Time Splitters: Future Perfect
di
Giuseppe Schirru
I titoli di coda sono un istantanea che illustra perfettamente l'essenza comico-parodistica dello story mode di Timesplitters: Future Perfect, con un protagonista emulo di Vin Diesel (per fattezze fisiche) che si improvvisa in una danza che nemmeno Tony Manero. Pur dotato di un debole impianto narrativo, questo terzo capitolo s'avvantaggia della scusante dei viaggi temporali per mettere in scena una pluralità di ambientazioni in un fps che pare non conoscere la monotonia a livello di situazioni, ma prima ancora di una comicità esilarante che fa chiudere un occhio sulle incongruenze disseminate lungo le tredici missioni. Free Radical, ex costola di Rare da poco artefice del controverso Second Sight, incapsula in uno story mode da dieci ore scarse di longevità stage maggiormente estesi rispetto al secondo episodio, più armi, più personaggi secondari, inserendo del superfluo per rimpolpare il pacchetto ludico.
Per i meno accorti, Timesplitters è un fps vecchia scuola con scarse velleità di realismo, azione furibonda, ritmo incandescente e scontri a fuoco sanguinolenti, scanditi da montagne di piombo che si infrangono contro nemici che godono di una discreta disposizione, spesso piazzati dietro casse, ripari o in posizioni vantaggiose. Il tutto enfatizzato da un sistema di controllo che considera eccedenti i salti, e si concentra sul grilletto facile, configurando TFP come un titolo viscerale che mette alla porta (anzi fuori, chiudendo poi a doppia mandata) l'azione ragionata e puntando al modello Duke Nukem o Serious Sam. Che sia un pregio o un difetto rimane a discrezione del fruitore, a noi il compito di informarlo. Purtroppo il level design tradisce le aspettative e non è la perla che aspettavamo. Carenza di sprazzi d'ingegno e situazioni telefonate, in capo a stage di dimensioni estese con un evitabile effetto imbuto che incanalano il giocatore sempre e solo nell'unica via fattibile, lungo obiettivi (aziona il macchinario, abbassa la leva, premi il pulsante) che si ripetono ciclicamente e alcune divagazioni indigeste (puzzle o escursioni a bordo di jeep), si alternano ad altre riuscite che riescono a spezzare il ritmo e allontanare lo spettro della ripetitività. Quest'ultime, date dalla grande latitudine delle situazioni proposte, spaziano dal cecchinare i nemici in modo che una comparsa possa infiltrarsi nella base nemica, comandare un robot di venti piani per spazzare via la minaccia aerea o comandare un carro armato lungo una città futuristica disastrata.
Come da tradizione, la trovata dei viaggi temporali ha consentito di porre l'accento su una pluralità di ambientazioni, permettendo di mettere in scena personaggi e situazioni variegate, lungo un cammino temporale che va dal 1924 al 2241. Nessun freno alla fantasia dei programmatori che inseriscono treni in corsa, magioni infestate di zombie e fantasmi, città futuristiche, mettendo in scena poi personaggi secondari con cui il nostro eroe improvviserà simpatici siparietti. Alcuni obiettivi risultano connaturati alla loro presenza, poiché ci accompagneranno lungo il livello in modo da aumentare la nostra potenza di fuoco e fare da apripista. Già accennato che lo sviluppo dei livelli si configura in modo lineare, vale la pena citare il vasto arsenale che propone un uso intensivo di tutte le armi (mitragliatori, doppie pistole, lancia razzi, bazooka e tantissime altre), grazie a un numero non troppo elevato di munizioni che costringe il giocatore a non trascurarne alcuna, e facendogli cominciare ogni stage munito di singola pistola. Spostando la nostra attenzione sulle altre modalità (lo story mode ha una durata risibile), i programmatori hanno inserito un discreto numero di sfide dove sparare a bersagli piazzati lungo il cammino, far fuori orde di scimmie assassine muniti di doppietta o una corsa a bordo di jeep per aumentare la longevità del gioco in singolo.
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Ma il pezzo forte della serata rimane un'esperienza multiplayer (godibile in solitaria contro bot, split screen, system link oppure on-line) avvincente. Le arene si sprecano, così come i personaggi utilizzabili, il set di armi e la personalizzazione della partita. Tacendo poi di un editor per la costruzione di arene e livelli per lo story mode. Tecnicamente Timesplitters FP si difende bene grazie a modelli poligonali dettagliati (il character design è particolare, ma decisamente apprezzabile), strutture architettoniche curate e un discreto lavoro di texturing. Alcuni cali di frame rate - peraltro in situazioni circoscritte - fortunatamente non compromettono l'esperienza ludica, ma nei combattimenti in deathmatch con schermo diviso l'aggiornamento video comincia ad essere troppo balbettante. Il reparto audio si avvantaggia di una localizzazione in lingua nostrana priva di sbavature (dialoghi compresi), effetti sonori discreti e alcune musichette orecchiabili. Referenziati da un secondo capitolo sopra le righe, Free Radical, tenta con questo terzo capitolo di arricchire il pacchetto ludico sovrabbondando in cose superflue, e calando leggermente il livello qualitativo del proprio operato, ignorando come sia di capitale importanza non la sommatoria delle parti componenti un gioco, quanto la loro perfetta combinazione. Un titolo discreto, divertente e discretamente vario, ma ci aspettavamo qualcosa in più.
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Per i meno accorti, Timesplitters è un fps vecchia scuola con scarse velleità di realismo, azione furibonda, ritmo incandescente e scontri a fuoco sanguinolenti, scanditi da montagne di piombo che si infrangono contro nemici che godono di una discreta disposizione, spesso piazzati dietro casse, ripari o in posizioni vantaggiose. Il tutto enfatizzato da un sistema di controllo che considera eccedenti i salti, e si concentra sul grilletto facile, configurando TFP come un titolo viscerale che mette alla porta (anzi fuori, chiudendo poi a doppia mandata) l'azione ragionata e puntando al modello Duke Nukem o Serious Sam. Che sia un pregio o un difetto rimane a discrezione del fruitore, a noi il compito di informarlo. Purtroppo il level design tradisce le aspettative e non è la perla che aspettavamo. Carenza di sprazzi d'ingegno e situazioni telefonate, in capo a stage di dimensioni estese con un evitabile effetto imbuto che incanalano il giocatore sempre e solo nell'unica via fattibile, lungo obiettivi (aziona il macchinario, abbassa la leva, premi il pulsante) che si ripetono ciclicamente e alcune divagazioni indigeste (puzzle o escursioni a bordo di jeep), si alternano ad altre riuscite che riescono a spezzare il ritmo e allontanare lo spettro della ripetitività. Quest'ultime, date dalla grande latitudine delle situazioni proposte, spaziano dal cecchinare i nemici in modo che una comparsa possa infiltrarsi nella base nemica, comandare un robot di venti piani per spazzare via la minaccia aerea o comandare un carro armato lungo una città futuristica disastrata.
Come da tradizione, la trovata dei viaggi temporali ha consentito di porre l'accento su una pluralità di ambientazioni, permettendo di mettere in scena personaggi e situazioni variegate, lungo un cammino temporale che va dal 1924 al 2241. Nessun freno alla fantasia dei programmatori che inseriscono treni in corsa, magioni infestate di zombie e fantasmi, città futuristiche, mettendo in scena poi personaggi secondari con cui il nostro eroe improvviserà simpatici siparietti. Alcuni obiettivi risultano connaturati alla loro presenza, poiché ci accompagneranno lungo il livello in modo da aumentare la nostra potenza di fuoco e fare da apripista. Già accennato che lo sviluppo dei livelli si configura in modo lineare, vale la pena citare il vasto arsenale che propone un uso intensivo di tutte le armi (mitragliatori, doppie pistole, lancia razzi, bazooka e tantissime altre), grazie a un numero non troppo elevato di munizioni che costringe il giocatore a non trascurarne alcuna, e facendogli cominciare ogni stage munito di singola pistola. Spostando la nostra attenzione sulle altre modalità (lo story mode ha una durata risibile), i programmatori hanno inserito un discreto numero di sfide dove sparare a bersagli piazzati lungo il cammino, far fuori orde di scimmie assassine muniti di doppietta o una corsa a bordo di jeep per aumentare la longevità del gioco in singolo.
Ma il pezzo forte della serata rimane un'esperienza multiplayer (godibile in solitaria contro bot, split screen, system link oppure on-line) avvincente. Le arene si sprecano, così come i personaggi utilizzabili, il set di armi e la personalizzazione della partita. Tacendo poi di un editor per la costruzione di arene e livelli per lo story mode. Tecnicamente Timesplitters FP si difende bene grazie a modelli poligonali dettagliati (il character design è particolare, ma decisamente apprezzabile), strutture architettoniche curate e un discreto lavoro di texturing. Alcuni cali di frame rate - peraltro in situazioni circoscritte - fortunatamente non compromettono l'esperienza ludica, ma nei combattimenti in deathmatch con schermo diviso l'aggiornamento video comincia ad essere troppo balbettante. Il reparto audio si avvantaggia di una localizzazione in lingua nostrana priva di sbavature (dialoghi compresi), effetti sonori discreti e alcune musichette orecchiabili. Referenziati da un secondo capitolo sopra le righe, Free Radical, tenta con questo terzo capitolo di arricchire il pacchetto ludico sovrabbondando in cose superflue, e calando leggermente il livello qualitativo del proprio operato, ignorando come sia di capitale importanza non la sommatoria delle parti componenti un gioco, quanto la loro perfetta combinazione. Un titolo discreto, divertente e discretamente vario, ma ci aspettavamo qualcosa in più.
Time Splitters: Future Perfect
7.5
Voto
Redazione
Time Splitters: Future Perfect
Ritratto in piedi dell'fps scevro da componenti tattiche o strategiche, ma impulsivo e viscerale, uno degli esponenti depositari dei tratti genuini della categoria con alcune divagazionei trascurabili (escursioni a bordo di mezzi, puzzle). Referenziati da un secondo capitolo sopra le righe, Free Radical, ex costola di Rare da poco artefice del controverso Second Sight, tenta con questo terzo capitolo di arricchire il pacchetto ludico sovrabbondando in cose superflue, e calando leggermente il livello qualitativo del proprio operato, ignorando come sia di capitale importanza non la sommatoria delle parti componenti un gioco, quanto la loro perfetta combinazione. Un titolo discreto, divertente e sufficientemente vario, ma ci aspettavamo qualcosa in più.