Tom Clancy's Splinter Cell: Essentials

di Marco Modugno
Essenziale. Raramente un titolo fu scelto meglio di quello dell'ultimo nato della saga di Splinter Cell. Il gioco rappresenta il primo porting per PSP di un vero e proprio fenomeno di costume che ha interessato, oltre alle console "maggiori" (mitica la prima trasposizione per Xbox che provocò un'impennata nelle vendite della scatola di zio Bill), anche il Nintendo DS, l'N-Gage e perfino i telefoni cellulari Symbian.
E' evidente, perciò, come l'hype attorno all'imminente uscita del titolo fosse alle stelle. Purtroppo, però, questa volta l'agente Sam Fisher sembra aver perso buona parte dello smalto che aveva caratterizzato le sue prestazioni videoludiche fino ad oggi. E non è certo colpa dell'età che avanza, visto che al nostro le tempie brizzolate donano più che al suo sosia di carne George Clooney, né degli inevitabili acciacchi di chi non riesce proprio a stare fermo, tra un lancio con il paracadute e una rocambolesca scalata notturna.


I difetti del gioco, infatti, si ravvisano soprattutto nel comparto tecnico, al quale una maggiore cura avrebbe senza dubbio giovato, penalizzato, in primis, dall'insufficiente dotazione di tasti della console palmare della Sony. Se l'accoppiata di stick analogici di Xbox, poi clonata con discreto successo anche nelle versioni per PS2, ci è sempre sembrata al top dell'intuitività e dell'immediatezza d'uso, l'imprecisa e delicata "clochina" solitaria della PSP ha costretto gli sviluppatori ad un radicale quanto rocambolesco voltafaccia.
I controlli di gioco, infatti, vengono affidati, vista la penuria di comandi, a due criteri differenti, uno buono per quando il nostro Sam gironzola per i vari ambienti con l'arma al fianco e l'altro per quando il nostro mette mano al suo "ferro", pronto a scatenare l'inferno sui suoi malcapitati nemici.
Nel primo caso, lo stick viene adoperato per muovere Sam mente una pressione del tasto "cerchio" consente di guardarsi in giro. Non appena si decide d'impallinare un nemico, però, lo stick diventa lo strumento per prendere la mira e per spostarci ci tocca rivolgerci ai tasti cursore. Una simile dissociazione non può non provocare le sue ripercussioni sul gameplay, inasprendo non di poco la curva d'apprendimento e rendendo particolarmente ostico il gioco per i neofiti.

Al contrario, gli appassionati che si sono giocati tutti d'un fiato i precedenti capitoli non riusciranno a trattenere qualche sbadiglio, dal momento che, come spiegato nel box qui accanto, Essentials di fatto ci costringe a rigiocare una serie di missioni tratte da essi e rimescolate in una serie di flashback legati tra loro da un'esile trama.
Il sopore è favorito anche dal buio fitto nel quale rimarremo sprofondati per quasi tutta la durata del gioco, complice si l'ambientazione stealth, ma anche una sadica predilezione degli sviluppatori per livelli sotterranei o notturni che rendono il titolo ingiocabile in presenza della minima luce riflessa (provateci come ho fatto io in treno, con il finestrino accanto, e vi verrà l'urto di nervi a forza di sventolare in giro la PSP in cerca dell'orientamento ideale dello schermo!).
La divisione in situazioni brevi, di non più di 10 minuti ciascuna, e la benedetta possibilità di salvare in ogni istante, di contro, sembrano dedicate al pubblico "mordi e fuggi" tipico di una console portatile. Quelli che invece non scherzano sono i tempi di caricamento, almeno 30 secondi per rilanciare un salvataggio o far partire un nuovo livello.


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Il comparto tecnico, che vanta una colonna sonora piacevolmente appropriata nelle musiche e negli effetti audio, è inoltre minato da una grafica che non rappresenta certo lo stato dell'arte visto sulla PSP (le compenetrazioni tra oggetti sono la norma, più che l'eccezione) e da un'IA decisamente primitiva.
Non migliora il quadro complessivo un comparto multiplayer scarno, che prevede solo la possibilità di un deathmatch spia contro spia. Il che si risolverà, inevitabilmente, in una versione virtuale del gioco delle cuscinate (qui coltellate) al buio che si giocava nella nostra cameretta da bimbi, visto che i visori notturni durano appena una trentina di secondi prima di scaricarsi.
Per questo, nonostante il gioco si attesti su livelli abbastanza discreti da costituire comunque un titolo potabile per un appassionato d'action stealth, grazie alla presenza di tutti i gadgets tecnologici e delle mosse acrobatiche visti nei precedenti capitoli, siamo un po' delusi.

Dal marchio Ubisoft, che specialmente in associazione con il nome di Clancy ci ha regalato, nel passato anche prossimo, perle di eccellenza come Ghost Recon Advanced Warfighter, ci saremmo aspettati un porting di tutt'altro spessore per un testimonial che si è proposto fin dall'inizio come l'alternativa maschile a Lara Croft. Ci dispiacerebbe che, similmente a quanto è accaduto per l'eroina Eidos, la qualità dei prodotti associati al silenzioso Fisher vada assottigliandosi nel tempo, e rimaniamo in trepidante attesa di un nuovo porting, che implementi magari, sulla falsariga di GTA, una campagna completamente nuova dedicata alla PSP (più luminosa mi raccomando!).
Nel frattempo, ci sentiamo di consigliare questo Essentials incondizionatamente solo a quelli che dormono assieme al bambolotto di Sam Fisher. A tutti gli altri, appassionati di stealth compresi, suggeriamo una prova preventiva, tanto per non restare delusi.