The Jak & Daxter Trilogy
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Chi non muore si rivede, diceva un detto. E quando ci si rivede per ben due volte nel giro di un anno, ci si comincia a porre anche qualche domanda. Non é la prima volta che vi ri-parliamo della saga con cui Naughty Dog inaugurò a suo tempo l'era di PS2. Jak&Daxter, giunto lo scorso anno su PS3 in veste completamente rifatta (in HD, per intenderci), é appena giunto in redazione nella sua nuovissima versione PSVita. Un'ennesima Collection trasposta su portatile, esatto, ma riesce quantomeno a tenere alto il nome che porta? Non appieno, detto sinceramente, e non serve neanche chissà che occhio critico per accorgersene.
Per chi fosse rimasto chiuso in una campana di vetro nel corso di tutto lo scorso anno (ma anche dell'ultimo decennio, ad essere precisi), Jak&Daxter é una saga platform - e non solo - che solo da poco ha avuto la fortuna di farsi rivedere in tutta la sua splendida forma su attuale generazione. Chi al tempo non possedeva una PS2, o chi magari era troppo giovane per averne una, solo da poco ha potuto bearsi di questa trilogia di piccole perle con tanto di Trofei, supporto all'alta definizione e compagnia a seguire. La Collection di cui vi parliamo (e quindi, di conseguenza, anche quella PSVita) porta sugli scaffali dei negozi tutti e tre i giochi in un unico, conveniente pacchetto.
La storia narra del giovane Jak, un prode guerriero del villaggio di Sandover che - a causa di una marachella - si ritrova ben presto invischiato in un'avventura più grande di lui. Accompagnato dal fido Daxter, sconfina le mura della sua casa-natale e approda sulle rive di un'isola oscura e misteriosa. Il motivo? Semplicemente, disobbedire all'anziano saggio e dare a tutti un'incommensurabile prova di coraggio. Purtroppo, l'isola sembra essere popolata da un malvagio stregone e dalla sua orda di mostriciattoli con un Daxter che- entrato in contatto con una corrotta sostanza nera - viene trasformato in piccolo e simpatico roditore arancione. Nel tentativo di far riacquisire all'amico le sembianze originali, Jak parte per un viaggio alla ricerca di un antico Saggio. Quella che inizialmente sembrava un'avventura per salvare l'amico si tramuta ben presto in una lotta per la salvezza del mondo che vede Jak, e la sua nuova spalla comica Daxter, in lotta contro una forza ben più pericolosa di quella trovata sulla semplice Isola della Nebbia.
Jak&Daxter: The Precursor Legacy, il primo del pacchetto in ordine cronologico, é un platform piuttosto canonico con ambienti anche piuttosto ampi da esplorare. Il miscuglio di generi, più che renderlo un vero e proprio successore di Crash, lo riconduce ad un "meticcio" figlio di quest'ultimo e Spyro, segnando fin da subito il suo successo, pur nella sua (forse eccessiva) fedeltà al canone. In Jak si esplora, si raccolgono collezionabili sparsi in tutti i numerosissimi mondi di gioco e ci si perde in mondi colorati e stilisticamente impeccabili, proprio come in una bella fiaba. Magari una story-line abbastanza scontata (finale a parte) ed una varietà di situazioni non proprio elevatissima rendono questo Jak - anche oggi - un prodotto solido, ma consigliato esclusivamente agli amanti puri del genere.
Jak 2: Renegade, invece, presenta un bello stacco dal predecessori sia in termini di gameplay che di stile. A fronte del successo devastante di GTA, Naughty Dog si convinse a rivedere "leggermente" la sua formula, cercando di unire in un'unica mistura vecchio e nuovo, colorato e sporco, andando così a sfornare un prodotto epocale, enorme, dalle mille sfaccettature ma che - per forza di cose - avrebbe fatto storcere il naso ad una bella fetta d'utenza. Jak 2 é sì un platform, ma anche un gioco d'azione, di sparatoria, di guida e d'esplorazione urbana (free-roaming, per i veterani). E, soprattutto, senza il look per "bambini" di cui si beava il predecessore. Jak 2 é grigio, sporco, in alcuni tratti anche crudo. Per chi se lo chiedesse, il cambio di visione si é appoggiato al fatto che Jak e i suoi amici avessero cambiato mondo. Giungendo in questa sorta di dimensione parallela, Jak si ritrova catturato dalla milizia del luogo e sottoposto a vari esperimenti che l'hanno poi reso, di fatto, una vera e propria macchina da guerra incapace di gestire la rabbia. La sua missione? Vendicarsi dei suoi torturatori e scoprire il perché delle loro azioni. Quello che sembra essere un semplice pretesto - magari poco ispirato - per lanciare la saga nelle braccia dei videogiocatori più adulti, nasconde invece una vicenda complessa, ricca di sorprese e colpi di scena, oltre che di personaggi principali (e non) di assoluto spessore.
Jak 3 riprende la saga da dove l'avevamo lasciata. Pur essendo ambientato svariati anni dopo gli eventi del secondo episodio, il gameplay ripesca a piene mani dai tanto chiacchierati cambiamenti di Renegade, non stravolgendoli, ma ampliandoli. Al posto di quattro armi potremo impugnarne ben dodici, le città esplorabili saranno due e via dicendo. Un gioco ancora più grande, con ancor più cose da fare e con un'ennesima trama da Oscar, anche piuttosto auto-conclusiva. Un degna fine ad una saga che, nel bene o nel male, é riuscita a farsi apprezzare come poche altre durante la scorsa generazione.
Se dovessimo parlare di difetti, l'elevata difficoltà potrebbe essere uno di questi. Con il passare dei capitoli, infatti, la saga é diventata sempre più avara di checkpoint, costringendo il giocatore a dover rigiocare anche quarti d'ora interi di sessione ad ogni singola morte. Potremmo lamentarci anche della telecamera, a conti fatti, che qualche volta di troppo tende ad incastrarsi negli angoli degli scenari, o della mancanza di un "lock-on" sui nemici durante le fasi di sparatoria. Niente di cui, però, non si riesca a venire a capo con un po' pratica.
Peccato che, a questi difetti, ci pensa proprio la cara PSVita ad aggiungerne altri. Due in particolare: controlli touch-screen odiosi e un frame-rate ballerino come non mai. Se i vari rallentamenti minano solo in alcuni casi la godibilità del gioco, l'abuso di movimenti importanti adibiti allo schermo tattile sul retro della console non é assolutamente da sorvolare. Azioni quali cambiare corsia di guida in città, attivare la visuale in prima persona, equipaggiare o disequipaggiare lo skateboard sono solo i primi esempi che ci vengono in mente. Purtroppo, l'uso del retro-touch é poco reattivo e a volte anche frustrante, riuscendo a rendere confuse anche azioni relativamente semplici come gli spostamenti in città. Come sopra, niente che non possa essere aggiustato con un po' di pratica. Solo che qui ne servirà molta. Davvero molta.
Per chi fosse rimasto chiuso in una campana di vetro nel corso di tutto lo scorso anno (ma anche dell'ultimo decennio, ad essere precisi), Jak&Daxter é una saga platform - e non solo - che solo da poco ha avuto la fortuna di farsi rivedere in tutta la sua splendida forma su attuale generazione. Chi al tempo non possedeva una PS2, o chi magari era troppo giovane per averne una, solo da poco ha potuto bearsi di questa trilogia di piccole perle con tanto di Trofei, supporto all'alta definizione e compagnia a seguire. La Collection di cui vi parliamo (e quindi, di conseguenza, anche quella PSVita) porta sugli scaffali dei negozi tutti e tre i giochi in un unico, conveniente pacchetto.
La storia narra del giovane Jak, un prode guerriero del villaggio di Sandover che - a causa di una marachella - si ritrova ben presto invischiato in un'avventura più grande di lui. Accompagnato dal fido Daxter, sconfina le mura della sua casa-natale e approda sulle rive di un'isola oscura e misteriosa. Il motivo? Semplicemente, disobbedire all'anziano saggio e dare a tutti un'incommensurabile prova di coraggio. Purtroppo, l'isola sembra essere popolata da un malvagio stregone e dalla sua orda di mostriciattoli con un Daxter che- entrato in contatto con una corrotta sostanza nera - viene trasformato in piccolo e simpatico roditore arancione. Nel tentativo di far riacquisire all'amico le sembianze originali, Jak parte per un viaggio alla ricerca di un antico Saggio. Quella che inizialmente sembrava un'avventura per salvare l'amico si tramuta ben presto in una lotta per la salvezza del mondo che vede Jak, e la sua nuova spalla comica Daxter, in lotta contro una forza ben più pericolosa di quella trovata sulla semplice Isola della Nebbia.
Jak&Daxter: The Precursor Legacy, il primo del pacchetto in ordine cronologico, é un platform piuttosto canonico con ambienti anche piuttosto ampi da esplorare. Il miscuglio di generi, più che renderlo un vero e proprio successore di Crash, lo riconduce ad un "meticcio" figlio di quest'ultimo e Spyro, segnando fin da subito il suo successo, pur nella sua (forse eccessiva) fedeltà al canone. In Jak si esplora, si raccolgono collezionabili sparsi in tutti i numerosissimi mondi di gioco e ci si perde in mondi colorati e stilisticamente impeccabili, proprio come in una bella fiaba. Magari una story-line abbastanza scontata (finale a parte) ed una varietà di situazioni non proprio elevatissima rendono questo Jak - anche oggi - un prodotto solido, ma consigliato esclusivamente agli amanti puri del genere.
Jak 2: Renegade, invece, presenta un bello stacco dal predecessori sia in termini di gameplay che di stile. A fronte del successo devastante di GTA, Naughty Dog si convinse a rivedere "leggermente" la sua formula, cercando di unire in un'unica mistura vecchio e nuovo, colorato e sporco, andando così a sfornare un prodotto epocale, enorme, dalle mille sfaccettature ma che - per forza di cose - avrebbe fatto storcere il naso ad una bella fetta d'utenza. Jak 2 é sì un platform, ma anche un gioco d'azione, di sparatoria, di guida e d'esplorazione urbana (free-roaming, per i veterani). E, soprattutto, senza il look per "bambini" di cui si beava il predecessore. Jak 2 é grigio, sporco, in alcuni tratti anche crudo. Per chi se lo chiedesse, il cambio di visione si é appoggiato al fatto che Jak e i suoi amici avessero cambiato mondo. Giungendo in questa sorta di dimensione parallela, Jak si ritrova catturato dalla milizia del luogo e sottoposto a vari esperimenti che l'hanno poi reso, di fatto, una vera e propria macchina da guerra incapace di gestire la rabbia. La sua missione? Vendicarsi dei suoi torturatori e scoprire il perché delle loro azioni. Quello che sembra essere un semplice pretesto - magari poco ispirato - per lanciare la saga nelle braccia dei videogiocatori più adulti, nasconde invece una vicenda complessa, ricca di sorprese e colpi di scena, oltre che di personaggi principali (e non) di assoluto spessore.
Jak 3 riprende la saga da dove l'avevamo lasciata. Pur essendo ambientato svariati anni dopo gli eventi del secondo episodio, il gameplay ripesca a piene mani dai tanto chiacchierati cambiamenti di Renegade, non stravolgendoli, ma ampliandoli. Al posto di quattro armi potremo impugnarne ben dodici, le città esplorabili saranno due e via dicendo. Un gioco ancora più grande, con ancor più cose da fare e con un'ennesima trama da Oscar, anche piuttosto auto-conclusiva. Un degna fine ad una saga che, nel bene o nel male, é riuscita a farsi apprezzare come poche altre durante la scorsa generazione.
Se dovessimo parlare di difetti, l'elevata difficoltà potrebbe essere uno di questi. Con il passare dei capitoli, infatti, la saga é diventata sempre più avara di checkpoint, costringendo il giocatore a dover rigiocare anche quarti d'ora interi di sessione ad ogni singola morte. Potremmo lamentarci anche della telecamera, a conti fatti, che qualche volta di troppo tende ad incastrarsi negli angoli degli scenari, o della mancanza di un "lock-on" sui nemici durante le fasi di sparatoria. Niente di cui, però, non si riesca a venire a capo con un po' pratica.
Peccato che, a questi difetti, ci pensa proprio la cara PSVita ad aggiungerne altri. Due in particolare: controlli touch-screen odiosi e un frame-rate ballerino come non mai. Se i vari rallentamenti minano solo in alcuni casi la godibilità del gioco, l'abuso di movimenti importanti adibiti allo schermo tattile sul retro della console non é assolutamente da sorvolare. Azioni quali cambiare corsia di guida in città, attivare la visuale in prima persona, equipaggiare o disequipaggiare lo skateboard sono solo i primi esempi che ci vengono in mente. Purtroppo, l'uso del retro-touch é poco reattivo e a volte anche frustrante, riuscendo a rendere confuse anche azioni relativamente semplici come gli spostamenti in città. Come sopra, niente che non possa essere aggiustato con un po' di pratica. Solo che qui ne servirà molta. Davvero molta.