The Suffering 2: Thies That Bind

The Suffering 2 Thies That Bind
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Ci sono molti modi di interpretare l'orrore attraverso un'opera videoludica.
Resident Evil ha storicamente posto l'enfasi sul fattore survival, giocando sulle limitazioni motorie e le difficoltà "logistiche" di protagonisti numericamente soverchiati dalle forze del male. Silent Hill ha esplorato più profondi recessi dell'intelletto, in una rete di corruzione morale e simbologie demoniache. Project Zero ha messo in scena la superstizione orientale, con le sue dimore eternamente maledette dalla persistenza di decessi violenti.


The Suffering 2 lascia da parte le elaborazioni troppo articolate, gettando nella mischia un eroe tanto instabile nella psiche quanto deciso nel perpetrare l'arte del massacro. Torque è un'ottusa macchina di morte, un mero strumento posto nelle mani del giocatore al fine di annichilire orde di abomini genetici, nello sfondo di una periferia urbana decadente.
Il passato da galeotto e la sorte infausta della sua famigliola sono ombre di certezza in uno sviluppo narrativo farraginoso, fatto di visioni allucinatorie e vaneggiamenti deliranti, amministrati dalla regia con l'intento di confondere le acque e offuscare la pochezza di fondo di un plot da b-movie; se gli "insanity effects" (idea originariamente concepita dai Silicon Knights e concretizzatasi nel buon Eternal Darkness) riescono in un primo momento ad inquietare e ad avvolgere gli eventi in un velo di surrealismo, il loro abuso porta prematuramente all'abitudine e di conseguenza alla perdita di feedback emozionale.

L'intima superficialità dell'esperienza, non necessariamente da intendersi nell'accezione negativa del termine, si manifesta anche dal lato puramente giocabilistico; scartando a priori la via dell'enigma e dell'esplorazione, The Suffering 2 non nasconde la propria natura di action-shoot'em up di stampo classico, con il contorno di generose quantità di gore. Manovrando un vasto assortimento di armi da fuoco e corpi contundenti, da selezionare con accuratezza poiché l'inventario concede due soli strumenti offensivi alla volta, il protagonista è chiamato a percorrere livelli dallo sviluppo lineare, senza la possibilità di intraprendere rotte alternative o di pianificare particolari strategie di sopravvivenza; il gioco si limita a lanciargli contro in attacco kamikaze un gran numero di mostri: follie deambulanti su arti fatti di lame, zombies incendiari e colossi lardosi in avanzato stato di decomposizione saranno all'ordine del giorno. Devastare a suon di pallottole e colpi di mazza da baseball l'esercito delle tenebre costituisce l'attività ricreativa principale, un passatempo da macellaio che non mancherà di ricoprire il corpo di Torque di un denso strato di sangue rappreso ed interiora; raggiunto il necessario livello di esaltazione, rappresentato da una barra a caricamento, diventa possibile il passaggio alla modalità "berseker": la metamorfosi in creatura, oltre a donare fattezze ben più inquietanti di quelle tradizionali, garantisce potenza inaudita e distorce lo schermo emulando l'essenzialità cromatica della visione animale.


L'impianto tecnico di The Suffering 2 è strettamente funzionale alla tipologia del prodotto; la modellazione poligonale delle strutture e dei personaggi mostra una buona solidità, ulteriormente delineata dal sistema di illuminazione. L'alternanza tra le zone rischiarate da luci artificiali e gli anfratti oscuri rispecchia graficamente la mente lacerata di Torque, tormentato dal continuo manifestarsi di entità malefiche che gli artisti di Surreal hanno caratterizzato con abbondanti dosi di perversione: l'efficacia estetica delle sofferenti sperimentazioni anatomiche è assicurata. Il motore grafico, da parte sua, garantisce fluidità e ribadisce la propria bontà concedendo la scelta arbitraria tra due tipi di inquadratura, in terza e prima persona; sia l'approccio in stile FPS sia quello di stampo adventure si dimostrano adeguati: il consiglio è una consona alternanza, funzionale alle particolari situazioni di gioco e allo spazio di manovra a disposizione.
Il rovescio della medaglia è una scarsa cura per il dettaglio, esplicitata dalle animazioni di qualità altalenante, dai bug grafici più o meno gravi (come le frequenti compenetrazioni tra poligoni) e più in generale da un design poco elegante, avaro di scelte stilistiche pregevoli o di tocchi di classe degni di nota; nell'ottica del "trash" i difetti summenzionati non stonerebbero più di tanto, ma un alibi del genere non può definirsi inoppugnabile.
Un altro aspetto "raggelante" è legato al sonoro; tralasciando musiche ed effetti, discretamente integrati nel contesto, la qualità dell'onnipresente doppiaggio in italiano è a dir poco abominevole, e rischia di compromettere irrimediabilmente la sospensione dell'incredulità. Non solo il livello della recitazione sfiora il comico, tanto nell'intonazione quanto nella dizione, ma le voci non sono state nemmeno localizzate con precisione nello spazio; il risultato, aggravato dalla presenza di frequenti monologhi interiori ad alta voce, è quello di non riuscire a comprendere chi sia effettivamente il proprio interlocutore.

The Suffering 2: Thies That Bind
6.5

Voto

Redazione

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The Suffering 2: Thies That Bind

The Suffering 2 è un gioco d'azione nudo e crudo, un'interpretazione delle tematiche horror lontana mille miglia da qualsiasi velleità cerebrale; la violenza suburbana, mescolata senza particolari artifici di regia ad elementi paranormali e fantascientifici, è la chiave di volta dell'intera esperienza. Il massacro indiscriminato delle aberrazioni maligne in un gran spargimento di sangue è intervallato dai soli momenti di crisi psichica, sfocianti in visioni spaventevoli; ciò che poteva arricchire una formula altrimenti convenzionale, si rivela purtroppo un mero artificio scenico, vista la mancanza di veri approfondimenti e la pretestuosità della trama. Dal lato tecnologico, un motore grafico efficiente ed uno stile raffigurativo rozzo ma intrigante vengono parzialmente compromessi dal pessimo doppiaggio in lingua italiana. In conclusione, il titolo di Surreal Software supera qualitativamente il prequel sotto tutti i punti di vista, ma non concretizza l'ideale evoluzione del franchise e fallisce nell'introdurre elementi originali degni di nota; consigliato agli estimatori dello splatter, ai cultori delle atmosfere pseudo-trash e a tutti i videogiocatori che non amano andare per il sottile.

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