The Plucky Squire, una fiaba che prende vita – Recensione PC
La recensione dell’action-adventure di All Possible Futures, una creativa e ingegnosa esperienza per grandi e piccini, piena di idee fantasiose, tutte realizzate con gusto e stile
Chi non ha mai sognato di vedere i propri giocattoli prendere vita o di unirsi alle avventure dei protagonisti delle proprie fiabe preferite? Questa è la premessa di The Plucky Squire, il titolo di debutto di All Possible Futures, disponibile in questi giorni su tutte le piattaforme. In questo gioco vivremo un’esperienza magica, ambientata sia all’interno che all’esterno delle pagine di un libro illustrato. Il nostro obiettivo sarà salvare la storia e i suoi numerosi personaggi, in un’opera che combina vari stili di gameplay, risultando accessibile e carismatica come poche altre. Ecco la recensione completa.
La storia di The Plucky Squire si anima tra le pieghe di un libro illustrato per bambini, posato sulla scrivania di un ragazzino come tanti, dove il protagonista, Jot (Pennino), si prodiga per mantenere la pace nel regno di Mojo insieme ai suoi amici. Tuttavia un giorno il suo acerrimo nemico, il mago Humgrump (Brontolomeo), scopre di essere parte di una storia già scritta, il cui finale prevede la sua sconfitta per mano di Jot. Deciso a cambiare il suo destino, Humgrump escogita un piano: usare la sua metamagia per espellere Jot dalla storia.
Espulso dal libro, il prode scudiero non si perde d’animo. Con l’aiuto di nuovi alleati, riesce a navigare il mondo reale, recuperare la sua spada e intraprendere un’epica avventura per ostacolare il mago malvagio. Utilizzando i suoi nuovi poteri, Jot manipola le pagine del libro e il corso della storia, determinato a riscrivere il proprio fato.
Come suggerisce l’incipit narrativo, The Plucky Squire offre un’esperienza di gioco suddivisa in due fasi ben distinte, che saremo chiamati ad alternare più volte. La prima si svolge all’interno del libro, con descrizioni dettagliate del narratore in un eccellente inglese, e si gioca come un capitolo 2D di The Legend of Zelda, in particolar modo Link’s Awakening, poiché combina le classiche traversate con visuale dall’alto in stile action-adventure con sezioni platform 2D.
La seconda fase si svolge all’esterno del libro, mantenendo grossomodo gli stessi connotati ma in tre dimensioni. Inoltre, il gioco include una serie di minigiochi che omaggiano titoli come Punch-Out e Puzzle Bobble, cambiando temporaneamente la formula di gioco e offrendo una piacevole varietà ed eclettismo. Non mancano fasi stealth, microgiochi alla Wario Ware, sezioni sparatutto a scorrimento, o rhythm game alla Crypt of the Necrodancer. In The Plucky Squire c’è davvero di tutto, e per chi non gradisse i cambi di rotta, è sempre possibile saltare queste sezioni e procedere con il gioco principale, senza ricevere alcuna penalità di sorta.
Proprio come le pagine di un libro, i livelli della produzione Devolver Digital si svelano due fogli alla volta, ciascuno rappresentante una porzione del capitolo in corso. In questo contesto, avremo l’opportunità di interagire con i curiosi personaggi del cast, sconfiggere i nemici a colpi di spada (che Jot potrà potenziare acquistando nuove abilità nel negozio in-game, utilizzando i “lumi” accumulati come valuta), e risolvere enigmi ambientali sfruttando i suoi poteri “metamagici”. Ad esempio, potrebbe essere necessario manipolare le descrizioni dell’area, afferrando fisicamente sostantivi e aggettivi e riarrangiandoli per modificare forma e stato degli oggetti a schermo, oppure uscire dal libro per inclinare il piano di gioco e spostare gli elementi più pesanti, o ancora sfogliare le pagine in cerca di aiuti e suggerimenti. Il tutto è sempre molto creativo, mai prolisso, e in caso di necessità si può ricevere supporto dai vari NPC. In The Plucky Squire non si è mai soli.
È da lodare la capacità del titolo All Possible Futures di mantenere un ritmo elevato, proponendo costantemente nuove varianti sul tema con grande fantasia e senza mai scadere nel banale. La progressione, quindi, nonostante le continue interruzioni dovute a dialoghi spesso un po’ più lunghi del necessario, rimane frizzante per tutta la durata dell’avventura. Quest’ultima risulta piuttosto breve (circa 8-10 ore) e abbastanza facile per un giocatore esperto, ma si rigioca volentieri, grazie ai numerosi bozzetti collezionabili e ad un’esperienza in generale molto piacevole.
Se proprio dobbiamo trovare un difetto, il sistema di combattimento, sia in 2D che in 3D, appare alquanto semplicistico, con i nemici che spesso ignorano gli attacchi ricevuti e riescono a colpirci nel bel mezzo delle combo. La cosa non costituisce un problema, dato che la nostra salute è abbondante e i cuori per curarsi sono frequenti, ma un feedback migliore avrebbe reso i frequenti scontri molto più appaganti e coinvolgenti. Ci sono alcuni bug, ma nulla che non si possa risolvere con un semplice cambio di pagina o un ritorno al menù principale. Qualcuno potrebbe non digerire il tasso di sfida bassino.
Sul fronte tecnico, The Plucky Squire è un vero gioiello. L’effetto “carta inchiostrata” è reso alla perfezione, facendo sembrare le immagini vere pagine di un libro illustrato, ricche di dettagli e dai colori vivaci, pur mantenendo uno stile minimale e animazioni buffe. Fuori dal manoscritto, la resa è un po’ più grezza, con modelli 3D piuttosto semplici, ma comunque efficace grazie a un’estetica “giocattolosa” ben riuscita. Tra pupazzetti di plastica (incluso Jot), costruzioni in legno, tempere, flaconi, forbici e altri utensili sparsi in giro, il gioco riesce a mantenere un fascino unico. In generale, la resa dei materiali è di prim’ordine e le prestazioni sono solide. Eclettica e altrettanto “minimal” la colonna sonora, che accompagna l’azione spaziando tra diversi generi con un vibe che ricorda tanto Pikmin, almeno nell’impostazione, anche quando in sottofondo riecheggiano riff di chitarra elettrica. Sono entrambi mondi in miniatura, dopotutto.