The Suffering 2: Thies That Bind
di
LA VENDETTA E' UN PIATTO CHE VA GUSTATO FREDDO (Antico Proverbio Klingon)
Il primo capitolo delle avventure dell'indemoniato Torque (che condivide con la pellicola "Torque : circuiti di fuoco", solo il nome), uscito qualche stagione fa, passò in verità piuttosto in sordina. Una realizzazione tecnica discreta ma lontana dallo standard qualitativo che siamo abituati ahinoi a pretendere, unita ad una trama complessa anche per lo sceneggiatore della Signora in Giallo, decretarono il parziale insuccesso di The Suffering. Oggi, i programmatori della Surreal Software, patrocinati da Midway, tornano con il secondo capitolo di una delle saghe più cruente a memoria di giocatore : The Suffering. Ties That Bind che, tradotto in modo grossolanamente letterale (!), significa "Unisci Questi Legami". Sottotitolo azzeccatissimo, perché tutti i nodi creati nel prequel, verranno all'infernale pettine in questo secondo capitolo, decisamente più riuscito del primo sotto praticamente ogni aspetto.
Dopo i tragici eventi di TS, il nostro antieroe Torque si ritrova nel penitenziario dell'isola di Carnate, con un bottino di reati niente male: accusato di aver ucciso la sua famiglia (Carmen, sua moglie, e i suoi due bambini), oltre che qualche altro centinaio di persone, il tormentato protagonista della nostra storia vive in una sorta di limbo auto indotto, al fine di cercare di capire chi...o cosa...sia responsabile di tanto orrore; proprio mentre si sta godendo un match a scacchi con l'amico di sempre, Miles, unica persona che sembra non aver demoni nell'anima e scheletri nell'armadio, il cortile del carcere si riempie di presenze sgradite. L'eterno rivale di Torque, tale Blackmore, li aggredisce insieme ai suoi scagnozzi. Nello spazio di pochi minuti, una rissa che vede coinvolta l'intera popolazione carceraria fornirà a Torque l'occasione per fuggire...ed è qui che entreremo in scena noi: nei panni insanguinanti di Torque, saremo chiamati a far ritorno a Baltimora, nostra città Natale, e scoprire la verità sulla morte della nostra famiglia, nonché mettere fine alla vita, nel modo più cruento possibile, di Blackmore. Ma l'impresa si rivelerà ben presto molto complessa : convinta che dentro Torque viva una bestia dagli immensi poteri, la dottoressa Jordan, a capo di una misteriosa organizzazione nota come "La Fondazione", ha intenzione di mettere Torque dentro una grossa fialetta, succhiargli l'essenza vitale e scoprire l'essenza dell'immortalità o, comunque, di una forma di esistenza che valichi i limiti comuni della razza umana. Tirando le somme, sembra davvero che tutti questi personaggi provengano sicuramente dall'orfanotrofio visto in "American MCGee's Alice"! Se credete che siano solo due le nemesi di Torque, siete fuori strada : una terza forza si intrometterà non appena sbarcheremo nella ridente Baltimora, terza forza che sarà rappresentata dalla geniale follia del dottor KillJoy, il quale si rivelerà essere il vero burattinaio della storia, ma in un modo assolutamente sconvolgente che, ovviamente, non vi sveliamo, onde evitare di rovinare il piacere di scoprirlo per proprio conto.
Quanto a complessità di trama e ordito, quindi, anche questo secondo capitolo non ha nulla da invidiare al primo episodio, ma tutto questo minestrone sarà condito sapientemente da una regolarità che mancò allo sfortunato predecessore. Ogni accadimento avrà il suo perché e, proseguendo nella nostra sanguinosa battaglia, attraverso gli orrori della mente, flashback tanto dolorosi quanto commoventi, e mostri partoriti dal ventre stesso della violenza, vedremo il dipanarsi della storia dischiudersi davanti ai nostri occhi e con atroce chiarezza capiremo, man mano, i tragici fatti che hanno funestato la vita dei protagonisti di TS:TTB, siano essi vittime...o carnefici.
La nuova fatica patrocinata da Midway è, essenzialmente, un action-game intriso di elementi tipici dei survival horror; ma a differenza di questi ultimi, in questo titolo la componente di azione sarà assolutamente preponderante e l'utilizzo delle meningi sarà riservato a sporadiche sessioni le quali, oltre ad incastrarsi perfettamente con il gameplay, sono comunque ottime per allentare la tensione che permea il gioco. In ogni momento, saremo padroni di "switchare", da una visuale in prima persona ottima per i combattimenti in mischia ad una altrettanto utile visuale in terza persona, utilissima per esplorare gli ambienti e per i combattimenti con pochi avversari.
Per farci largo nell'orrore imperante a Baltimora, avremo a disposizione una nutrita serie di strumenti di morte : oltre alle classiche granate, disporremo di colt e fucili a canne mozze, mitragliette Scorpion e Tommy Gun. Non mancheranno armi più prosaiche, come asce di Kubrickiana memoria, mazze e tubi di metallo. Per i clienti più esigenti, i programmatori hanno incluso anche molotov, lanciarazzi RPG-7 e mitragliatrici pesanti M-60. Inoltre, molte di queste armi almeno quelle di taglia "media"- saranno utilizzabili in "doppio", ovvero una per mano. Ma Torque, dentro di se, nasconde il demone della violenza, una creatura desiderosa di vendetta. Nei momenti critici, infatti, saremo liberi di chiamare alla vita questo mostro, che, direttamente dal cuore di Torque, lo invaderà in ogni cellula, trasformando in una perfetta macchina di morte il nostro alter ego.
Chi ricorda un titolo, recensito per voi da Gamesurf qualche tempo fa e che risponde al nome di Shade, capirà immediatamente di cosa si parla (le similitudini fra i due titoli non sono molte, ma quelle che ci sono, paiono sostanziali...e non è certo un male, NDAlenet). Rimanere in questo stato alterato di coscienza, però, ha effetti deleteri sulla nostra energia vitale, pertanto dosare i momenti in cui si sceglie di trasformarsi è quanto meno d'obbligo...peccato che, fra demoni, mostri di varia natura e incubi personali, il nostro demone interiore avrà ben poco di che riposarsi!
Sul fronte prettamente tecnico, sono stati fatti numerosi passi avanti. Rispetto al primo episodio, infatti, il gioco vanta un numero quasi doppio di poligoni e texture decisamente più curate. Ottimi gli effetti adottati di pixel shader, che donano agli ambienti e ai mostri nuova linfa vitale. Il motore di gioco, scalabile e duttile, mostra però i suoi limiti in alcuni fastidiosi effetti di "pop-up". In parole povere, spesso vedremo degli elementi di scena crearsi improvvisamente davanti ai nostri occhi...ma è un dettaglio che, per quanto piuttosto rilevante, non inficia la qualità finale di un prodotto intenso, romanticamente violento e con una anima decisamente votata all'horror. Di poco effetto il doppiaggio, con le voci dei protagonisti non esattamente ispirate, almeno non nella lingua del Bel Paese (di ben altro impatto, la versione in Inglese, ma transeat). Buone, invece le musiche e i sound fx, specialmente per quello che riguarda i suoni delle armi.
Prima di unire i legami con il commento finale si ricorda che The Suffering : Ties That Bind è un titolo violento, al limite dello splatter, con un linguaggio spesso scurrile e con una nutrita serie di ammiccamenti al sesso. Nulla di gratuito, sia inteso, ma anzi tale scelta appare quasi obbligata per sottolineare il degrado dell'ambiente dove si muove il nostro protagonista. In virtù di questo fatto, il titolo non pare adatto alle fasce d'utenza più giovani.
Il primo capitolo delle avventure dell'indemoniato Torque (che condivide con la pellicola "Torque : circuiti di fuoco", solo il nome), uscito qualche stagione fa, passò in verità piuttosto in sordina. Una realizzazione tecnica discreta ma lontana dallo standard qualitativo che siamo abituati ahinoi a pretendere, unita ad una trama complessa anche per lo sceneggiatore della Signora in Giallo, decretarono il parziale insuccesso di The Suffering. Oggi, i programmatori della Surreal Software, patrocinati da Midway, tornano con il secondo capitolo di una delle saghe più cruente a memoria di giocatore : The Suffering. Ties That Bind che, tradotto in modo grossolanamente letterale (!), significa "Unisci Questi Legami". Sottotitolo azzeccatissimo, perché tutti i nodi creati nel prequel, verranno all'infernale pettine in questo secondo capitolo, decisamente più riuscito del primo sotto praticamente ogni aspetto.
Dopo i tragici eventi di TS, il nostro antieroe Torque si ritrova nel penitenziario dell'isola di Carnate, con un bottino di reati niente male: accusato di aver ucciso la sua famiglia (Carmen, sua moglie, e i suoi due bambini), oltre che qualche altro centinaio di persone, il tormentato protagonista della nostra storia vive in una sorta di limbo auto indotto, al fine di cercare di capire chi...o cosa...sia responsabile di tanto orrore; proprio mentre si sta godendo un match a scacchi con l'amico di sempre, Miles, unica persona che sembra non aver demoni nell'anima e scheletri nell'armadio, il cortile del carcere si riempie di presenze sgradite. L'eterno rivale di Torque, tale Blackmore, li aggredisce insieme ai suoi scagnozzi. Nello spazio di pochi minuti, una rissa che vede coinvolta l'intera popolazione carceraria fornirà a Torque l'occasione per fuggire...ed è qui che entreremo in scena noi: nei panni insanguinanti di Torque, saremo chiamati a far ritorno a Baltimora, nostra città Natale, e scoprire la verità sulla morte della nostra famiglia, nonché mettere fine alla vita, nel modo più cruento possibile, di Blackmore. Ma l'impresa si rivelerà ben presto molto complessa : convinta che dentro Torque viva una bestia dagli immensi poteri, la dottoressa Jordan, a capo di una misteriosa organizzazione nota come "La Fondazione", ha intenzione di mettere Torque dentro una grossa fialetta, succhiargli l'essenza vitale e scoprire l'essenza dell'immortalità o, comunque, di una forma di esistenza che valichi i limiti comuni della razza umana. Tirando le somme, sembra davvero che tutti questi personaggi provengano sicuramente dall'orfanotrofio visto in "American MCGee's Alice"! Se credete che siano solo due le nemesi di Torque, siete fuori strada : una terza forza si intrometterà non appena sbarcheremo nella ridente Baltimora, terza forza che sarà rappresentata dalla geniale follia del dottor KillJoy, il quale si rivelerà essere il vero burattinaio della storia, ma in un modo assolutamente sconvolgente che, ovviamente, non vi sveliamo, onde evitare di rovinare il piacere di scoprirlo per proprio conto.
Quanto a complessità di trama e ordito, quindi, anche questo secondo capitolo non ha nulla da invidiare al primo episodio, ma tutto questo minestrone sarà condito sapientemente da una regolarità che mancò allo sfortunato predecessore. Ogni accadimento avrà il suo perché e, proseguendo nella nostra sanguinosa battaglia, attraverso gli orrori della mente, flashback tanto dolorosi quanto commoventi, e mostri partoriti dal ventre stesso della violenza, vedremo il dipanarsi della storia dischiudersi davanti ai nostri occhi e con atroce chiarezza capiremo, man mano, i tragici fatti che hanno funestato la vita dei protagonisti di TS:TTB, siano essi vittime...o carnefici.
La nuova fatica patrocinata da Midway è, essenzialmente, un action-game intriso di elementi tipici dei survival horror; ma a differenza di questi ultimi, in questo titolo la componente di azione sarà assolutamente preponderante e l'utilizzo delle meningi sarà riservato a sporadiche sessioni le quali, oltre ad incastrarsi perfettamente con il gameplay, sono comunque ottime per allentare la tensione che permea il gioco. In ogni momento, saremo padroni di "switchare", da una visuale in prima persona ottima per i combattimenti in mischia ad una altrettanto utile visuale in terza persona, utilissima per esplorare gli ambienti e per i combattimenti con pochi avversari.
Per farci largo nell'orrore imperante a Baltimora, avremo a disposizione una nutrita serie di strumenti di morte : oltre alle classiche granate, disporremo di colt e fucili a canne mozze, mitragliette Scorpion e Tommy Gun. Non mancheranno armi più prosaiche, come asce di Kubrickiana memoria, mazze e tubi di metallo. Per i clienti più esigenti, i programmatori hanno incluso anche molotov, lanciarazzi RPG-7 e mitragliatrici pesanti M-60. Inoltre, molte di queste armi almeno quelle di taglia "media"- saranno utilizzabili in "doppio", ovvero una per mano. Ma Torque, dentro di se, nasconde il demone della violenza, una creatura desiderosa di vendetta. Nei momenti critici, infatti, saremo liberi di chiamare alla vita questo mostro, che, direttamente dal cuore di Torque, lo invaderà in ogni cellula, trasformando in una perfetta macchina di morte il nostro alter ego.
Chi ricorda un titolo, recensito per voi da Gamesurf qualche tempo fa e che risponde al nome di Shade, capirà immediatamente di cosa si parla (le similitudini fra i due titoli non sono molte, ma quelle che ci sono, paiono sostanziali...e non è certo un male, NDAlenet). Rimanere in questo stato alterato di coscienza, però, ha effetti deleteri sulla nostra energia vitale, pertanto dosare i momenti in cui si sceglie di trasformarsi è quanto meno d'obbligo...peccato che, fra demoni, mostri di varia natura e incubi personali, il nostro demone interiore avrà ben poco di che riposarsi!
Sul fronte prettamente tecnico, sono stati fatti numerosi passi avanti. Rispetto al primo episodio, infatti, il gioco vanta un numero quasi doppio di poligoni e texture decisamente più curate. Ottimi gli effetti adottati di pixel shader, che donano agli ambienti e ai mostri nuova linfa vitale. Il motore di gioco, scalabile e duttile, mostra però i suoi limiti in alcuni fastidiosi effetti di "pop-up". In parole povere, spesso vedremo degli elementi di scena crearsi improvvisamente davanti ai nostri occhi...ma è un dettaglio che, per quanto piuttosto rilevante, non inficia la qualità finale di un prodotto intenso, romanticamente violento e con una anima decisamente votata all'horror. Di poco effetto il doppiaggio, con le voci dei protagonisti non esattamente ispirate, almeno non nella lingua del Bel Paese (di ben altro impatto, la versione in Inglese, ma transeat). Buone, invece le musiche e i sound fx, specialmente per quello che riguarda i suoni delle armi.
Prima di unire i legami con il commento finale si ricorda che The Suffering : Ties That Bind è un titolo violento, al limite dello splatter, con un linguaggio spesso scurrile e con una nutrita serie di ammiccamenti al sesso. Nulla di gratuito, sia inteso, ma anzi tale scelta appare quasi obbligata per sottolineare il degrado dell'ambiente dove si muove il nostro protagonista. In virtù di questo fatto, il titolo non pare adatto alle fasce d'utenza più giovani.