The Thaumaturge, torniamo nella Varsavia del 1905 – Recensione PS5
La recensione dell’edizione PlayStation 5 del GDR di Fool’s Theory, un’avventura tra storia e folklore che delizierà gli amanti delle esperienze narrative
Dopo circa nove mesi dal debutto su PC tramite Steam (di cui potete leggere tutto nella nostra recensione dell’epoca), The Thaumaturge approda finalmente su console. Il GDR con visuale isometrica di Fool’s Theory e 11 Bit Studios è disponibile in questi giorni su PlayStation 5 e Xbox Series X|S, e noi abbiamo avuto l’occasione di provarlo sull’ammiraglia Sony; come si comporterà il titolo nel suo nuovo ambiente? Scopriamolo assieme.
The Thaumaturge ci trasporta nei panni di Wiktor Szulski, un taumaturgo per l’appunto, figure nell’universo di gioco in grado di decifrare le emozioni lasciate sugli oggetti dai loro proprietari, tramite le quali ricostruire la catena degli eventi dietro gesti e segni apparentemente innocui, e persino manipolare la mente delle persone i cui averi ne hanno rivelato ogni segreto. Una sorta di “detective dell’anima” insomma, ma c’è di più.
I taumaturghi sono infatti gli unici in grado di vedere e domare i Salutor, esseri incorporei attratti da forti emozioni (solitamente malevole), di cui si nutrono e che diffondono a macchia d’olio, influenzando gli ignari passanti. Ogni taumaturgo ne possiede uno, il suo “starter” diciamo, avvinghiato al “difetto” del suo portatore (nel caso di Wiktor è la superbia), ma può acchiapparne di “selvatici” risalendo alla fonte del vortice emotivo, facendo proprio il difetto dell’inconsapevole ospite e sconfiggendo il Salutor di turno per reclutarlo tra le proprie fila. Immaginatelo come una sorta di Pokémon (o meglio Shin Megami Tensei, avendo a che fare con demoni esoterici) in chiave vintage.
La vicenda prende piede nella Varsavia del 1905, un periodo di tumulto e cambiamento (siamo agli albori della rivoluzione russa) che trova riscontro nella storia del gioco con la presenza di figure realmente esistite e situazioni che richiamano gli eventi in moto in tutto l’est Europa del periodo. Nel corso della nostra avventura paranormale ce ne andremo a zonzo per i vari quartieri della città polacca, risolvendo i casi più disparati, da omicidi seriali a libri scomparsi, e respingendo malintenzionati e forze dell’ordine che proveranno a sbarrarci la strada.
Il modus operandi per proseguire nelle varie missioni è grossomodo sempre lo stesso: ispezionare da cima a fondo la location incriminata in cerca di indizi, spesso facendo la spola tra più siti d’interesse, quindi trarre delle conclusioni e affrontare la persona chiave dietro i fatti, influenzando il corso degli eventi in base alle informazioni raccolte e alle scelte che compiremo durante il dialogo.
La componente narrativa in The Thaumaturge è davvero ben scritta: le conversazioni sono interessanti, il pacing buono, in generale c’è poca fuffa (a meno che non vogliate andare a caccia di tutti i segreti di Varsavia, e fidatevi quando vi diciamo che sono tanti) e possiamo sensibilmente influenzare la direzione e l’esito delle chiacchierate, con numerose diramazioni sbloccate o meno, vuoi se abbiamo fatto bene i compiti a casa oppure abbiamo attinto in passato alla superbia di Wiktor, che accumulandosi ci fornirà nuove opzioni al costo di altre (fondamentali per accedere ad alcuni dei finali).
Uno dei problemi riscontrati è l’eccessiva passività del giocatore durante lo svolgimento delle indagini. Il gioco fornirà infatti automaticamente la soluzione dell’arcano una volta raccolte tutte le prove compatibili, e sebbene stare dietro alla miriade di nomi, luoghi, orari e quant’altro risulterebbe non poco gravoso (con missioni che si accavallano e sparpagliano informazioni ai quattro venti), sarebbe quantomeno interessante lasciare all’utente la possibilità di fare due più due per conto proprio ogni tanto. Detto questo, se vi piacciono i gialli e leggere un sacco non vi spaventa, troverete nell’opera di Fool’s Theory un romanzo interattivo molto coinvolgente.
La qualità degli ingaggi non è troppo omogenea, con alcune quest più riuscite di altre, complice un flusso dei dialoghi non sempre cristallino (alle volte capita di cambiare argomento di punto in bianco o di balzare a conclusioni improvvise) e un doppiaggio in inglese (volendo c’è l’originale in polacco) altalenante, ottimo per i personaggi principali, un po’ meno per quelli “usa e getta”, bambini in primis. Dissolvenze da rivedere, lo schermo spesso si oscura tagliando le ultime sillabe.
Tra una scorribanda e l’altra si intervallano combattimenti a turni, orchestrati come nei classici JRPG, in cui potremo tirar fuori i pugni e sguinzagliare il nostro esercito di Salutor contro disgraziati armati di pugnali, sciabole e occasionalmente moschetti. Il sistema di combattimento nel complesso è funzionale, con una timeline a determinare l’ordine dei turni, e quindi la possibilità di manipolarla inserendoci al suo interno con attacchi rapidi, mosse di disturbo, tra buff, debuff e status alterati, o tecniche più potenti ma che richiedono più tempo per essere eseguite, sia da parte nostra che del demone schierato. Possiamo quindi personalizzare il moveset di Wiktor con i potenziamenti sbloccati investendo nei quattro rami della taumaturgia i punti esperienza accumulati, e “rompere” la guardia dell’avversario azzerando i suoi punti Focus, su cui potremo eseguire l’immancabile mossa finale, in stile Persona.
I tre livelli di difficoltà assicurano che gli scontri richiedano più o meno impegno da parte del giocatore, con quello standard che si rivela un buon compromesso, offrendo un discreto tasso di sfida e lasciando la possibilità di sperimentare senza particolari vincoli nuove strategie, ma in definitiva risultano poco interessanti e abbastanza monotoni. La colpa è da ricercare nel roster fin troppo “convenzionale” di nemici, limitato perlopiù a energumeni dalle tattiche basilari, persino durante le boss fight per catturare i Salutor. In tal senso non ci sarebbe dispiaciuta una maggiore varietà e un pizzico extra di fantasia; magari una bella battaglia tra taumaturghi, o qualche avversario un pelo più “ultraterreno”. Pazienza.
Quanto al lato tecnico, la conversione sull’hardware Sony sembra riuscita perfettamente. Il gioco offre le opzioni “Quality” e “Performance” per la veste grafica, ma francamente non abbiamo mai sentito il bisogno di selezionare quest’ultima, visto che anche in versione “pompata” le prestazioni sono solide, con ritmi di gameplay che non consentono certo di apprezzare un frame rate maggiore, e i tempi di caricamento piuttosto brevi. Ad ora poi non siamo neanche mai incappati in bug, crash o altre problematiche di questa natura, giusto qualche singhiozzo al termine delle transizioni, come modelli che tornano rapidamente al loro posto o teletrasporti random in quella frazione di secondo necessaria per calcolare la nostra posizione sulla mappa.
Pur non essendo uno degli ambienti più vivaci che io ricordi, le stradine fangose, i palazzi dell’alta borghesia e i vicoli diroccati di Varsavia sono realizzati con gusto e abbondano di dettagli. Le location sono ampie, caratteristiche, cariche di atmosfera e ricreate minuziosamente, consentendo di apprezzare appieno l’architettura, la cultura e le difficoltà di un periodo storico raramente rappresentato nel media videoludico. Discorso analogo per i modelli dei personaggi, nonostante l’evidente scarto tra protagonisti e Salutor con il resto del cast. Avremmo però rivisto le espressioni facciali, poco convincenti, e le animazioni, un po’ legnose.
Versione Testata: PS5
Voto
Redazione
The Thaumaturge
Una avventura narrativa magnetica, ricca di fascino e carattere, minata da alcune lacune che comunque non intaccano più di tanto la bontà dello script, del setting e in generale di un’esperienza davvero piacevole da provare, in cui storia e occulto si fondono in un mix inusuale e accattivante, sebbene non perfetto, che vi terrà compagnia nelle 15-25 ore necessarie a portare a termine la storia. Ve lo consigliamo oggi su PS5 come a marzo su PC; fatelo vostro se l’idea di acchiappare demoni nella Polonia di inizio ‘900 vi alletta.