Titan Quest

di Fabio Fundoni

Dio salvi la pigrizia. Ora, non dico proprio di rimandare i propri impegni all’infinito, ma ogni tanto potreste prendervela comoda e dire che vi serve un po’ più di tempo per riflettere sul da farsi. A volte funziona, ve lo assicuro. Non sempre, sia chiaro, ma a volte funziona davvero alla grande. Non vi sto dando la scusa per non rifare il letto alla mattina (tanto la sera lo utilizzate di nuovo), ma volevo mettervi al corrente di quello che mi è capitato durante la mia avventura sui lidi di Titan Quest, action (molto) RPG (molto poco) con meccaniche hack ‘n slash del lontano 2006 arrivato per la prima volta su console in una edizione riveduta e corretta basata sulla versione apparsa su personal computer un paio di anni fa, ponendosi come validissima alternativa alla saga di Diablo. Non vi nego che memore dell’ottimo ricordo, mi sono avvicinato al gioco con un buon bagaglio di aspettative, ben sapendo che il genere non trovi sempre terreno fertile nel passaggio da mouse e tastiera al gamepad. Dopo l’ottima esperienza con Diablo 3 e la piacevole digressione di Viking Wolves of Midgard, il desiderio di falcidiare altre migliaia di avversari era, comunque, più che legittimo.

Il primo impatto con Titans Quest, però, è stato a dir poco traumatico. Potevo attendermi un impianto “antico” e solo svecchiato, potevi attendermi meccaniche ripetitive figlie del genere stesso, potevo attendermi un utilizzo problematico del gamepad, potevo davvero attendermi tante cose negative, ma i problemi grafici che mi si sono palesati già alle prime schermate non li avevo immaginati nemmeno nei miei peggiori incubi. Provate a immaginare il protagonista intento a muoversi (tra qualche freeze inatteso) in un ambiente che nel seguirlo non fa altro che “scattare”, permettendoci di contare letteralmente ad alta voce i frame a schermo. Orrore e raccapriccio. Puoi darmi qualsiasi contenuto, ma se il comparto tecnico è così scadente da non permettermene la fruizione, il mio giudizio sarà sempre negativo. Così, tra una partita e l’altra, la mia esperienza nel mondo di Titan Quest è andata avanti un po’ a rilento sino a quando dopo diversi giorni, dando il via al gioco dalla dashboard della console, mi sono ritrovato con un aggiornamento da scaricare. Meno di cento mega, che sarà mai. Ebbene, udite udite, i miracoli esistono. Quantomeno quelli videoludici. Non ci avrei scommesso un centesimo, ma una volta applicata la patch i problemi grafici sono spariti, regalandomi una gameplay non esasperato da un impatto visivo di terza categoria. Gioia, gaudio e tripudio.

Davvero, può sembrare poco, ma un simile cambiamento in fase di aggiornamento ha davvero salvato capra e cavoli, con buona pace di chi, nel 2018, magari non dovesse avere accesso a un collegamento internet per la propria console. Mi sono potuto godere, insomma, una esperienza ludica non certo epocale, ma in linea con le mie attese e con quello che dovrebbe cercare l’utente medio interessato a un hack ‘n slash, magari orfano a causa della fine della campagna di sua maestà Diablo 3. Creiamo con un paio di scelte il nostro eroe e ci lanciamo in una avventura ambientata nel mondo della mitologia greca, senza scordare alcune digressioni in ambientazioni più mediorientali, seguendo il tipo schema in cui dovremo risolvere queste principali e secondarie limitandoci a falcidiare migliaia di avversari in modo da portare a termine i compiti assegnatici per proseguire con la trama (basata, ma guarda un po’, sulla distruzione dei pericolosi titani)e con la crescita del nostro protagonista. Sia che abbiate deciso di avere un avatar femminile o maschile, vi ritroverete presto a doverne specializzare l’evoluzione, districandovi tra ben nove classi suddivise, con una discreta fantasia, tra quelle legate ai vari combattimenti (difensivo, da lontano, all’arma bianca e via discorrendo) e quelle più mistiche (tempeste, poteri della terra, poteri del sogno etc.), andandosi a modellare sulla modalità di gioco più adatta a ogni utente, grazie anche alla possibilità di combinare vari stili.

Ogni specializzazione da noi scelta ci darà accesso anche a un albero di abilità attive e passive, rendendo abbastanza cervellotica la distribuzione dei punti accumulati a ogni passaggio di livello, ma non andando a cambiare lo spirito del gioco che, non dimentichiamo, si basa sulla distruzione indiscriminata di mostri ispirati dalle varie mitologie. Tutto il resto è puro contorno, sebbene ben studiato. Per la gioia del giocatore si viene letteralmente sommersi di loot, oltre ad aver accesso a un rudimentale sistema di crafting che permette di creare (o smontare) armi e armature magiche. Certo, va detto che rispetto all’utilizzo su pc, il passaggio al pad ha portato una mancanza di precisione a riguardo, costringendoci a qualche acrobazia di troppo per raccogliere l’oggetto desiderato dopo una battaglia anche perché, e ve ne renderete conto in fretta, basterà far fuori una decina di nemici per avere il terreno letteralmente ricoperto di oggetti di varia natura, sebbene quelli realmente utili alla causa saranno in numero esiguo. Insomma, il gameplay non è assolutamente perfetto e si nota una mancanza di attenzione nella conversione che si riflette anche nel sistema di puntamento dei nemici, talvolta non proprio immediato.

Per il resto tutto fila liscio e un buon comparto sonoro ci accompagna nel nostro peregrinare (sebbene manchi una delle espansioni storiche, non penserete mica di cavarvela con meno di un centinaio abbondante di ore di gioco) per varie località, aiutati da un sistema di ceck point e da portali sparsi nei maggiori centri abitati da soli o in compagnia, sino a un massimo di sei giocatori. Il doppiaggio è in inglese mentre i testi sono tutti in italiano, ma è abbastanza chiaro che tolti gli incipit delle missioni, gli scritti sono decisamente ridotti all’osso. La grafica, argomento con cui abbiamo aperto l’articolo, si limita ad essere una riproposizione riveduta e ripulita del titolo originale che, come abbiamo ampiamente detto, riesce finalmente a supportarci senza particolari intoppi e permette di gestire la telecamera in modo abbastanza libero grazie a uno zoom non indifferente. Comprare o non comprare Titan Quest? La scelta è più che mai soggettiva e dipende da quanto abbiate voglia di cimentarvi con un titolo simile su Xbox One o PlayStation 4. Poteva sicuramente andare peggio, ma poteva altrettanto andare meglio. Scendere a patti con una piattaforma non ottimale per poter comunque vivere una esperienza soddisfacente ma senza troppe pretese? Perché no, a patto di sapere che la perfezione veleggia su altri lidi.