Rise of the Tomb Raider

di Valerio De Vittorio
Crystal Dynamics ha ormai ampiamente dimostrato di saper maneggiare con abilità ed inventiva un nome certamente non facile come quello di Tomb Raider. La mitica saga con protagonista Lara Croft ha vissuto momenti molto difficili, ma negli ultimi anni é tornata alla ribalta grazie a Legend, Underworld ed all'eccellente remake Anniversary. Venne così il momento di ricominciare da capo e nel 2013, Tomb Raider segnò una sorta di soft reboot per la saga, raccontandoci le origini del mito ed avviando un nuovo corso per l'archeologa più amata di sempre. Dopo essere sopravvissuta ad un tragico naufragio che la segnerà per sempre, Lara Croft é ormai divenuta un'avventuriera capace ed é pronta a seguire le gesta di suo padre partendo alla ricerca della Sorgente Divina.


Sulle orme di papà Croft


Rise of the Tomb Raider ci racconta di un artefatto dal potere mitologico, la cui ricerca aveva dannato Croft padre, che si rovinò convinto della sua esistenza, come di quella di una società segreta chiamata Trinità. Ma come spesso accade nella narrativa, le leggende hanno qualcosa di vero, e il titolo Crystal Dynamics si apre con Lara Croft in Siberia, convinta di essere sulla strada giusta per rinvenire il mitico artefatto. Una serie di flashback offriranno il giusto background per una trama purtroppo prevedibile, ma il cui peggior difetto é essere scritta in modo scialbo e superficiale.
L'unico elemento di rilievo é infatti la caratterizzazione della protagonista, che proseguendo il lavoro iniziato col precedente capitolo, riesce a dare ulteriore profondità a quella che un tempo era poco più di un'icona sexy. Lara Croft é sempre bellissima ma il suo fascino non si basa più sulla misura di reggiseno, quanto sull'intelligenza e la personalità. Una donna credibile, che respira e buca veramente lo schermo senza dover mostrare parti del corpo. Purtroppo non é accompagnata da comprimari altrettanto ben caratterizzati, fattore che ancora più della trama prevedibile rovina inevitabilmente la godibilità della storia. E spreca anche l'ottimo lavoro grafico svolto nelle scene di intermezzo, che offrono modelli di fattura eccellente, dotati di animazioni facciali davvero notevoli. Sotto questo aspetto, Crystal Dynamics dovrebbe prendere più di un qualche appunto da Naughty Dog.


Lara torna in cattedra


Dove invece Rise of the Tomb Raider ha qualcosa da insegnare ad Uncharted é nel gameplay puro. Partendo dalle buone basi del precedente capitolo, questo seguito imbastisce un'esperienza ludica davvero ricca, sfaccettata e godibile. Il gioco offre una campagna principale sostanzialmente lineare, suddivisa in grossi livelli, veri e propri HUB che ospitano decine di compiti accessori ed aree liberamente esplorabili.
Il gameplay é ricco e sfaccettato ed il gioco offre tantissime cose da fare

L'utente può decidere di godersi la trama principale e tirare dritto, ma si perderebbe la parte più bella di Rise of the Tomb Raider. Girovagando per gli ambienti di gioco, infatti, si trovano artefatti nascosti e tombe da profanare. Il tutto non é fine a se stesso, ma fornisce punti esperienza aggiuntivi ed abilità inedite, che arricchiscono ulteriormente le capacità di Lara.
Presso i vari rifugi, sparsi per la mappa, potremo spendere i punti esp. acquisiti, ma anche potenziare le armi ed altri parti di equipaggiamento. Inoltre faranno da punti per il teletrasporto tra un HUB ed un altro. Ciò permette di esplorare a fondo tutto quanto il gioco ha da offrire, ma se preferite dedicarvi alla storia, potrete sempre tornarci una volta arrivati ai titoli di coda, visto che Rise of the Tomb Raider vi lascerà liberi di tornare in ogni luogo già visitato e finire realmente la vostra avventura.
Il gameplay parte dalle basi proposte nel predecessore, che rinnovava profondamente la formula originale. Siamo sempre davanti ad un'avventura, con una certa componente d'azione, ma se vedere pistole e fucili vi ha fatto temere la trasformazione in un Gears of War in gonnella, potete stare tranquilli. Come e più del reboot, questo seguito punta sulla componente stealth e "di sopravvivenza", mettendo il giocatore in costante difficoltà e sarà lo scenario ad offrire opportunità di improvvisazione, con risorse da sfruttare per costruire armi, esplosivi artigianali, fumogeni, frecce avvelenate e quant'altro.
Ne deriva una formula interessante e ben pensata, che affianca così alle classiche fasi esplorative e di arrampicata, concitati scontri all'ultimo sangue. La nostra Lara sarà tutt'altro che un Rambo al femminile, e morirà con pochissimi colpi, dovrete quindi imparare molto bene le strategie migliori, studiando l'ambiente ed il nemico. Inizialmente l'intelligenza artificiale ci era parsa poco elaborata e fondamentalmente stupida, ma con l'avanzare dei livelli, la situazione si complica non poco. Il tutto a livello di difficoltà medio, che comunque non é eccessivamente impegnativo. Consigliamo ai giocatori desiderosi di affrontare una bella sfida di azzardare subito con l'opzione Esplorazione Estrema.

Lara ha tanto da fare


Una buona porzione della vostra avventura la passerete ad esplorare ambienti vasti e densi di percorsi impervi. Crystal Dynamics é riuscita a rendere un po' meno guidate le fasi platform, permettendo al giocatore di muoversi più liberamente per gli scenari.
Gli sviluppatori hanno ascoltato i feedback degli utenti

Ancora una volta, pescando a piene mani da quanto fatto con Uncharted, non saranno quasi mai scalate tranquille, ma vi ritroverete a correre contro il tempo, con continue modifiche allo scenario, che cadrà a pezzi vittima di ogni tipo di evento. Il risultato é molto dinamico ed altamente cinematografico, sebbene l'effetto sorpresa sia ormai inevitabilmente scemato.
In generale l'avventura é solida, con una buona varietà che mantiene alta l'attenzione fino ai titoli di coda. Gli sviluppatori hanno anche ascoltato i feedback degli utenti, che richiedevano tombe da esplorare più impegnative ed affascinanti. Gli enigmi sono sempre intelligenti, a cavallo tra l'abbastanza semplici da essere risolti senza frustrazione ed impegnativi per farci sentire intelligenti quando li risolveremo.
Gli amanti delle sfide, possono usare i livelli di difficoltà più alti per eliminare aiuti di sorta e mettersi alla prova come si deve.
Sparita la modalità online, Rise of the Tomb Raider offre una sezione di gioco intitolata Sopravvivenza, dove potremo dilettarci con missioni accessorie, costruite all'interno delle ambientazioni della storia principale, con obiettivi da portare a termine. Potrete anche affrontare ogni singolo livello, attivando dei modificatori sottoforma di carte, da comprare con i soldi guadagnati giocando. Queste possono offrire nuovi costumi, equipaggiamenti, ma anche bonus e malus. Un'aggiunta divertente, che permette di spremere a fondo il ricco gameplay imbastito da Crystal Dynamics.

La Lara più bella


Da un punto di vista grafico, Rise of the Tomb Raider é un gioco tanto bello da guardare quanto problematico sotto l'aspetto tecnico. Da un lato, gli artisti di Crystal Dynamics hanno lavorato benissimo nel creare ambientazioni curate e dettagliate, splendide nella rappresentazione di scenari affascinanti come la Siberia o il deserto siriano, così come tombe misteriose e monumenti antichissimi abbandonati. I modelli dei protagonisti sono figli della generazione corrente, densi di particolari ed incredibilmente vivi, e Lara non é mai stata così bella e tangibile. La tecnologia adottata per il rendering é eccellente, e ha permesso di riprodurre volti con animazioni facciali convincenti, e capelli eccezionalmente realistici. Il sistema di illuminazione é ottimo, così come la resa delle condizioni ambientali, e solo qualche texture ogni tanto abbassa leggermente il livello di qualità generale. Purtroppo il tutto deve essere risultato troppo impegnativo da gestire per Xbox One che arranca nel raggiungere un frame rate stabile. Anche la risoluzione video sembra inferiore ai 1080p promessi e non mancano piccole sbavature con ombre a tratti imprecise e piccoli glitch, fortunatamente saltuari.


La sensazione é che nonostante si tratti di un esclusiva, o il team non ha avuto abbastanza tempo per ripulire il codice, o avrebbe dovuto rinunciare a qualche barocchismo estetico per garantire 30 frame granitici. Sia chiaro, l'esperienza di gioco non ne risente più di tanto, ma da un prodotto di questa caratura e lo ripetiamo, esclusiva sebbene temporale, esigiamo ben altri livelli di controllo qualità. Speriamo in una patch tempestiva, o altrimenti sapendo già che il titolo arriverà su PC e entro l'anno prossimo anche su Playstation 4, non riesce a meritarsi il nome di killer application.