonoro, non hanno fatto altro che metterci a dura prova per tutto il tempo di gioco a cui ci siamo sottoposti. Per il primo punto, abbiamo rilevato una scarsità di idee nella personalizzazione delle aree spaziali visitate, con animazioni di fuoco e movimento poco convincenti e decisamente obsolete, fuse a una qualità delle astronavi poco curata, mostrando solo un pizzico di dedizione in più nelle texture delle astronavi. Il secondo ci ha convinto ancora meno, poiché la colonna sonora é risultata monotona, per colpa di una track-list ridotta all'osso con tre brani o più, ed un doppiaggio, solamente in lingua inglese, che ci ha riportato dialoghi in stile Red Alert di una volta poco convincenti.

L'assenza del comparto multi-giocatore, infine, dà il colpo di grazia ad un gioco già poco performante, riducendo la longevità del titolo praticamente a zero.