The Legend of Zelda : Skyward Sword

di Paolo Mulas
Non ci sono altri anniversari in grado di reggere il paragone: il 2011 é l'anno di Zelda. La popolarissima serie Nintendo ha compiuto il suo primo quarto di secolo, e il colosso nipponico ha pensato di festeggiarlo nel migliore dei modi, dapprima tirando a lucido sul 3DS quello che dalla critica viene considerato come il miglior gioco di sempre, Ocarina of Time, e poi “partorendo”, dopo una gestazione durata quattro anni, The legend of Zelda: Skyward Sword. Twilight Princess, che aveva accompagnato il lancio del Wii nell'ormai lontano 2006, seppur ottimo, era stato comunque un adattamento della versione per Gamecube, e giudicandolo a cinque anni di distanza, lo si può ricordare sì come un grandissimo titolo, con l'unico limite di essere però una “summa” della saga e di aver quindi “osato” poco.



Skyward Sword, come vedremo nel corso della recensione, forse non potrà essere considerato un capitolo di rottura della serie, ma certamente porta con sé un carico d'innovazioni non indifferente, che va a toccare quasi tutti gli elementi del gioco, dal gameplay, all'aspetto tecnico, passando per la trama. In questa nuova interpretazione della “leggenda” per eccellenza, Zelda non si presenta come la principessa misteriosa ed irraggiungibile, ma é l'amica d'infanzia di Link. I due vivono nella città di Oltrenuvola, costruita su un'isola sospesa nel cielo. Link é un giovane apprendista alla viglia della prova finale per diventare un cavaliere. Dopo la cerimonia che lo ha consacrato come tale, in una romantica cavalcata sul dorso dei solcanubi (questo il nome dei giganteschi uccelli che solcano i cieli di Oltrenuvola), Zelda viene risucchiata da un vortice, dando così l'incipit per questa nuova avventura. La Terra esiste solamente nella memoria di antiche leggende, e sotto l'arcipelago volante si estende solamente una vastissima distesa di nuvole, che Link avrà però modo di attraversare scoprendo così un mondo tutto nuovo.

Il volo é dunque il primo elemento di novità del titolo; sopra il nostro fidato solcanubi potremo muoverci da un'isola all'altra, o raggiungere le aperture tra le nuvole che ci permetteranno di lanciarci (letteralmente) sulla Terra. Non bisogna però (purtroppo) aspettarsi un'esperienza simile a Wind Waker, in cui con la barca potevamo esplorare un intero oceano. In questo caso i punti d'interesse da raggiungere sono limitati, ed a parte le poche isole principali, il resto é costituito da piccoli scogli volanti, dove al massimo recuperare qualche rupia o dei tesori. Le fasi di volo costituiscono alfine un piccolo, quanto piacevole, diversivo, soprattutto tra una missione e l'altra sulla Terra, suddivisa per l'occasione in tre grandi aeree quasi sempre presenti nella serie: la foresta, il vulcano, il deserto.




In merito bisogna sottolineare quanto era già stato registrato durante le numerose presentazioni del gioco; in Skyward Sword manca una divisione netta tra l'overworld (come poteva essere per esempio la piana di Hyrule in Ocarina of Time) ed i dungeon. Prima di arrivare ai templi ci si imbatte dunque in sezioni sì all'aperto, ma ricche di combattimenti ed enigmi come se ci trovassimo già all'interno di un dungeon. Una scelta decisamente importante, che sacrifica parte dell'esplorazione (Zelda era fatto anche di lunghe peregrinazioni senza meta alla ricerca di piccoli segreti) a favore di un ritmo molto più elevato, ed anche di una varietà per certi versi inedita, dovuta in parte anche alle nuove abilità fisiche del protagonista, ben sfruttate nelle conformazione degli stage.