Tom Clancy's EndWar
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Secondo voi basta un titolo di richiamo per vincere la sfida del mercato natalizio? La domanda, nel caso della versione tascabile dell'RTS maggiormente di grido oggi, atteso e finalmente lanciato con gran clamore pubblicitario e di critica sulle piattaforme next-gen, é lecita. Specie quando si scarta la confezione del gioco, si inserisce l'UMD nel lettore della PSP e ci si rende conto che le somiglianze tra il titolo destinato alle sorelle maggiori da salotto e il suo porting su PSP e Nintendo DS sono poche e riguardano, per lo più, il tema di fondo trattato.
Ossia lo scontro tra USA, Russia ed Europa in una futuristica Terza Guerra Mondiale. Manca però la grafica tridimensionale che ha lasciato a bocca aperta gli utenti di Xbox 360 e PS3 e quel comando vocale che ha raccolto anche il plauso dei più diffidenti. E non finisce qui. Il giocatore si trova di fronte una grafica isometrica e fumettosa che non mancherà di scontentare un po' i fan del realismo, e un approccio minimalista alle dinamiche di gameplay.
Non per questo, però, é bene sottolinearlo, il gioco si svuota del tutto di contenuti che lo rendono, però, un prodotto a sé più che un porting, dotato di una sua logica di approccio che personalmente trovo diversa, ma non per questo meno godibile, della strada percorsa dalla sua versione per console da tavolo.
Là dove EndWar per Xbox 360 e PS3 faceva leva sugli effetti speciali, sulla grafica da urlo, sulla sfida tecnologica (vinta) del controllo vocale e sulla gestione dinamica e tridimensionale delle telecamere, zoomabili fino ad un livello di dettaglio in grado di farci verificare la corretta rasatura mattutina dei nostri soldati, regalandoci però un gameplay forse un po' troppo semplicistico, legato all'applicazione sistematica del principio carta-sasso-forbice o del famigerato “tank rush” ai confronti tra diverse unità, la versione tascabile sceglie in modo molto più marcato la strada della strategia, adottando un gameplay a turni con azione simultanea in grado di mettere a dura prova i neuroni allenati di parecchi condottieri da gamepad che conosco.
Mappa ad esagoni classica, grafica isometrica ed unità colorate e dall'aspetto fumettoso, a metà tra quelle del Risiko e le pedine della battaglia navale con cui mi dilettavo da bimbo costituiscono un'interfaccia grafica minimalista per scelta, visto che gli sviluppatori della Funastic preferiscono raccogliere il guanto della sfida di Natale sul piano del coinvolgimento e delle modalità di gioco, piuttosto che puntare tutta la posta sull'impatto visivo, che spesso finisce di deludere.
La minor capacità hardware della piccola Sony e, soprattutto, della cugina DS per la quale viene resa disponibile una versione del gioco molto simile dal punto di vista grafico, avrebbe in ogni caso costretto a molti compromessi rispetto alla pulizia e alla fluidità delle texture viste sulle macchine da salotto della nuova generazione. Meglio allora puntare il tutto per tutto sul gameplay, avendo come riferimento un pubblico che gioca fuori casa e, in ogni caso, é meno attento agli aspetti tecnici di quanto non lo sia al livello di divertimento ottenuto durante le sessioni di gioco.
Lo scenario nel quale si svolgono le vicende narrate dalla campagna é sempre quello di un'ipotetica Terza Guerra Mondiale, combattuta nell'immediato futuro tra forze russe, americane ed europee. Il giocatore potrà scegliere di comandare un gruppo di combattimento misto di unità terrestri, aeree e navali di una delle tre fazioni, e cimentarsi nei 30 scenari che caratterizzando ciascuna campagna, in ogni caso molto simili tra loro a seconda della fazione scelta. Si combatte in Alaska e in Moldavia, in Francia e in Ucraina, e alcune delle mappe ci portano a scontrarci in prossimità di monumenti famosi, come l'Euratom di Bruxelles, Westminster o la torre Eiffel immortalata sulla copertina del gioco.
Se l'aspetto visivo pare semplicistico, anche il giocatore più smaliziato farà presto ad accorgersi che l'IA del gioco si difende con la baionetta tra i denti e l'impostazione a turni, ma con fase di movimento e attacco simultanea, costituiscono una sfida sufficiente a non far rimpiangere telecamere, texture fotorealistiche e lens flare all'ultimo grido.
Le unità, ben caratterizzate, possono guadagnare esperienza con il procedere della trama, aggiungendo un minimo di componente RPG al gioco che non guasta e lo sfruttamento attento del terreno e delle coperture (sì, potrete occupare gli edifici con la fanteria, e costruirne di nuovi per produrre o ospitare le vostre truppe!) aumenta in modo cospicuo il ventaglio di opzioni tattiche a disposizione.
Alla fine dei test si ha quasi l'impressione che contrariamente a quanto uno si aspetterebbe, la versione handheld di EndWar sia quella più “matura”, destinata a giocatori meno attenti all'aspetto esteriore e più desiderosi di contenuti concreti sul piano dell'approccio strategico. La possibilità di sfidare un amico in multiplayer locale, una volta completate le 30 missioni della campagna (difficile, data la somiglianza tra loro delle fazioni, che decidiate di rigiocarla) aggiunge alla longevità di un titolo già corposo quella ciliegina che finisce per giustificare appieno ogni centesimo che spenderete, o farete spendere, per accaparrarvelo.
Ossia lo scontro tra USA, Russia ed Europa in una futuristica Terza Guerra Mondiale. Manca però la grafica tridimensionale che ha lasciato a bocca aperta gli utenti di Xbox 360 e PS3 e quel comando vocale che ha raccolto anche il plauso dei più diffidenti. E non finisce qui. Il giocatore si trova di fronte una grafica isometrica e fumettosa che non mancherà di scontentare un po' i fan del realismo, e un approccio minimalista alle dinamiche di gameplay.
Non per questo, però, é bene sottolinearlo, il gioco si svuota del tutto di contenuti che lo rendono, però, un prodotto a sé più che un porting, dotato di una sua logica di approccio che personalmente trovo diversa, ma non per questo meno godibile, della strada percorsa dalla sua versione per console da tavolo.
Là dove EndWar per Xbox 360 e PS3 faceva leva sugli effetti speciali, sulla grafica da urlo, sulla sfida tecnologica (vinta) del controllo vocale e sulla gestione dinamica e tridimensionale delle telecamere, zoomabili fino ad un livello di dettaglio in grado di farci verificare la corretta rasatura mattutina dei nostri soldati, regalandoci però un gameplay forse un po' troppo semplicistico, legato all'applicazione sistematica del principio carta-sasso-forbice o del famigerato “tank rush” ai confronti tra diverse unità, la versione tascabile sceglie in modo molto più marcato la strada della strategia, adottando un gameplay a turni con azione simultanea in grado di mettere a dura prova i neuroni allenati di parecchi condottieri da gamepad che conosco.
Mappa ad esagoni classica, grafica isometrica ed unità colorate e dall'aspetto fumettoso, a metà tra quelle del Risiko e le pedine della battaglia navale con cui mi dilettavo da bimbo costituiscono un'interfaccia grafica minimalista per scelta, visto che gli sviluppatori della Funastic preferiscono raccogliere il guanto della sfida di Natale sul piano del coinvolgimento e delle modalità di gioco, piuttosto che puntare tutta la posta sull'impatto visivo, che spesso finisce di deludere.
La minor capacità hardware della piccola Sony e, soprattutto, della cugina DS per la quale viene resa disponibile una versione del gioco molto simile dal punto di vista grafico, avrebbe in ogni caso costretto a molti compromessi rispetto alla pulizia e alla fluidità delle texture viste sulle macchine da salotto della nuova generazione. Meglio allora puntare il tutto per tutto sul gameplay, avendo come riferimento un pubblico che gioca fuori casa e, in ogni caso, é meno attento agli aspetti tecnici di quanto non lo sia al livello di divertimento ottenuto durante le sessioni di gioco.
Lo scenario nel quale si svolgono le vicende narrate dalla campagna é sempre quello di un'ipotetica Terza Guerra Mondiale, combattuta nell'immediato futuro tra forze russe, americane ed europee. Il giocatore potrà scegliere di comandare un gruppo di combattimento misto di unità terrestri, aeree e navali di una delle tre fazioni, e cimentarsi nei 30 scenari che caratterizzando ciascuna campagna, in ogni caso molto simili tra loro a seconda della fazione scelta. Si combatte in Alaska e in Moldavia, in Francia e in Ucraina, e alcune delle mappe ci portano a scontrarci in prossimità di monumenti famosi, come l'Euratom di Bruxelles, Westminster o la torre Eiffel immortalata sulla copertina del gioco.
Se l'aspetto visivo pare semplicistico, anche il giocatore più smaliziato farà presto ad accorgersi che l'IA del gioco si difende con la baionetta tra i denti e l'impostazione a turni, ma con fase di movimento e attacco simultanea, costituiscono una sfida sufficiente a non far rimpiangere telecamere, texture fotorealistiche e lens flare all'ultimo grido.
Le unità, ben caratterizzate, possono guadagnare esperienza con il procedere della trama, aggiungendo un minimo di componente RPG al gioco che non guasta e lo sfruttamento attento del terreno e delle coperture (sì, potrete occupare gli edifici con la fanteria, e costruirne di nuovi per produrre o ospitare le vostre truppe!) aumenta in modo cospicuo il ventaglio di opzioni tattiche a disposizione.
Alla fine dei test si ha quasi l'impressione che contrariamente a quanto uno si aspetterebbe, la versione handheld di EndWar sia quella più “matura”, destinata a giocatori meno attenti all'aspetto esteriore e più desiderosi di contenuti concreti sul piano dell'approccio strategico. La possibilità di sfidare un amico in multiplayer locale, una volta completate le 30 missioni della campagna (difficile, data la somiglianza tra loro delle fazioni, che decidiate di rigiocarla) aggiunge alla longevità di un titolo già corposo quella ciliegina che finisce per giustificare appieno ogni centesimo che spenderete, o farete spendere, per accaparrarvelo.