The Jak & Daxter Trilogy

di Massimiliano Pacchiano
Tra i tantissimi titoli della ludoteca PS2, molti dei più rappresentativi sono senz'altro quelli dei team “first party”, come Naughty Dog, Polyphony o Santa Monica. Ancora oggi questi team producono i titoli più corposi per Ps3, basti pensare ad Infamous dei Sucker Punch (già autori della trilogia di Sly Raccoon) o appunto ad Uncharted, degli stessi Naughty Dog che ritroviamo in questa sede. In realtà anche il glorioso team di programmazione californiano, che sta attualmente sviluppando il promettente The Last of Us, ha delle origini piuttosto umili, ricordiamo infatti l'orribile Way of the Warrior per 3DO che scopiazzava malamente il trend picchiaduristico dell'epoca, rappresentato da Mortal Kombat. Ma torniamo a noi: dopo la fortunata serie di Crash Bandicoot sulla prima PlayStation, i nostri “cagnacci fastidiosi” hanno celebrato il salto ai 128bit con Jak & Daxter: The Precursor Legacy, platform decisamente piacevole e riuscito, le cui uniche sbavature erano dettate da tipiche ingenuità dell'epoca.



The Jak & Daxter Trilogy ci offre i primi tre capitoli della saga, per intenderci quelli “ufficiali” e non i successivi tre spin-off Daxter, The Lost Frontier e Jax-X, due dei quali sono usciti originariamente su PSP. L'origine di questa acclamata serie é da ricercarsi nell'ormai lontano 2001, in concomitanza con il lancio di Ps2; per l'epoca il capostipite offriva una veste audiovisiva ed una giocabilità decisamente degne di nota. La storia narrava di questi due amici, che potremmo definire dei Tecno-Elfi immersi in un mondo fantasy-steampunk, intenti a recuperare dei manufatti e delle fonti energetiche appartenute ai “precursori”, ovvero dei lontani antenati della loro gente, le cui scoperte scientifiche erano andate ormai perdute. Tecnologia e magia quindi si mescolano all'interno del gioco, mentre i due sono alle prese con una stirpe malvagia e soprattutto con una maledizione che colpisce il povero Daxter, trasformandolo in una sorta di scoiattolo parlante piuttosto buffo e simpatico.

Il gioco rimane godibile a tutt'oggi, grazie a delle meccaniche platforming molto piacevoli inserite in un contesto free-roaming, ma alcune ingenuità non corrette in questa riedizione (ad esempio una gestione della telecamera discutibile o un'eccessiva quantità di dialoghi all'inizio del gioco) ne minano il valore complessivo. Inoltre l'adattamento grafico all'alta definizione non si può dire totalmente riuscito: già altri “Classics HD” soffrivano di tale difetto (probabilmente fanno eccezione solo God of War e Sly Raccoon), ma in questa sede il problema sembra accentuato. In sostanza abbiamo lo stesso identico gioco, semplicemente fatto girare a 720p e con il frame adattato ai 16:9 (invece che 4:3) con il risultato che la grafica appare incredibilmente datata. Il polycount é davvero molto basso e la maggior parte delle texture appaiono piuttosto povere per dettaglio e numero di colori. Ma se a questi difetti era difficile rimediare, in quanto si sarebbe dovuto fare un lavoro di restyling molto pesante e costoso, ciò che non é giustificabile é l'assenza totale di qualsivoglia anti-aliasing o effetto di post-processing che vada a smussare bordi o migliorare l'illuminazione, col risultato che la grafica appare davvero poco definita e piatta.



Anche gli altri due giochi che completano la trilogia hanno gli stessi problemi grafici, ma dal momento che la modellazione ed il motore grafico erano migliorati rispetto al primo capitolo, l'impatto grafico risulta leggermente superiore, sebbene in modo molto marginale. Ci sarebbe anche da dire che Jak 2 e 3 offrono un cambio netto nella trama, nell'ambientazione e nello stile di gioco, ma preferiamo non dire troppo per coloro che non conoscono la trilogia e non vogliono rovinarsi la sorpresa. Ad ogni modo, i tre giochi sono godibili ancora oggi, soprattutto grazie al gameplay immediato, ai personaggi simpatici ed ad una certa rigiocabilità (ad esempio nel primo Jak per sbloccare il “vero” finale bisogna tornare indietro a raccogliere tutti i collectibles), senza contare il fattore nostalgia che é indubbiamente un incentivo per tutti coloro che hanno giocato questi titoli nella loro infanzia/adolescenza.

Le animazioni in stile cartoon sono belle da vedersi ancora oggi, in particolare durante i salti ed i combattimenti i nostri due eroi si prodigano in evoluzioni assurde e bellissime da vedere. Magari bisognerà abituarsi di nuovo a quei controlli e a quella telecamera (invertire gli assi di rotazione nelle opzioni é la prima cosa da fare) ma il divertimento é comunque assicurato. D'altro canto, é innegabile che nonostante l'upscaling in HD l'impatto estetico renda decisamente meglio su una comune Ps2 attaccata ad un vecchio televisore CRT, grazie al dettaglio inferiore che nasconde il basso numero di poligoni e la “smussatura” naturale del catodico che va automaticamente a nascondere i difetti grafici ed esaltarne i pregi.