The Master's Pupil - Un viaggio nell'occhio di Monet - Recensione PC
The Master's Pupil è un puzzle game sviluppato e disegnato completamente a mano da Pat Naoum. il gioco ci accompagna durante l'intera vita di Claude Monet aiutandoci a scoprirne le gioie, i momenti difficili e le difficoltà.
Creare qualcosa di nuovo nell’attuale mercato videoludico è una delle imprese più complicate, poiché i budget per sviluppare videogiochi crescono sempre di più e le case di sviluppo che possono permettersi di sperimentare e sbagliare, preferiscono rifugiarsi nella sicurezza lavorando su remake dei grandi titoli del passato o continuare ad allungare il ciclo di vita di saghe che poco hanno da dire al pubblico.
Accade così che la responsabilità di innovare il mercato ricada sugli sviluppatori minori e sugli indie game.
Così, sulla lunga scia dei tantissimi indie (tra cui Undertale, Journey, Hades, Celeste etc) che negli ultimi anni hanno innovato e fatto innamorare i giocatori di tutto il mondo nasce The Master’s Pupil.
Sviluppato dall’australiano Pat Naoum, The Master’s Pupil è un gioco che guarda da lontano, lontanissimo, il mercato videoludico attuale e prende una strada totalmente opposta.
Infatti, mentre gli sviluppatori cercano di trovare il modo giusto per utilizzare la realtà virtuale, metaverso o cloud, Pat ha deciso di disegnare l’intero The Master’s Pupil a mano.
E spoiler: Ha fatto centro.
Nell’occhio di Monet
The Master Pupil ci accompagna, con un brusio di voci, subito in un groviglio di quelli che sembrano rami e la prima cosa che attrae l’occhio è un game design di altissimo livello, fatto di pennellate ed enorme attenzione ai dettagli.
Sin dall’inizio ci troviamo a dover risolvere una serie di enigmi e puzzle utilizzando colori e pedane, il tutto con l’obiettivo di unire una serie di elementi che vadano poi a formare i dipinti di Claude Monet.
Una volta arrivati al primo dipinto, siamo di nuovo accolti da un brusio di voci, il quale è però differente da quello che ci ha accolto all’inizio del gioco.
Ci ritroviamo a vivere i passaggi più importanti della vita dell’artista: i suoi traslochi, i suoi posti, le sue sfide.
Così come l’arte di Monet è diventata man mano più impegnativa, così lo diventano i puzzle da superare.
La difficoltà del gioco aumenta gradualmente e in maniera ordinata. Seppure non ci siano grossi cambiamenti nel gameplay, il numero dei colori con cui avere a che fare cresce, così come diventa più complesso capire come mettere i vari elementi dei dipinti al loro pezzo.
La cosa si traduce in puzzle che possono richiedervi anche 5 minuti abbondanti.
Mentre si volteggia tra un dipinto e l’altro, è possibile ammirare il cambio nella palette di colori, che talvolta rappresenta un passaggio artistico di Monet, altre volte un elemento chiave della vita dell’artista.
Così come Monet matura la sua arte, anche il giocatore si trova ad avere una interazione sempre maggiore con i dipinti: passando dal dover semplicemente unire alcuni elementi di questi a trovarsi a camminare nei vari dipinti o ricrearli del tutto.
A metà gioco, la palette di colori cambia radicalmente gettandoci in un groviglio di tinte blu, viola e giallo, la musica tanto allegra che ci ha accompagnato finora diventa cupa e triste e il brusio di voci è del tutto assente.
Il momento coincide con il ritratto di “Camilla Monet sul letto di morte”, dipinto raffigurante la morte della prima moglie dell’artista francese.
Da quel momento in poi, The Master’s Pupil è in grado, nonostante la sua semplicità, di far sentire al giocatore la sofferenza di Monet e come gli eventi della vita comincino ad avere un enorme impatto sulla sua arte.
La difficoltà dei puzzle diventa sempre più complessa, così come la necessità di conoscere i risultati delle varie combinazioni di colori - importantissime per completare un dipinto.
Tale difficoltà è papabile quando ci si trova a districarsi tra i rami dedicati al periodo degli inverni di Monet, dove il gioco sembra quasi comunicare che il nostro aiuto è più importante che mai.
Se fino a ora ci siamo limitati a mettere pezzi ed elementi a posto, ora è nostro compito dare il giusto colore agli elementi, trovarne la giusta combinazione e trasportarli, in enigmi veramente complessi, al posto giusto del dipinto; quasi come se Monet avesse bisogno di aiuto nel completare le sue opere.
Verso la fine, il titolo cambia ancora una volta il suo design.
È il periodo delle ninfee, forse uno dei più famosi dell’artista francese ma anche quello che ha rappresentato per lui una vera e propria ossessione, data la difficoltà di Monet di percepire e ricordare il colore dei fiori a causa della cataratta bilaterale.
In un momento di climax dettato da una variazione drastica della palette di colori, che va a diventare sempre più scura, il nostro percorso comincerà a essere “distorto” da veri e propri “massi” che cadono dall’alto e stanno distruggendo l’intero percorso.
Confrontandoci con gli ultimi enigmi, e gli ultimi dipinti dell’artista, arriviamo alla fine del gioco;
I “massi” non erano altro che la cataratta di cui l’artista soffriva e che l’ha afflitto fino alla morte. Nel mentre che realizziamo la cosa, la telecamera si allontana da noi per mostrarci come i vari grovigli colorati non sono altro che l’interno della pupilla di Monet.
Dirige l’orchestra il Maestro Pat Naoum
Al netto di un gameplay decisamente semplice, fatto di sole tre azioni (destra, sinistra e salto) e di una narrazione atipica poiché la vita di Monet non è raccontata da alcuna parola ma solo da brusii, colori e dipinti, il pezzo forte di The Master’s Pupil è sicuramente la direzione artistica.
Il designer Pat Naoum ha speso gli ultimi 7 anni della sua vita nella creazione del gioco, disegnando a mano ogni singolo elemento del gioco; dal personaggio di gioco agli sfondi fino ad arrivare agli enigmi, sempre più complicati, e a ricreare i dipinti di Monet.
Il disegno a mano non va però inteso solo come un vezzo artistico ma anche come un modo che Naoum ha utilzizato per accompagnare il giocatore attraverso la vita di Monet, trasportandolo nella visione, artistica e sensoriale, dell’artistica.
Il tutto con l’utilizzo di una serie di tecniche del tutto nuove al mondo dei videogiochi, come l’utilizzo dell’effetto Parallax, appartenente al mondo dell’UX design, e adoperato magistralmente per la composizione dei dipinti durante il gioco.
Il design, eccellente, del gioco è poi accompagnato da una serie di musiche che nonostante riescano a non prendere troppo la scena, riescono a comunicare al giocatore i cambiamenti di umore e i passaggi importanti della vita dell’artista francese.
Due pennellate da ritoccare
La scelta di strutturare il gioco focalizzandosi quasi unicamente sul design porta con sé anche due criticità, le uniche del gioco: una poca inclusività e una eccessiva difficoltà nella comprensione degli eventi se non si conosce la vita di Monet.
The Master’s Pupil si basa sull’utilizzo e la combinazione di colori diversi e la cosa può rendere difficile la vita per i giocatori con problemi alla vista che soffrono di discromatopsia, daltonismo e acromatopsia.
Data la scelta di dipingere tutto a mano, è comprensibile la difficoltà incontrata nell’adattare il gioco a ogni singolo caso, tuttavia ciò rappresenta un enorme scoglio da superare per quei giocatori che hanno difficoltà a riconoscere i colori.
Altro punto che rischia di compromettere la qualità del titolo è la scelta di attraversare la vita e l’arte di Monet attraverso il solo utilizzo di colori e dipinti; senza fare uso di alcuna parola o testo scritto.
La cosa potrebbe confondere i giocatori che sanno poco o nulla della vita dell’artista.
Consigliamo dunque di fare una lettura preliminare della pagina Wikipedia di Monet prima di lanciarsi tra le ramificazioni di The Master’s Pupil.
Una novità necessaria
The Master’s Pupil è il primo lavoro di Pat Naoum, il quale è stato in grado di portare qualcosa di tanto semplice quanto innovativo nel mercato videoludico.
Il titolo dello sviluppatore australiano apre anche le porte a un nuovo punto di vista riguardo la creazione dei videogiochi.
Così come Serge Latouche guardava alla "decrescita felice" come un cambio di paradigma necessario per contrastare la corsa al consumismo e alla discesa della qualità della vita, Pat Naoum si ferma e decide di attuare un vero e proprio cambio di paradigma nel mondo dei videogiochi, ritornando al disegno a mano invece che affidarsi alle animazioni digitali o all’utilizzo di tecnologie moderne.
La scelta di Naoum può essere intesa anche come un invito agli altri sviluppatori a focalizzarsi di più sull’esperienza e sulle emozioni che vogliono dare ai giocatori invece che alla ricerca di potenza grafica e tecnologica fine a se stessa.
Altro merito da riconoscere a The Master’s Pupil è come il gioco crei un perfetto rapporto tra videogioco e istruzione. Il titolo potrebbe essere infatti utilizzato in qualsiasi scuola per raccontare la vita di Monet.
Insomma, The Master’s Pupil è un ottimo punto di partenza per Pat Naoum, il quale ha alzato, consapevolmente o meno, l’asticella dell’aspettativa per i suoi futuri lavori e da parte nostra non può che esserci una ottima valutazione per le idee, le scelte, l’approccio e il duro lavoro dietro un titolo che si porta dietro 7 anni di lavoro e formazione.