The Legend of Zelda: Ocarina of Time

di Paolo Mulas
Portarsi dietro l'etichetta di “Best Game Ever” ossia miglior gioco di sempre, é certamente un onore che risulta tanto grande quanto carico di responsabilità. The Legend of Zelda: Ocarina of Time, uscito nel 1998 sul Nintendo 64, non rappresentò solamente la perfetta trasposizione per la prima volta in tre dimensioni di una saga già al tempo tra le più apprezzate, ma altresì tracciò la strada da seguire per gli anni a venire con importantissime innovazioni, che se oggi possono apparirci scontate, all'epoca furono giustamente premiate come rivoluzionarie.

Non é facile trascurare l'effetto nostalgia (che spesso può levigare i ricordi) di chi ci giocò all'epoca, o le aspettative di chi ancora non ci hai mai giocato ma ne ha sempre sentito parlare come una pietra miliare nell'universo videoludico, ma il ritorno di Ocarina of Time va comunque valutato non per gli indubbi meriti del passato ma per quello che offre oggi. Può un titolo vecchio di tredici anni (seppur tirato a lucido) essere ancora in grado di divertire, appassionare, ed in qualche maniera avere ancora qualcosa da insegnare alle produzioni attuali? Se il gioco in questione é Ocarina of Time 3D la risposta é indubbiamente si. E' chiaro che questo Zelda non può avere la stessa portata sconvolgente del titolo originario, però riesce comunque ad ergersi a manifesto di un modo d'intendere i videogiochi, soprattutto per quel che la riguarda l'equilibrio e la cura del gameplay, che ha ancora pochi eguali nel 2011.



Seppur possa essere classificato come “remake”, la parola “restauro” é quella che a parer nostro definisce con maggior precisione l'ottimo lavorosvolto dal team Grezzo. Dietro questo ancora poco conosciuto nome (che in italiano può farci sorridere) si celano degli importanti ex sviluppatori Square/Enix, la cui prestazione (coadiuvato da Nintendo) si é concentrata principalmente sull'adattamento al sistema di controllo del 3DS, e sulla messa a nuovo del motore grafico, che nonostante l'età si é dimostrato ancora piuttosto valido, grazie soprattutto agli interventi che hanno riguardato senza distinzioni ambienti, personaggi e texture. Il cuore del gioco é rimasto comunque tale e quale al titolo originale, e che abbiate avuto la fortuna di averlo già giocato o meno, difficilmente riuscirete a non farvi coinvolgere dal crescendo di emozioni che caratterizzano Ocarina of Time fin dalle prime battute.

L'avventura si apre con il giovane Link, abitante un po' emarginato del tranquillo villaggio Kokiri, convocato a sorpresa dal saggio e morente albero Deku per raccogliere l'improbo compito di difendere la terra di Hyrule da una minaccia terribile, dapprima velata e poi sempre più manifesta. La progressione della storia principale si lega intimamente alla crescita del personaggio; usciremo per la prima volta dal villaggio Kokiri unicamente muniti di una piccola spada e di un fragile scudo di legno, e ci torneremo a più riprese nel corso dell'avventura con sempre maggiori abilità e strumenti: da nuove armi (le bombe, l'arco e le frecce, fino alla Master Sword ed il martello) a nuovi oggetti che aumenteranno a dismisura le possibilità d'interazione con l'ambiente. Senza voler rovinare la sorpresa ai nuovi giocatori, possiamo comunque svelarvi (niente di più di quello che é possibile leggere sul retro della confezione) che questa crescita del personaggio si concretizza anche con un bel salto temporale in avanti, dove avremo modo di scoprire come sono cambiati i luoghi e le persone (protagonista compreso).

Questo fattore tempo avrà una notevole importanza nel gioco, basti pensare per esempio che molte delle nostre azioni compiute nel passato avranno delle evidenti ripercussioni nel futuro. In un panorama attuale dove i giochi tendono ad essere un po' troppo spesso guidati, uno dei primi pregi di Ocarina of Time che balza subito all'attenzione é la libertà concessa al giocatore. C'é uno sviluppo narrativo abbastanza chiaro da seguire, e non é difficile alla fine (anche in alcuni casi facendosi aiutare) capire verso che direzioni proseguire, ma accanto alla storia principale c'é tutto un mondo di avventure parallele che in molti casi ci distrarranno piacevolmente.




Dalla pesca sul lago Hylia, alla caccia agli Aracnula dorati (già conosciuti come Skultulla), passando per la raccolta di maschere e più in generale per il soddisfacimento delle tante richieste degli abitanti (splendidamente caratterizzati) quasi sempre opportunamente ricompensate. Giocando ad Ocarina of Time si ha l'impressione di far parte di un mondo vivo, pulsante, che tra aspri combattimenti, esplorazioni, corse a cavallo, melodie da suonare e così via, ha sempre qualcosa di diverso e di interessante da offrire al giocatore. Ritornando sulle novità introdotte, quelle legate al sistema di controllo si ripercuotono in maniera positiva anche sul gameplay.

Il gioco originario era stato concepito attorno al pad del Nintendo 64, e nonostante il 3DS abbia qualche tasto in meno rispetto ad esso, questa mancanza viene compensata grazie ad un intelligente utilizzo del touch screen. Sullo schermo inferiore avremo difatti sempre sott'occhio la mappa, e con un semplice tocco di pennino (o direttamente col dito) potremo attivare la visuale in prima persona, od utilizzare gli oggetti assegnati ai due tasti “virtuali”.

Soprattutto però potremo muoverci all'interno dell'inventario in maniera molto più comoda e veloce rispetto al titolo del N64. L'esempio più ricorrente in tal senso per spiegare i nuovi vantaggi é il Santuario dell'Acqua (Water Temple nell'originale), un bellissimo quanto intricato dungeon, che costringeva però il giocatore a mettere continuamente pausa per poter cambiare gli stivali da utilizzare (a seconda della presenza o meno di acqua nelle stanze), e che in questo caso può essere affrontato in maniera molto più comoda e decisamente meno macchinosa.