The Urbz
di
Giuseppe 'Sovrano' Schirru
Prendere The Sims: Fuori Tutti, cambiare lo scenario di gioco lasciando inalterato il gameplay e venderlo al pubblico come seguito a prezzo pieno sarebbe stata una bassezza che nemmeno dalla Electronic Arts ci saremmo aspettati. Fortunatamente così non è andata, perché i programmatori Maxis si sono impuntati nell'aumentare di credibilità quella vita vera che, almeno in ambito console, pare non trovare rivali o sfidanti. Ma grattata via la superficie, permane la sensazione che le differenze rispetto al prequel non siano poi esorbitanti, e che stavolta qualcuno si sia interessato alla cornice piuttosto che raffinare il dipinto.
Il contorno, difatti, è davvero prelibato. Classico editor in pieno stile EA, con miriadi di possibilità e un'altissima customizzazione, la presenza dei Black Eyed Peas nella playlist (la cui presenza troneggia in bella mostra sulla copertina) e una presentazione che detta la più scabrosa delle regole: per avere successo devi essere cool, alla faccia di chi punta il dito sulla serie GTA. Dopo la lezione di superficialità punto primo - l'apparire viene prima dell'essere prende il via l'avventura, nel vostro piccolo appartamento vuoto, col vostro ristretto budget, con la paura di interrogarsi sul vuoto contenuto della vostra missione e con una minuscola città da esplorare. Difatti è quest'ultima la vera novità di questo capitolo, una maggiore libertà lasciata al giocatore, degli spaccati di vita non più ristretti alle quattro mura di casa e l'implementazione di un sistema di reputazione (invero banale, ma pur presente) grazie al quale scalare le classifiche sociali. Semplice? Non proprio, e il vostro pavimento spoglio è un incitamento al darsi da fare. Senza apostrofare i continui caricamenti che scandiscono lo spostamento da una quartiere all'altro, o il sistema di controllo non esente da pecche (in tal senso l'assenza dell'accoppiata mouse-tastiera si fa innegabilmente sentire), l'accento va posto sull'obiettivo su cui verte l'esperienza ludica, ovvero diventare importanti. Per riuscire nell'impresa giocano un ruolo fondamentale le relazioni con gli altri sim, il vostro abbigliamento e l'accumulo dei soldi per sbrigare le solite faccende: arredo casa, contanti per il vestiario e via discorrendo.
Aggiungete alla lista che ogni sim va accudito e trattato con cura perché è molto più complesso dell'ultimo modello di Sbrodolina, ed eccovi il quadro della situazione: andare al bagno, mangiare, dormire, divertirsi, fare sport e lavorare, attività imprescindibile per l'accumulo di preziosi dindarelli. L'attenta osservanza della condizione del personaggio, si tradurrà per non pochi giocatori già dopo le prime ore dell'avventura in un calvario difficilmente sopportabile. The Urbz propone un sistema di gioco divertente, che come è prassi di ogni gestionale 3D (definizione da cui in parte rifugge ergendosi a "simulatore di vita") si rivela un centometrista videoludico. Ovvero, dà il meglio di sé nelle brevi distanze e non è affatto adatto alle corse campestri o alle lunghe maratone. Altra traduzione per i meno accorti: inizialmente gratificante, alla lunga dannatamente ripetitivo.
Per mettere i bastoni tra le ruote a questa monotonia dilagante, oltre ai più svariati lavori grazie ai quali guadagnare qualche soldo, i programmatori hanno inserito delle missioni da portare a termine per il nostro obiettivo, diventare famosi. Per quanto il ritmo di gioco rimanga lento, le sottoattività e le cose da fare risultano in numero ragguardevole, pur considerata la ridotta estensione di ogni area di gioco. Tecnicamente The Urbz è un gioco contraddittorio: per quanto il motore grafico non sia chiamato a gestire una mole di poligoni fuori dall'ordinario, alcuni cali di frame rate e una telecamera poco funzionale rovinano in parte l'esperienza di gioco. D'altro canto permangono dei discreti modelli poligonali, texture nella norma e uno stile allegro e colorato. Il sonoro come da tradizione punta sull'incomprensibile parlato dei sim e si avvantaggia di una colonna sonora discretamente convincente (hip-hop, rap, pop).
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Il contorno, difatti, è davvero prelibato. Classico editor in pieno stile EA, con miriadi di possibilità e un'altissima customizzazione, la presenza dei Black Eyed Peas nella playlist (la cui presenza troneggia in bella mostra sulla copertina) e una presentazione che detta la più scabrosa delle regole: per avere successo devi essere cool, alla faccia di chi punta il dito sulla serie GTA. Dopo la lezione di superficialità punto primo - l'apparire viene prima dell'essere prende il via l'avventura, nel vostro piccolo appartamento vuoto, col vostro ristretto budget, con la paura di interrogarsi sul vuoto contenuto della vostra missione e con una minuscola città da esplorare. Difatti è quest'ultima la vera novità di questo capitolo, una maggiore libertà lasciata al giocatore, degli spaccati di vita non più ristretti alle quattro mura di casa e l'implementazione di un sistema di reputazione (invero banale, ma pur presente) grazie al quale scalare le classifiche sociali. Semplice? Non proprio, e il vostro pavimento spoglio è un incitamento al darsi da fare. Senza apostrofare i continui caricamenti che scandiscono lo spostamento da una quartiere all'altro, o il sistema di controllo non esente da pecche (in tal senso l'assenza dell'accoppiata mouse-tastiera si fa innegabilmente sentire), l'accento va posto sull'obiettivo su cui verte l'esperienza ludica, ovvero diventare importanti. Per riuscire nell'impresa giocano un ruolo fondamentale le relazioni con gli altri sim, il vostro abbigliamento e l'accumulo dei soldi per sbrigare le solite faccende: arredo casa, contanti per il vestiario e via discorrendo.
Aggiungete alla lista che ogni sim va accudito e trattato con cura perché è molto più complesso dell'ultimo modello di Sbrodolina, ed eccovi il quadro della situazione: andare al bagno, mangiare, dormire, divertirsi, fare sport e lavorare, attività imprescindibile per l'accumulo di preziosi dindarelli. L'attenta osservanza della condizione del personaggio, si tradurrà per non pochi giocatori già dopo le prime ore dell'avventura in un calvario difficilmente sopportabile. The Urbz propone un sistema di gioco divertente, che come è prassi di ogni gestionale 3D (definizione da cui in parte rifugge ergendosi a "simulatore di vita") si rivela un centometrista videoludico. Ovvero, dà il meglio di sé nelle brevi distanze e non è affatto adatto alle corse campestri o alle lunghe maratone. Altra traduzione per i meno accorti: inizialmente gratificante, alla lunga dannatamente ripetitivo.
Per mettere i bastoni tra le ruote a questa monotonia dilagante, oltre ai più svariati lavori grazie ai quali guadagnare qualche soldo, i programmatori hanno inserito delle missioni da portare a termine per il nostro obiettivo, diventare famosi. Per quanto il ritmo di gioco rimanga lento, le sottoattività e le cose da fare risultano in numero ragguardevole, pur considerata la ridotta estensione di ogni area di gioco. Tecnicamente The Urbz è un gioco contraddittorio: per quanto il motore grafico non sia chiamato a gestire una mole di poligoni fuori dall'ordinario, alcuni cali di frame rate e una telecamera poco funzionale rovinano in parte l'esperienza di gioco. D'altro canto permangono dei discreti modelli poligonali, texture nella norma e uno stile allegro e colorato. Il sonoro come da tradizione punta sull'incomprensibile parlato dei sim e si avvantaggia di una colonna sonora discretamente convincente (hip-hop, rap, pop).
The Urbz
7
Voto
Redazione
The Urbz
Qualche trovata carina qua e là e qualche piccola novità sparsa nei meandri del codice non riescono purtroppo a risollevare le sorti di un titolo che, da un lato cerca di rinnovare la formula vincente della serie con dubbi risultati, dall'altro si aggrappa proprio a quella formula vincente per rimanere a galla. Non per tutti, ma sicuramente per chi ha già apprezzato il simulatore di vita Maxis.