Tom Clancy's EndWar

di Marco Modugno
La guerra finale? A partire dal titolo, il gioco Ubisoft raccoglie al massimo livello la sfida per conquistare la palma di miglior RTS di sempre sul mercato natalizio delle console next-gen. Forte di un blasone imperiale, rinforzato dalla firma dello scrittore Tom Clancy che, quando si parla di cose militari é una garanzia di qualità, EW parte subito in quarta, presentandosi come un titolo concepito appositamente per i fanatici da gamepad, piuttosto che un porting adattato di un gioco pensato per PC, mouse e tastiera.

Chiunque abbia esperienza di guerre da monitor sa però che gestire con le leve analogiche un campo di battaglia affollato é cosa da far venire i sudori freddi anche alla reincarnazione di Erwin Rommel e allora l'unica soluzione per abbinare un sistema di controllo veloce e immediato a quel giusto livello d'innovazione che il pubblico si aspetta da un gioco di nuova generazione é sembrato quello di cambiare l'impostazione di base: invece delle mani, stavolta, occorrerà imparare ad usare la voce per impartire alle unità militari ai nostri ordini i comandi che le condurranno alla vittoria.



Diventa allora indispensabile l'uso dell'auricolare, USB o Bluetooth, da configurare prima di dare fuoco alle polveri, per ottenere un riconoscimento pronto ed efficace dei nostri gorgheggi. Guai, infatti, a non tarare bene volume e settaggi iniziali, pena la mancata o non corretta ricezione dell'ordine che avrebbe potuto fare la differenza tra la vittoria e una disfatta totale sul campo.

Una volta messi a punto i dettagli tecnici, comunque, e superata l'impasse di chi, finora, era abituato a giocare in silenzio, fatta eccezione per le imprecazioni lanciate alla console o ai compagni di gioco (nelle sessioni multiplayer) quando la pazienza si assottiglia e si deve ricaricare per l'ennesima volta un salvataggio topico, si comincia a fare sul serio. E la sensazione di essere davvero comandanti in capo, collegati via radio con le proprie unità di terra, aria e mare impegnate nelle ostilità globali diventa fin dalle prime battute intensissima, grazie anche al feedback di conversazioni radio provenienti dalle truppe sul campo, che riempirà l'etere con un cicaleccio continuo credibile, familiare a chi ha avuto occasione di ascoltare le comunicazioni di reparti operativi impegnati in azione (ma con meno parolacce della realtà, per fortuna!).

La vera innovazione del gioco, quindi, risiede proprio nell'inedito sistema di gestione e guai a quelli che, per pigrizia o per riservatezza (se uno gioca quando la famiglia é presente, si prepari agli scuotimenti di capo di madri, mogli e figlie femmine, quando verrà udito esclamare con convinzione “Alpha, attaccare obiettivo uno!” rivolto alla TV!), vorranno rinunciarvi affidandosi solo al gamepad. Se é vero infatti che é possibile in teoria rinunciare al comando vocale, risulterà quasi impossibile ottenere tempi di risposta adeguati attraverso i tasti e i menu tradizionali. Se potremo, con un po' di pratica, spuntarla contro i nemici virtuali nella campagna in single-player, non avremo invece chanche in rete, quando vorremo confrontarci con chi sembra vivere con un headset cibernetico direttamente connesso alle sinapsi neuronali.

Inoltre, se lo si guarda da vicino, EW senza comando vocale é un po' come una Ferrari senza il logo del cavallino sul cofano e sulle fiancate. Per carità, si tratta comunque di un RTS di ottimo livello, specie per quanto riguarda il comparto tecnico. Però qualche difetto in termini di spessore ce l'ha e allora proprio l'aver scelto un sistema di comandi innovativo rischia di essere, e scommetteremmo non per caso, il peso sul piatto della bilancia che farà pendere a favore del titolo Ubi le preferenze del mercato di Natale.

La trama del titolo, per esempio, non ci regala brividi particolari e non basta permettere ai giocatori di scorrazzare alla testa dei propri eserciti nei boulevards della Ville Lumiére (Parigi, per i tre lettori appena sbarcati da quella nave vulcaniana da esplorazione atterrata dietro la nostra redazione) o tra le rampe di lancio di Cape Canaveral per conferire alle vicende della Terza Guerra Mondiale narrate dal titolo lo spessore di un romanzo come quelli pubblicati dallo “zio” Tom.



Nel gioco potremo prendere il comando delle forze USA, di quelle dell'Europa Unita o dell'armata della Federazione Russa. Poche però le differenze tra le unità e pressoché nulla la sensazione di avere a che fare con tre culture e dotazioni d'equipaggiamento differenti. Tra l'altro, nonostante la diversificazione che caratterizza gli arsenali moderni, le forze in campo si riducono ad una manciata d'unità, fanteria e genieri, mezzi corazzati e artiglieria semovente, cannoniere volanti, trasporti truppe e unità antiaeree meccanizzate.

Che si scontrano tra loro secondo metodiche “sasso-carta-forbici” implacabile che ridurrà non di poco la gamma delle scelte tattiche effettuabili. Per fortuna, se il titolo si mostra avaro sul piano della varietà, impedendo di fatto la rigiocabilità di una campagna che, qualunque fazione gestiate, sarà sempre la stessa, perlomeno ci mette del suo in termini di possibilità di far avanzare di livello le unità che sopravvivono ad una battaglia, acquisendo potenziamenti e attacchi speciali che imporranno ai generali da salotto scelte più oculate dell'inflazionato “tank rush” per avere ragione dei propri avversari senza assottigliare troppo le proprie forze. A tale scopo occorrerà spendere punti acquisiti al termine di uno scenario, ovviamente, e la regola vale sia per il gioco in solitario che per il multiplayer, fino a quattro giocatori sulla stessa mappa, prevedendo in entrambe le modalità una mappa globale semipersistente che si colora come la vostra fazione man mano che voi e gli altri appartenenti allo schieramento vi aggiudicherete vittorie cruciali.

Proprio nel multiplayer e nelle sue componenti giocoruolistiche, in definitiva, il gioco riesce ad esprimere il suo meglio e ciò non può non essere un ottimo augurio di lunga permanenza sui server di rete di una folta comunità di giocatori appassionati.

Come dicevamo prima, la tecnica del gioco non fa sfigurare il marchio Ubisoft, sparando sui nostri monitor HD una tempesta di pixel e texture accurate (quasi) fino al massimo livello di zoom permesso dalle telecamere. Resta la perplessità su a che cosa serva la possibilità di guardare il singolo fante combattere distinguendo se porti o meno i baffi, quando il migliore approccio di sempre ad un RTS resta quello con una visuale il più possibile a volo d'uccello (al tempo delle due dimensioni la chiamavamo isometrica...) che permetta di valutare a colpo d'occhio l'intero campo di battaglia. Al di là dunque della voglia degli sviluppatori di mettere alla fusta i potenti hardware a disposizione, si rischia il più delle volte di autolimitarsi all'ottica grandangolare, o addirittura alla scarna mappa bidimensionale in tempo reale, specie nelle situazioni più concitate. Dall'altra parte, per dovere di cronaca, occorre però riconoscere che EW ci regala un bel vedere, nei rari momenti sufficientemente calmi per goderceli. Provate a prendere d'assalto con un gruppo di genieri un edificio, guardandoli muovere in modo realistico al massimo livello di zoom e capirete cosa voglia dire.

Non penso ci sia nemmeno un utente di console appassionato di RTS, là fuori, in possesso di una giustificazione personale valida che gli permetta di esimersi dal provare End War. Certo é che una storia di fondo di taglio più romanzesco gli avrebbe dato più spessore e che una puntuale diversificazione delle unità delle tre fazioni (e delle relative campagne) avrebbe prolungato la giocabilità in solitario di un titolo che così, invece, costringe giocoforza al confronto online per poterne vedere la parte migliore. Però vi sfido a trovare un altro RTS per console next-gen, oggi come oggi, che riesca a darvi di più in termini di innovazione, tecnica e divertimento!