The Silver Case
Giudicare un titolo come The Silver Case non è semplice, e nel corso di questa recensione vi spiegheremo il perchè.
Innanzi tutto va detto che il titolo è apparso la prima volta nel 1999 in Giappone su PsOne, senza alcuna traduzione né nell’italico idioma, né nel più comune inglese. Quindi l’idea di fondo è quella di riproporre un titolo che l’Occidente potrebbe non avere potuto apprezzare minimamente a causa delle frontiere linguistiche. Peccato che si tratti non di un remake, bensì di una mera rimasterizzazione, con ben poche aggiunte (tra cui ovviamente l’indispensabile tradizione in inglese).
The Silver Case è stato il titolo d’esordio della Grasshopper Manufacture, capitanata dal famoso Giochi Suda (poi diventato famoso come Suda51) che ha avuto come seguito altri titoli simili, tutti appartenenti al filone narrativo “Kill the Past”, una serie di episodi in cui i personaggi devono affrontare un passato scomodo, sfidando i fantasmi che ne turbano l’inconscio.
Transmitter, Placebo
In Transmitter vestirete i panni di una recluta delle forze speciali di polizia, il cui incarico è quello di indagare su un caso di omicidi seriali.
In Placebo, invece, apprenderete il punto di vista di un diverso personaggio, Tokio Morishima, il quale porterà a termine il suo incarico di giornalista svelando retroscena ed interpretazioni dei fatti che regaleranno non poche sorprese.
Il filone conduttore è quello di una visual novel piuttosto lenta, ricca di dialoghi a cui dovrete fare molta attenzione per cogliere appieno l’evoluzione della trama, nonché catturare al volo i punti salienti in quanto nulla verrà riproposto.
Di tanto in tanto vi capiterà di dover affrontare brevi fasi di esplorazione e puzzle che vi impegneranno non poco, donando un minimo di varietà all’esperienza di gioco.
Per il resto, tuttavia, si tratta di una sorta di romanzo/fumetto da leggere con attenzione per una dozzina di ore, allietato con una interfaccia grafica esibita con una tecnica, quella della film window, che presenta in modo piuttosto originale (soprattutto per l’epoca) la descrizione degli avvenimenti narrati.
Luci e ombre
Purtroppo, essendo questa la rimasterizzazione di un gioco di più di 15 anni fa, il comparto grafico lascia l’amaro in bocca, in quanto è vero che ora la risoluzione è 1080p, sono stati aggiunti un po’ di poligoni alle fasi di esplorazione e gli artworks sono belli da vedere, ma va detto che questi ultimi sono statici e tutto quanto vi farà fare un balzo indietro nel tempo, con non poco disappunto.
Anche il sonoro ha subito poche migliorie, pur potendo vantare il remix a cura di Akira Yamaoka, il quale ha rivisitato le musiche originariamente presenti, ma senza elevare significativamente il coinvolgimento del giocatore, con gli stessi alti e bassi che si erano apprezzati nella versione originale. Rimane del tutto assente il doppiaggio, affidato ai soli sottotitoli.
Una ultima nota di demerito se la merita la navigazione dei menu, che si rivela ostica come nell’episodio giocato originariamente sulla vecchia PsOne.
Esperienza d’altri tempi
Veniamo al dunque. Come accennato nel preambolo di questo articolo, giudicare The Silver Case non è cosa semplice, in quanto si rivela un chiaroscuro di sensazioni difficili da isolare e “gustare” separatamente. In primis siamo di fronte a un titolo di più di 15 anni fa, reso un po’ più piacevole da vedere grazie alla risoluzione 1080p ed apprezzabile all’Occidente grazie alla traduzione in inglese ora presente. Da notare come i nostalgici apprezzeranno sicuramente le stesse belle sensazioni di un titolo “vecchio stampo”, che non significa solo uscito su una console di tre generazioni fa, ma che si porta dietro uno stile di gioco, una difficoltà intrinseca e un gameplay che non riuscireste a ritrovare in nessuna altra produzione contemporanea in quanto in 15 anni i gusti del pubblico hanno portato a giochi molto diversi.
Di contro, siamo di fronte a una produzione che si rivela estremamente lenta a causa di una narrazione molto articolata e talvolta eccessivamente elaborata, capace di coinvolgere il giocatore più attento e motivato ma al contempo di scoraggiare e annoiare rapidamente chi si avvicina con un po’ meno pazienza e interesse.