Thief Deadly Shadows

di Giuseppe 'Sovrano' Schirru
"Se possedessi mille navi invece che una, anch'io sarei chiamato come te, un conquistatore o un grande guerriero". Risposta di un pirata catturato da Alessandro Magno.

Nell'universo videoludico, le imbarcazioni, segni di potenza, vengono rimpiazzate dalla pubblicità che naviga in tutti i media: radio, tv, internet e così via discorrendo. Troppo spesso, quest'espediente da guerrafondai (ma in guerra tutto è lecito) ha sancito le fortune di titoli più o meno discutibili, lasciando le briciole a prodotti promettenti e, almeno qualitativamente parlando, meritevoli di ben altra accoglienza da parte del pubblico. Gamesurf è convinta che un titolo debba essere un ottimo pubblicitario di se stesso, e la strategia per vincere è quella di proporre al pubblico un prodotto qualitativamente lodevole, con quel pizzico di originalità o quantomeno diversificazione rispetto ad altri titoli che non guasta mai. Thief possiede questi pregi e lo si potrebbe etichettare come "il ramingo del genere stealth".



Ci riferiamo non certo al protagonista, Garrett, abilissimo ladro, quanto al gameplay che, lasciando il giocatore errante e vagabondo nei meandri di un quantomai evocativo level design, acquista una libertà finora amena al genere stealth. Una soluzione per tagliare le gambe a uno dei più diffusi luoghi comuni di questa categoria di titoli: la linearità dell'azione di gioco. Dopo questa dicitura i paragoni con i capisaldi del genere, Metal Gear Solid e Splinter Cell, diventano d'obbligo, con uno sguardo più approfondito verso la creazione di Ubisoft Montreal da cui pare imitare a grandi linee l'impostazione generale, pur distaccandosene con ammirazione. Le movenze sinuose e il dualismo buio-luce che acquista predominanza su tutto, sembrano designare il ladro Garrett come il Sam Fisher del medioevo, nobili intenti a parte. Un tributo quanto mai esplicito che paga in termini di somiglianza, e riesce a scrollarsi di dosso solo grazie a un'ambientazione immersa in acque fantasy dove il giocatore riesce perfettamente a tuffarsi. E stare a galla. Pur con le limitazioni del caso, con le frecce al posto delle armi da fuoco e l'alta tecnologia ancora un lontano miraggio. Niente telecamere o allarmi all'avanguardia, bensì decine di guardie a custodia dei preziosi bottini che dovremo rubare.


Le facoltà medianiche di Thief Deadly Shadow, capaci di suscitare stupore per la classe dell'ambientazione, risiedono in buona parte nei magnifici giochi di luce dell'esoso motore grafico, non di meno in una ricostruzione fantasy magistralmente ricreata. Troppo poco per stupire il giocatore attuale, infarcito di Splinter Cell e allattato coi filmati di un visionario game designer nipponico (Kojima?). E' vero, ma abbastanza per distinguersi dalla concorrenza, agguerrita, qualitativamente altissima, ripetitiva e incapace tuttavia di portare innovazione. TDS non è da meno, e adeguandosi al vento che tira, fin dai primi istanti dimostra come l'ormai consumata e agile sapienza stealth sarebbe meritevole di qualche affinamento o, almeno, una ventata d'aria fresca. C'è un però. TDS è una buona variazione sul tema, è uno stealth game diverso, per certi versi atipico ma incastrato nei limiti di una categoria da tempo incapace di rinnovarsi. Eppure ci prova, con un calcio ben assestato nella schiena della linearità e una carezza alla libertà d'azione che il giocatore, vuole, chiede, pretende.

Il tutto senza andare a discapito della narrazione, approfondita attraverso altre vie. Il videogioco ha vari modi di esprimersi, TDS sfrutta quelli meno convenzionali, almeno di questa generazione di console: gl'intensi dialoghi dei personaggi di contorno, i pensieri del protagonista, le nozioni carpibili leggiucchiando libri. Anche questo concorre a ricreare il potere immersivo del titolo. Ma il cuore risiede nel gameplay, e TDS di cuore ne ha tanto, quel tanto che basta per tentare di differenziarsi dai suoi diretti rivali. Nonostante le limitazioni del caso, TDS non si dimostra meno profondo rispetto ai suoi illustri colleghi e riesce a mostrare soluzioni nuove per la buona riuscita delle varie missioni anche se, posti a fuoco i vari obiettivi, ci si accorge come il modus operandi non si discosti nettamente dal capolavoro Ubisoft. Ancora una volta giocano un ruolo predominante l'oscurità e il silenzio, con la possibilità di agire sulla maggior parte delle fonti luminose, candele, lumi e lampadari, caminetti esclusi.