The Last of Us Parte II Remastered: la recensione della versione PC
Un porting tecnico solido e completo, con performance stabili e contenuti ben integrati. Finalmente l’intera esperienza Naughty Dog arriva anche su PC.

Quando The Last of Us Parte I è arrivato su PC, le cose non sono andate proprio come speravamo. Nonostante il peso e l'importanza dell’opera, la versione uscita nel 2023 sviluppata da Iron Galaxy Studios si rivelò piena di problemi tecnici, con ottimizzazioni assenti, instabilità frequenti e una resa grafica al di sotto delle aspettative (come vi raccontammo nella nostra recensione). È per questo che, al primo avvio di The Last of Us Parte II Remastered, un accenno di diffidenza era davvero inevitabile.
Per una volta, i timori si sono rivelati infondati. Già nei primi minuti di gioco, su entrambe le configurazioni PC, è evidente che questa versione remastered è stata trattata con la giusta attenzione. Non è soltanto un secondo capitolo: è una vera occasione di riscatto, un porting fatto con criterio che permette anche al pubblico PC di accedere, finalmente, alla conclusione dell'esperienza narrativa di Naughty Dog.
Con oltre 300 premi come Gioco dell’Anno, una storia ancora oggi discussa per struttura e tematiche, e una messa in scena che non ha perso forza, The Last of Us Parte II Remastered completa finalmente il quadro. Dopo un primo capitolo uscito tra mille difficoltà, anche i giocatori PC possono vivere l’opera nella sua forma più completa.

Una doppia prospettiva dirompente: la storia di Ellie e Abby su PC
La storia riprende cinque anni dopo il viaggio che ha unito Ellie e Joel nel primo capitolo. Ora vivono a Jackson, nel Wyoming, in una comunità stabile di superstiti. La calma, però, non dura. Un evento violento segna un punto di rottura e spinge Ellie in un viaggio carico di rabbia, tra città distrutte, nemici spietati e scelte sempre più difficili da sostenere.
A cambiare le regole è l’introduzione di Abby, personaggio chiave e controparte narrativa. Il gioco alterna i loro punti di vista, mostrando il conflitto da angolazioni diverse. È qui che The Last of Us Parte II si trasforma: da racconto di vendetta a riflessione più ampia sulla disumanizzazione, sull’odio come conseguenza del dolore, e su cosa resta dell’identità quando la violenza diventa linguaggio quotidiano.
Ellie è guidata da una rabbia che consuma, che si nasconde dietro la razionalità ma affonda nella ferita mai rimarginata del primo capitolo. Cresciuta in un mondo dove la fiducia è un lusso, si muove in bilico tra giustizia e ossessione, fino a diventare, in certi momenti, irriconoscibile persino a se stessa.
Abby, invece, è la sorpresa. Introduce una visione scomoda, rompe la dinamica binaria e mette in discussione le certezze del giocatore. Non è un'antagonista: è il risultato speculare dello stesso ciclo di dolore. Due percorsi opposti ma paralleli, che non cercano riconciliazione, ma pongono una domanda più scomoda: quando tutti hanno torto, chi resta da perdonare?
Rispetto all’originale del 2020, la versione Remastered include alcuni contenuti narrativi aggiuntivi. I Livelli Perduti offrono tre sezioni tagliate dal gioco base, utili per contestualizzare meglio certe dinamiche e ambientazioni: non aggiungono snodi fondamentali alla trama, ma servono a dare respiro a momenti secondari, mostrando frammenti più intimi e dilatati della storia.
I commenti audio del team di sviluppo, attivabili durante l’intera avventura, sono invece il valore aggiunto più interessante: si ascoltano le voci di Neil Druckmann, Halley Gross, Troy Baker, Ashley Johnson e Laura Bailey mentre riflettono sulle scelte narrative, sui personaggi e sulle scene più difficili da realizzare. Non è un director’s cut vero e proprio, ma è quanto di più vicino ci sia a una "visione guidata" dell’opera, capace di arricchire l’esperienza anche per chi la conosce già a memoria.
Più distaccata dal racconto principale è invece la modalità Senza Ritorno, che introduce una struttura roguelike focalizzata sul combattimento. Non aggiunge nulla alla trama, ma riutilizza personaggi e ambientazioni per costruire una nuova esperienza, più libera e sperimentale.

The Last of Us Parte II su PC: come gira davvero la versione Remastered
Provato su due configurazioni differenti – un desktop con RTX 4060 Ti e monitor ultrawide 2560x1080, e un laptop con RTX 3060 in Full HD – The Last of Us Parte II Remastered si presenta fin da subito come un porting sorprendentemente stabile. Su desktop, con impostazioni al massimo, DLSS in modalità qualità e Frame Generation attivo, il gioco gira tra gli 80 e i 100 FPS, mantenendo una fluidità costante anche nelle sequenze più movimentate. Il blocco apparente dei 50 Hz nella schermata delle impostazioni sembra legato al Frame Generation, ma non ha avuto alcun impatto negativo sul gameplay.
Il supporto all’ultrawide 21:9 è completo: nessuna distorsione dell’interfaccia, nessuna banda nera, e un’ottima gestione dell’orizzonte visivo nelle ambientazioni più ampie. La versione PC offre anche un’ampia gamma di opzioni grafiche, ben organizzate e altamente scalabili: texture e ombre al massimo, filtro anisotropico x4 per migliorare la nitidezza delle superfici oblique, occlusione ambientale per rendere più realistici i giochi di luce e ombra nei punti di contatto tra oggetti, riflessi in tempo reale e effetti volumetrici che valorizzano nebbia, fumo e particelle. Il risultato è visivamente convincente e capace di valorizzare la direzione artistica senza richiedere compromessi drastici, almeno su GPU di fascia media.
Esiste anche un’opzione di preset avanzato chiamata MAX+, che spinge ulteriormente il dettaglio grafico. Tuttavia, durante la prova su desktop, l’attivazione di MAX+ ha causato alcuni crash del gioco, rendendo necessaria la scelta del preset MAX, più stabile e comunque molto performante. È un dettaglio da tenere in considerazione, almeno fino all’arrivo di eventuali aggiornamenti.
Su laptop (RTX 3060, Full HD), con la stessa configurazione e DLSS attivo, il gioco resta perfettamente giocabile ma più soggetto a oscillazioni, con un framerate che si assesta tra i 60 e gli 80 FPS, variando sensibilmente in base alla scena. È una differenza che si percepisce, ma non compromette l’esperienza generale.

Sono supportate tutte le principali tecnologie di rendering moderne: DLAA (Deep Learning Anti-Aliasing, per una qualità visiva superiore ma più esigente in termini di performance), Reflex per ridurre la latenza, AMD Anti-Lag 2, oltre a FSR 3.1 e Intel XeSS, che offrono alternative valide per l’upscaling dell’immagine anche su configurazioni non NVIDIA. Il DLAA, al momento, risulta disattivato e non selezionabile, probabilmente per evitare conflitti con la Frame Generation.
La compatibilità con il controller DualSense è pienamente supportata, ma non è stato possibile testarla direttamente in questa recensione. Mouse e tastiera sono anch’essi supportati, con possibilità di rimappare completamente i comandi, ma non rappresentano la soluzione consigliata, considerata la natura del gameplay, costruita attorno all’esperienza con controller.
Infine, va segnalata l’integrazione con PlayStation Network su PC, che consente di ottenere trofei, accedere alla lista amici e sbloccare contenuti bonus come la giacca “Intergalactic” per Ellie.
In termini di ottimizzazione e qualità visiva, il lavoro svolto è solido, preciso e senza sorprese spiacevoli. Una Remastered che si adatta bene all’ecosistema PC, sfruttando a dovere le potenzialità delle GPU moderne.
Versione Testata: PC
Voto
Redazione

The Last of Us Part II: Remastered
The Last of Us Parte II Remastered arriva su PC con una buona solidità tecnica e una proposta completa. È un porting curato, stabile, e finalmente all’altezza del nome che porta. Chi lo gioca per la prima volta troverà un’esperienza intensa e strutturata. Chi già lo conosce potrà apprezzarne i contenuti extra e la qualità visiva.