Tiger Woods PGA Tour
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Detto in termini golfistici, l'approdo di Tiger Woods su Nintendo DS voleva essere un Birdie, doveva e poteva essere un Par, ma alla fine della fiera si è rivelato un Bogey.
Quanto a tempestività il titolo EA non ha del resto deluso e, come il Birdie è un punteggio inferiore rispetto al par e quindi più pregiato (laddove il Par è il numero ideale di colpi richiesto nel completare una buca), così il colosso canadese del medium videoludico ha ben visto di proporre al lancio della console il primo titolo sportivo per essa, donde giovarne sia internamente (ossia, da buona azienda, economicamente), sia esternamente (anticipando cioè l'eventuale concorrenza).
E' sulla qualità globale, sulle limature mancate e sul suo alto grado di perfettibilità che invece occorre recriminare, giungendo a conclusione che se gli sviluppatori avessero avuto maggior tempo, al lato concettuale del titolo (tutto sommato pregevole) si sarebbero uniti tanto quello ludico quanto quello estetico.
Le prime prove, a supporto della nostra tesi, le si hanno proprio nell'analisi audiovisiva, partendo dalla componente acustica che nel suo essere sottotono risulta l'unica voce realmente insufficiente. Per quest'ultima, considerati gli intenti del titolo, non è mai stato richiesto come fine quello di meravigliare, eppure oggigiorno è anche lecito attendersi qualcosa che vada oltre uno stridio di gabbiano, una monotona risacca d'onde lontane ed un paio di motivetti musicali largamente dimenticabili.
Il motore tridimensionale del lavoro Ea Games sarebbe invece nel complesso semplice e funzionale, pur orbo di un'attenta cura del dettaglio. Animazioni degli sportivi e fisica della pallina appaiono comunque verosimili, quanto basta per non andare in conflitto con le qualità prettamente simulative del brand.
E' in prossimità della buca che si verificano ciononostante problemi di natura anche pratica, laddove si è impossibilitati tanto nel riconoscere visivamente eventuali dislivelli del suolo quanto nell'infondere e graduare potenza alla pallina (in questa fase, quella del putting, sfruttando un'apposita griglia è possibile impartire solamente la direzione, spesso con esiti più casuali del previsto). Un difetto che rabbuia quanto invece di buono e vario apporta concettualmente lo swing (il movimento per andare a tiro), deciso in questa versione sia a mantenere contatti con la tanto cara verosimiglianza sia, lodevolmente, a sfruttare quanto meglio possibile le peculiarità tattili del hardware Nintendo. Sullo schermo inferiore, oltre all'utile mappa riportata in due dimensioni ed alla selezione delle varie mazze, è infatti possibile (o meglio: necessario) gestire gittata, potenza, effetto, direzione e velocità della pallina mediante un tratto continuo che lo stilo effettua su touch screen.
Il tratto, come più o meno la movenza in avanti di una mazza da golf che si impatta sulla palla, deve essere pseudo-parabolico e, dopo i dovuti allenamenti ed in assenza di un controllo analogico, va riconosciuta la scelta e la resa finale dello swing come un giusto, per quanto non ottimale, compromesso.
In definitiva, Tiger Woods PGA Tour è da considerarsi un titolo per parte modesto e per altra discreto, che invero potrà intrattenere maggiormente l'utenza più appassionata e settoriale (indubbiamente ben ricettiva a captarne pregi e difetti), ma che fa ben poco per stimolare i neofiti e quanti possano essere vagamente interessati alla disciplina sportiva interpretata (per costoro non rimane che attendere o una nuova e più meticolosa edizione della celebre serie EA, o magari un prevedibile approdo di Mario Golf su due schermi). Infine, sebbene in termini d'offerte sia quantitativamente inferiore alle controparti per home console (a partire dall'editor del proprio alter-ego fino ad arrivare alle singole opzioni), il titolo si sposa con il concetto più canonico che si ha del gioco portatile, capace com'è di intrattenere in maniera ambivalente tanto sul breve periodo (quale può essere il tempo necessario a completare una buca) quanto su quello lungo (ad esempio un giro od ancor più un'intera carriera da perseguire). Oltre al "Legend Tour" (la più estesa e interessante fra le modalità, suddivisa in tre difficoltà: Rookie, Pro e Legend) va citato il più fugace "Quick Play", a sua volta ramificato in "Stroke Play" (ossia dei percorsi da affrontare in solitario), "Match Play" e "Skins Play" (dove rispettivamente vince chi fa più punti nel primo e più soldi nel secondo). Senza omettere dal discorso il multiplayer, contemplante fino a quattro giocatori ma ostacolato in fruibilità dalla richiesta di tante schede di gioco quanti sono i fruitori.
Quanto a tempestività il titolo EA non ha del resto deluso e, come il Birdie è un punteggio inferiore rispetto al par e quindi più pregiato (laddove il Par è il numero ideale di colpi richiesto nel completare una buca), così il colosso canadese del medium videoludico ha ben visto di proporre al lancio della console il primo titolo sportivo per essa, donde giovarne sia internamente (ossia, da buona azienda, economicamente), sia esternamente (anticipando cioè l'eventuale concorrenza).
E' sulla qualità globale, sulle limature mancate e sul suo alto grado di perfettibilità che invece occorre recriminare, giungendo a conclusione che se gli sviluppatori avessero avuto maggior tempo, al lato concettuale del titolo (tutto sommato pregevole) si sarebbero uniti tanto quello ludico quanto quello estetico.
Le prime prove, a supporto della nostra tesi, le si hanno proprio nell'analisi audiovisiva, partendo dalla componente acustica che nel suo essere sottotono risulta l'unica voce realmente insufficiente. Per quest'ultima, considerati gli intenti del titolo, non è mai stato richiesto come fine quello di meravigliare, eppure oggigiorno è anche lecito attendersi qualcosa che vada oltre uno stridio di gabbiano, una monotona risacca d'onde lontane ed un paio di motivetti musicali largamente dimenticabili.
Il motore tridimensionale del lavoro Ea Games sarebbe invece nel complesso semplice e funzionale, pur orbo di un'attenta cura del dettaglio. Animazioni degli sportivi e fisica della pallina appaiono comunque verosimili, quanto basta per non andare in conflitto con le qualità prettamente simulative del brand.
E' in prossimità della buca che si verificano ciononostante problemi di natura anche pratica, laddove si è impossibilitati tanto nel riconoscere visivamente eventuali dislivelli del suolo quanto nell'infondere e graduare potenza alla pallina (in questa fase, quella del putting, sfruttando un'apposita griglia è possibile impartire solamente la direzione, spesso con esiti più casuali del previsto). Un difetto che rabbuia quanto invece di buono e vario apporta concettualmente lo swing (il movimento per andare a tiro), deciso in questa versione sia a mantenere contatti con la tanto cara verosimiglianza sia, lodevolmente, a sfruttare quanto meglio possibile le peculiarità tattili del hardware Nintendo. Sullo schermo inferiore, oltre all'utile mappa riportata in due dimensioni ed alla selezione delle varie mazze, è infatti possibile (o meglio: necessario) gestire gittata, potenza, effetto, direzione e velocità della pallina mediante un tratto continuo che lo stilo effettua su touch screen.
Il tratto, come più o meno la movenza in avanti di una mazza da golf che si impatta sulla palla, deve essere pseudo-parabolico e, dopo i dovuti allenamenti ed in assenza di un controllo analogico, va riconosciuta la scelta e la resa finale dello swing come un giusto, per quanto non ottimale, compromesso.
In definitiva, Tiger Woods PGA Tour è da considerarsi un titolo per parte modesto e per altra discreto, che invero potrà intrattenere maggiormente l'utenza più appassionata e settoriale (indubbiamente ben ricettiva a captarne pregi e difetti), ma che fa ben poco per stimolare i neofiti e quanti possano essere vagamente interessati alla disciplina sportiva interpretata (per costoro non rimane che attendere o una nuova e più meticolosa edizione della celebre serie EA, o magari un prevedibile approdo di Mario Golf su due schermi). Infine, sebbene in termini d'offerte sia quantitativamente inferiore alle controparti per home console (a partire dall'editor del proprio alter-ego fino ad arrivare alle singole opzioni), il titolo si sposa con il concetto più canonico che si ha del gioco portatile, capace com'è di intrattenere in maniera ambivalente tanto sul breve periodo (quale può essere il tempo necessario a completare una buca) quanto su quello lungo (ad esempio un giro od ancor più un'intera carriera da perseguire). Oltre al "Legend Tour" (la più estesa e interessante fra le modalità, suddivisa in tre difficoltà: Rookie, Pro e Legend) va citato il più fugace "Quick Play", a sua volta ramificato in "Stroke Play" (ossia dei percorsi da affrontare in solitario), "Match Play" e "Skins Play" (dove rispettivamente vince chi fa più punti nel primo e più soldi nel secondo). Senza omettere dal discorso il multiplayer, contemplante fino a quattro giocatori ma ostacolato in fruibilità dalla richiesta di tante schede di gioco quanti sono i fruitori.