The Legend of Zelda: Breath of the Wild
Quello di Nintendo Switch è un lancio che sarà ricordato nella storia del gaming; non di certo per la sua line up sfolgorante, ma perché al suo interno c’è un titolo che brilla come pochi altri. Un gioco in grado di rapire, ammaliare ma soprattutto rispettare il videogiocatore. Un titolo devastante sotto moltissimi punti di vista. Stiamo parlando di The Legend of Zelda: Breath of the Wild.
Un viaggio da fare con il cuore…
Ci sono momenti che segnano in maniera indelebile l’avanzamento e la progressione di questo settore. Dopo aver perso ore, mente e cuore all’interno di questo Zelda, possiamo tranquillamente affermare che ci troviamo davanti a qualcosa che, negli anni, verrà ricordato come una vera e propria pietra miliare.
Uno Zelda, questo, che pur mantenendosi fedele a quello che la saga ha regalato ai fan nel corso degli anni(con alti e bassi), si apre ad una serie di contaminazioni piuttosto marcate, a partite dalla più importante di tutte: l’open world.
Tutto inizia con il risveglio dell’eroe leggendario, il nostro Link. Sono passati ben cent’anni da quando lo scontro con la minaccia Ganon ha portato alla sconfitta di Link, e dei quattro paladini a protezione del regno e della principessa Zelda. La profezia però è sempre stata chiara: un giorno l’eroe si sarebbe risvegliato e sarebbe tornato a salvare la Principessa e il suo regno. Peccato che una volta risvegliato il nostro Link si è trovato completamente senza memoria…ma in possesso della tavoletta Sheikhan. Uno strumento magico in grado di emanare un potere mistico e probabilmente appartenente ad una civiltà passata.
Da qui partirà la storia. Niente di più. Tutto il resto sarà da scoprire e scovare, intraprendendo un viaggio affascinante che man mano ci svelerà un sacco di segreti, una storia appassionante, ma soprattutto il nostro passato e la nostra vera missione.
Non vogliamo dirvi nulla di più, semplicemente perché “il viaggio” è una delle parti fondamentali dell’esperienza di gioco. L’open world creato da Aonuma non è solo un mondo vastissimo (una mappa grossa più o meno il doppio di quella di Skyrim) ma vivo, pulsante con un’anima chiaramente percepibile. Proprio per questo l’accompagnamento musicale è sporadico e leggero, utile ad enfatizzare solamente i momenti chiave che ci siamo trovati ad affrontare. Ma per il resto del gioco tutto è in mano al cinguetto degli uccelli nel sottobosco, alla brezza che quasi si può percepire da una scogliera a strapiombo sul mare, al silenzio candido della neve sulle cime innevate, alle furiose tempeste di sabbia nel deserto o al borbottio di un vulcano zampillante. Piccoli esempi di un mondo così ricco che è davvero difficile raccontare a parole, ma che vi rapirà come pochi altri universi hanno saputo fare in tutti questi anni. Hyrule non è mai stata così splendente, ma allo stesso tempo dispersiva!
Sarà fondamentale infatti studiare la mappa per due motivi: orientarsi nel modo migliore e capire dove andare per completare le missioni. Di fatto, la maggior parte delle quest vi richiederanno di studiare la mappa seguendo indizi che vi veranno dati dagli NPC; per poterlo fare dovremo però prima di tutto sbloccare le varie zone e per farlo ci saranno delle particolari torri da scalare. Raggiunta la prima la tavoletta Sheikhan ci sbloccherà la parte di mappa. Non pensate però ad un semplice vezzo (tipico di altri giochi) qui avere la mappa libera sarà fondamentale per capire come muoversi sul territorio avendo i nomi dei luoghi sbloccati.
La tavoletta potrà inoltre essere usata come strumento per marcare luoghi sulla mappa (magari da una visuale bella alta, tipo una montagna) in modo da ricordarci cosa andare a visitare e dove.